Migliaia di fedeli per la traslazione del corpo di Padre Pio
Migliaia di fedeli hanno assistito ieri, a San Giovanni Rotondo, alla cerimonia della
traslazione delle spoglie di Padre Pio. L’urna con le reliquie, sostenuta da 12 frati,
ha lasciato il Santuario di Santa Maria delle Grazie ed è stata portata in processione
sino alla chiesa dedicata al Santo di Pietrelcina. La cerimonia si è tenuta nel giorno
del V anniversario dell’elezione di Benedetto XVI ed è coincisa anche con l’inizio
del 126.mo Capitolo provinciale dei frati cappuccini. Dalla nuova dimora terrena del
suo corpo – ha detto l’arcivescovo di Manfredonia-Vieste-San Giovanni Rotondo, mons.
Michele Castoro – San Pio ci ricorderà “la bellezza della vita divina verso la quale
tutti dobbiamo camminare con fede, con speranza e, soprattutto, con carità”. La nuova
cripta è decorata da mosaici, realizzati dal gesuita Marko Ivan Rupnik e incentrati
sulle vite di San Francesco d’Assisi e di San Pio. Sul significato della traslazione
delle spoglie del Santo di Pietrelcina, Debora Donnini ha intervistato frate
Antonio Belpiede, vicario e portavoce della Provincia dei frati cappuccini
di Padre Pio:
R. – La traslazione
è un rito che si incastona nella bellezza e nella profondità della liturgia cristiana.
Tutti i simboli, dall’ambone all’altare, i luoghi della liturgia, hanno un senso profondo.
Padre Pio viene elevato e posto dietro l’altare della chiesa inferiore, nel pilastro
che sostiene tutta la basilica a lui dedicata, con un forte simbolismo: lui, inserito
in Cristo, che è la roccia su cui poggia tutta la Chiesa. D.
– Perché portarlo dal vecchio santuario al nuovo? R. – Il motivo
è legato alla tradizione cristiana. E’ successo così per San Francesco, per Sant’Antonio,
per Santa Chiara, per San Giovanni Bosco, per centinaia di Santi. Padre Pio, dalla
morte e fino ad oggi, era sepolto nella chiesa dedicata alla Madonna, come San Francesco
era sepolto nella chiesa di San Giorgio ad Assisi. Se il santo viene proclamato tale
dalla Chiesa, riceve una nuova chiesa a lui dedicata e viene poi trasferito nella
nuova chiesa. D. – Ci sono anche ragioni pratiche? R.
– Certo, oltre alla ragione teologica, ci sono anche ragioni di buon senso pastorale,
perché la nuova chiesa inferiore non ha barriere architettoniche, quindi possono accedervi
i fedeli più deboli, i disabili, quelli che hanno problemi di salute. E’ molto più
ampia, con sistemi di sicurezza. Tra l’altro, per tutti, anche per i fedeli sani e
forti, ci sarà la possibilità di sostare molto più a lungo, che non i pochi istanti
che a volte si riusciva a stare nella vecchia cripta, a ragione dell’esiguità, della
scarsa ampiezza dello spazio, a fronte delle file chilometriche di fedeli che chiedevano
di entrare. D. – Qual è oggi il messaggio che Padre Pio ancora
ci ricorda? R. – Credo che la glorificazione di Padre Pio nel
cuore dei fedeli debba passare dalla devozione all’imitazione. Siamo nell’Anno sacerdotale,
Benedetto XVI ha additato Padre Pio, come il Curato d’Ars, come “un esempio per i
sacerdoti”, ma anche per tutti i cristiani. Padre Pio ci insegna ad amare Dio, ad
amare il prossimo, specie i sofferenti. Imitiamolo.