La preoccupazione del vescovo di Reykjavik per l’eruzione del vulcano
“Se l’eruzione vulcanica continua, gli effetti sull’Islanda saranno disastrosi”: così
mons. Pierre Bürcher, vescovo di Reykjavik, commenta la drammatica situazione che
sta vivendo il Paese a causa dell’attività del vulcano Eyjafjallajokull. Situato nel
sud dell’Islanda, il vulcano si è risvegliato la settimana scorsa, eruttando una vasta
nube di cenere che sta provocando numerosi disagi nei cieli di tutta Europa, soprattutto
a causa della chiusura degli aeroporti. “Le importazioni sono bloccate – sottolinea
mons. Bürcher – e questo crea difficoltà a settori vitali come gli ospedali. E cosa
ne sarà della flora e della fauna che verrà colpita dalle particelle tossiche sprigionate
dalla nube di cenere?”. Attualmente, a Reykjavik la situazione è ancora vivibile,
poiché – sottolinea il presule – “il vento soffia in direzione contraria rispetto
alla nube”, ma gli islandesi sono preoccupati “per il futuro: un altro vulcano, il
Katla, vicino a Eyjafjallajokull, ma più grande e più pericoloso, si è spesso risvegliato
in passato. Cosa accadrà?”. Mons. Bürcher guarda, poi, alla crisi provocata dall’eruzione
vulcanica nel settore turistico, “una delle risorse vitali dell’Islanda. Ma i turisti
verranno sull’isola quest’estate?” Quindi, il vescovo di Reykjavik sottolinea: “Ho
molto apprezzato il commento che una giovane europea ha fatto in televisione, ovvero
che questa nube islandese ci fa comprendere meglio cosa significhi oggi la globalizzazione.
Nessun avvenimento, pur se piccolo e lontano, può lasciare indifferente il resto del
mondo”. Quindi, mons. Bürcher conclude con una nota di speranza: “Malgrado tutto,
il Signore veglia su di noi. Domenica prossima, impartirò il sacramento della Cresima
a 26 giovani, nella cattedrale di Reykjavik. Ciò non rappresenta forse una luminosa
sorgente di speranza?”. Infine, qualche dato: situata nel Mare del Nord, a metà strada
tra la Groenlandia e la Scozia, l’Islanda conta circa 10mila cattolici. (I.P.)