Elezioni a Cipro Nord: vittoria del nazionalista Eroglu
Le elezioni presidenziali, svoltesi ieri a Cipro Nord, hanno visto la vittoria con
il 50,3% dei consensi del leader del partito di destra, “Unità nazionale”, Dervish
Eroglu, già più volte premier. Sconfitta, dunque, di misura per il capo di Stato uscente.
Mehmet Ali Talat. Un risultato elettorale che potrebbe influire negativamente sui
negoziati per la riunificazione dell’isola, in corso da 18 mesi. Su questi aspetti
Giancarlo La Vella ha intervistato Paolo Quercia, esperto di politica
internazionale:
R. – Sicuramente
queste elezioni rendono più difficili i negoziati che, nella cornice delle Nazioni
Unite, le due parti - la greco-cipriota e la turco-cipriota - stanno compiendo. Anche
se, naturalmente, Dervish Eroglu si è affrettato a sostenere che, pur mantenendo una
posizione di stretto collegamento con la Turchia, vuole continuare a lavorare sul
tavolo della riunificazione. E’ chiaro, però, il messaggio politico che l’elettorato
di Cipro del Nord ha dato: di una delusione per una mancata riunificazione in questi
anni di trattative, e di un rafforzamento invece dell’elemento nazionalista che guarda
più ad Ankara. D. – Andranno rivisti necessariamente anche i
rapporti con la comunità internazionale, in primis l’Unione Europea? R.
– Sicuramente, perché in qualche modo l’Unione Europea continua ad avere un’aspettativa
per la riunificazione dell’isola, anche perché la parte greca è già Unione Europea
e la parte nord, ovviamente, è intrappolata, di fatto, è uno Stato non riconosciuto.
Questa divisione dell’isola, però, si va ad incrociare con la candidatura turca all’Unione
Europea, che è invece anche il vero, forse, obiettivo di questi negoziati. Quindi,
l’Unione Europea a Bruxelles ha un estremo interesse a chiudere la partita cipriota,
per proseguire con la partita più ampia dell’ingresso di Ankara nell’Unione Europea. D.
– Per Cipro, vede più probabile un futuro da Stato federale o un futuro, invece, da
Stato unico? R. – Il problema delle due comunità non è soltanto
sulla formula costituzionale con cui unirsi, quanto piuttosto sul prezzo politico
che le due comunità devono pagare. Quindi, sicuramente entrambe le formule sono percorribili.
C’è il rischio che a volte, però, la componente antiunificatrice prevalga nella parte
turca e successivamente possa magari prevalere nella parte greca - come è accaduto
in passato - quando i colloqui per la riunificazione furono bocciati e da una parte
e dall’altra. Quindi, la difficoltà è di avere nello stesso tempo, contemporaneamente,
il momento giusto per la riunificazione. La formula tecnica, amministrativa, costituzionale
con cui può avvenire, rappresenta invece una costruzione che le Nazioni Unite e l’Unione
Europea hanno già pronta e che possono in qualsiasi momento riuscire a riempire di
questa volontà politica.