2010-04-19 16:14:47

Elezioni a Cipro Nord: vittoria del nazionalista Eroglu


Le elezioni presidenziali, svoltesi ieri a Cipro Nord, hanno visto la vittoria con il 50,3% dei consensi del leader del partito di destra, “Unità nazionale”, Dervish Eroglu, già più volte premier. Sconfitta, dunque, di misura per il capo di Stato uscente. Mehmet Ali Talat. Un risultato elettorale che potrebbe influire negativamente sui negoziati per la riunificazione dell’isola, in corso da 18 mesi. Su questi aspetti Giancarlo La Vella ha intervistato Paolo Quercia, esperto di politica internazionale:RealAudioMP3

R. – Sicuramente queste elezioni rendono più difficili i negoziati che, nella cornice delle Nazioni Unite, le due parti - la greco-cipriota e la turco-cipriota - stanno compiendo. Anche se, naturalmente, Dervish Eroglu si è affrettato a sostenere che, pur mantenendo una posizione di stretto collegamento con la Turchia, vuole continuare a lavorare sul tavolo della riunificazione. E’ chiaro, però, il messaggio politico che l’elettorato di Cipro del Nord ha dato: di una delusione per una mancata riunificazione in questi anni di trattative, e di un rafforzamento invece dell’elemento nazionalista che guarda più ad Ankara.
 
D. – Andranno rivisti necessariamente anche i rapporti con la comunità internazionale, in primis l’Unione Europea?
 
R. – Sicuramente, perché in qualche modo l’Unione Europea continua ad avere un’aspettativa per la riunificazione dell’isola, anche perché la parte greca è già Unione Europea e la parte nord, ovviamente, è intrappolata, di fatto, è uno Stato non riconosciuto. Questa divisione dell’isola, però, si va ad incrociare con la candidatura turca all’Unione Europea, che è invece anche il vero, forse, obiettivo di questi negoziati. Quindi, l’Unione Europea a Bruxelles ha un estremo interesse a chiudere la partita cipriota, per proseguire con la partita più ampia dell’ingresso di Ankara nell’Unione Europea.
 
D. – Per Cipro, vede più probabile un futuro da Stato federale o un futuro, invece, da Stato unico?
 
R. – Il problema delle due comunità non è soltanto sulla formula costituzionale con cui unirsi, quanto piuttosto sul prezzo politico che le due comunità devono pagare. Quindi, sicuramente entrambe le formule sono percorribili. C’è il rischio che a volte, però, la componente antiunificatrice prevalga nella parte turca e successivamente possa magari prevalere nella parte greca - come è accaduto in passato - quando i colloqui per la riunificazione furono bocciati e da una parte e dall’altra. Quindi, la difficoltà è di avere nello stesso tempo, contemporaneamente, il momento giusto per la riunificazione. La formula tecnica, amministrativa, costituzionale con cui può avvenire, rappresenta invece una costruzione che le Nazioni Unite e l’Unione Europea hanno già pronta e che possono in qualsiasi momento riuscire a riempire di questa volontà politica.







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