Sulla personalità del cardinale Špidlík, Sergio Centofanti ha intervistato il padre
gesuita Marko Ivan Rupnik, direttore del Centro Aletti, dove il porporato ha vissuto
e lavorato per molti anni:
R. – Il cardinale
Špidlík è stato il mio padre spirituale e il mio maestro di teologia. Io ho seguito
per 30 anni le orme ed i consigli di padre Spidlik, e per quasi vent’anni abbiamo
vissuto insieme, nella stessa casa. Per me è uno di quei maestri sapienti che solo
la Divina Provvidenza può mandare sulla tua strada, come un dono immenso! D.
– Quale è stato il centro del suo pensiero teologico-spirituale? R.
– Il centro del suo pensiero è certamente la Trinità e da questo conseguono i principi
della conoscenza che è l’amore, la verità che si comunica attraverso le relazioni,
la comunione. A lui premeva moltissimo ribadire, come aveva spiegato nel suo ultimo
libro, che è appena uscito, che la vera conoscenza teologica spirituale è quella che
non solo ti fa ragionare sui concetti e sulle idee, ma che ti unisce a Dio e che con
la conoscenza viene comunicato anche lo stile di vita. Io penso che per padre Špidlík
la vita fosse veramente la prima realtà, la priorità. Lui diceva sempre: prima la
vita – la vita della comunione, della relazione, delle persone – e da questa poi si
innalza la riflessione. D. – Lui ha vissuto i lavori forzati,
sia sotto i comunisti che sotto i nazisti. Eppure, il suo pensiero teologico è stato
improntato fortemente alla libertà e all’amore… R. – Esattamente.
Due cose direi al riguardo. La prima è che in tutti questi anni non ho mai notato
in padre Špidlík il minimo rancore di qualsiasi genere, nemmeno verso le persone che
gli avevano fatto del male. In questo senso, è stato semplicemente un esempio straordinario.
Secondo, siccome il suo pensiero era improntato sulla Trinità e quindi sull’amore,
lui da giovane inseguiva una intuizione, che l’amore realizzato è la bellezza e per
questo non può portare la salvezza, il bene, il progresso dell’umanità, una cosa che
non si esprima come bellezza, perché questo significa che ha dentro di sé qualche
altra cosa che non è l’amore. In questo senso, anche il suo continuo osservare il
mondo, la storia e il suo continuo commentare la storia, mi sembra un’intuizione sapienziale
formidabile del discernimento proprio sul principio della bellezza. La realtà che
non si presenta come amore realizzato o come la carne del vero e del bene che è la
bellezza, per padre Špidlík non era convincente. D. – Si è spento
nell’Anno Sacerdotale: è stato un esempio per molti sacerdoti … R.
– Padre Špidlík aveva un flusso di persone che venivano a confessarsi da lui praticamente
da tutto il mondo, e questo continuamente, fino alle ultime settimane. Tra questi,
una grande parte erano sacerdoti e vescovi. Io penso che tante volte gli abbiamo sentito
dire: “Bisogna fare qualcosa per i sacerdoti” oppure “Dobbiamo scrivere qualcosa che
possa aiutarli ad approfondire il pensiero, a preparare le omelie“. Lui aveva sempre
questo amore: come aiutare i sacerdoti affinché possano essere più preparati, più
profondi … D. – Padre Rupnik, un suo ricordo personale del cardinale
Špidlík … R. – In 30 anni, i ricordi sono migliaia e migliaia.
Così, nell’immediato, mi viene in mente che con padre Špidlík abbiamo percorso in
macchina più di un milione di chilometri sulle strade d’Europa. Lui cantava sempre:
cantava in tutte le lingue. Siccome parlava 15, 16 lingue, allora cantava anche in
tutte le lingue europee. Poi, improvvisamente si faceva serio e aprivamo un dialogo
teologico spirituale profondo e nel corso di questo dialogo, molto spesso egli cercava
di dare un’interpretazione spirituale di ciò che stava succedendo. Succedeva anche
la mattina a colazione! Nella nostra comunità abbiamo sempre scherzato sul fatto che
c’erano due partiti: quello del miele e quello della marmellata. Padre Špidlík faceva
parte di quello della marmellata. E allora, mentre al mattino mangiava la marmellata,
diceva sempre: “Ho sentito questa notizia. Cosa ci vuole dire Dio?”. E sempre, ogni
mattina, ci dischiudeva il significato di ciò che stava accadendo nella Chiesa o nel
mondo.