Oggi il Papa a Malta: la gioia del presidente George Abela e dell'arcivescovo Paul
Cremona
Questo pomeriggio il Papa inizia la sua visita apostolica a Malta. Si tratta del suo
14.mo viaggio internazionale, l’ottavo nel Continente europeo. La breve visita, che
si concluderà domani, avviene nel 1950.mo anniversario del naufragio di San Paolo
sull’isola del Mediterraneo. Il servizio del nostro inviato a Malta, Alessandro
De Carolis: La bambina ferma
sul marciapiede assieme alla mamma svolge lentamente la grande pagina centrale a colori
di quella che sembra una rivista per i più piccoli e l’immagine che appare è quella
di un sorridente Benedetto XVI. La scena, un semplice scorcio di quotidianità colta
a poche ore dall’arrivo del Papa, anima una polverosa viuzza di Rabat, sobborgo dove
vecchie pietre a ridosso del mare custodiscono la piccola grotta nella quale 1950
anni fa San Paolo, sbattuto dalla tempesta contro le sue coste, fece scoccare a Malta
la prima scintilla della fede. Tutto ciò che riguarda il prossimo arrivo eccellente
è accompagnato da grande sobrietà. Foto, stemmi vaticani campeggiano in modo discreto,
quasi a dire al mondo che il calore, l’affetto – quello sì intenso – che si nutre
per il Papa non ha bisogno di essere acceso dal clamore. Del resto, per la gente dell’Isola,
la cui solidità cristiana è testimoniata dalle 365 chiese sparse dovunque – “una per
ogni giorno dell’anno”, dicono con orgoglio – San Paolo è più che l’Apostolo delle
Genti universalmente noto. Qui è venerato come un “padre” dai 413 mila cattolici,
il 95% dei 443 mila abitanti. Da Rabat in mezz’ora si arriva
a La Valletta e a Floriana, sorta di città-quartieri fortificate che si snodano l’una
di seguito all’altra, divise da invisibili confini amministrativi ma unite da un unico
cordone urbano: qui, si lavora per ultimare l’accoglienza e la sicurezza dei luoghi
che vedranno la presenza di Benedetto XVI. Si ritocca il grande altare davanti alla
Chiesa di San Publio che affaccia sulla piazza dei Granai, dove una volta i romani
ammassavano le granaglie e gli angloamericani le vettovaglie di guerra, e da dove
il Papa domani parlerà al cuore dei maltesi durante la Messa. E fermento si registra
sulle banchine della frazione portuale di Kalkara, da dove domani pomeriggio il Pontefice
rivivrà in simbolo l’arrivo di San Paolo a Malta, percorrendo in catamarano 3 miglia
marine fino al Porto Grande di La Valletta, luogo del raduno dei giovani. A raccontare
gli eventi saranno quasi 200 giornalisti stranieri (più di 300 contando i locali)
e una sessantina di televisioni, gran parte dei quali già al lavoro nell’accogliente
centro stampa allestito all’Hotel Excelsior. Per le strade saranno in servizio 1800
poliziotti. Intanto, la Chiesa maltese – annunciano i giornali – prepara al Papa una
sorpresa: 5 mila bambini pronti a intonare oggi pomeriggio, subito dopo la visita
al presidente, il “Tanti auguri a te” al Papa, che ieri ha festeggiato il suo compleanno.
Un segno di festa e soprattutto di innocenza in un periodo in cui – e Malta non è
immune – la tempesta degli abusi commessi dal clero si è abbattuta sulla Chiesa. Ma
qui sanno bene, e la loro storia lo insegna, che da venti contrari, tempeste e naufragi
Dio sa impiantare il seme del Vangelo.
Ascoltiamo il presidente di
Malta George Abela, al microfono di Alessandro De Carolis:
R. - Siamo
molto lieti, siamo entusiasti di ricevere il Santo Padre qui, a Malta, in questo tempo
particolare per il Santo Padre e anche per la nostra Isola. E' veramente una impronta
sui nostri valori, basati sulla fede cattolica. E' una grande occasione, una grande
gioia. D. - Quindi, le radici cristiane che qui sono antichissime
sono anche un valore da esportare? R. - Sì, sì: certamente.
Però dobbiamo essere un esempio per tutta l'Europa!
“E’ inevitabile che
andiamo a finire su qualche isola”. Con queste parole tratte dagli Atti degli Apostoli
i vescovi di Malta hanno deciso di sintetizzare lo spirito della visita apostolica
che Benedetto XVI compirà sull’Isola del Mediterraneo. Le parole, attribuite a San
Paolo, descrivono gli attimi prima del naufragio che nel 60 dopo Cristo porta l’Apostolo
delle Genti a fondare sulle coste maltesi la prima comunità cristiana locale. Una
comunità che sta preparandosi da diversi mesi all’incontro con il Papa. Lo conferma
l’arcivescovo di Malta, Paul Cremona, nell’intervista di Alessandro De Carolis: R. – Tra la
popolazione, il clima è di attesa per la visita del Pontefice a Malta; in particolare,
la Chiesa ha chiesto ai fedeli, nella Lettera pastorale pubblicata dai vescovi, di
essere pronti ad accoglierlo come hanno fatto i maltesi quasi duemila anni fa con
San Paolo: l’hanno accolto con tanto amore e con grande ospitalità, nella fede. E
noi stiamo preparando le anime dei maltesi, in particolare di quelli che sono parte
attiva nella Chiesa locale, affinché siano spiritualmente ricettive ai suoi messaggi,
per poi ritrasmetterli quando il Santo Padre ci avrà lasciati, nella vita della Chiesa,
nella società in cui viviamo. Aspettiamo questi messaggi nell’amore e nella fedeltà. D.
– “Oggi la Chiesa si trova in acque agitate”; qualcuno “vuole soffocare la voce profetica
del Papa”, avete scritto. In particolare, il vostro messaggio come pastori ha trovato
parole molto chiare di dolore, di pentimento, nell’affrontare le vicende degli abusi
sui minori … R. – Sì: questa è una delle prime cose che abbiamo
detto. Insieme al Pontefice, in sintonia con la sua Lettera ai fedeli irlandesi, abbiamo
mostrato la nostra angoscia in particolare nei riguardi delle vittime degli abusi
da parte di sacerdoti in tutto il mondo, ma anche qui a Malta. Da 11 anni abbiamo
un “response team”, al quale si può rivolgere chiunque abbia una segnalazione di un
simile abuso e che si farà carico di aprire un’indagine in merito. Abbiamo anche scritto
che noi vogliamo fare del nostro meglio per eliminare questi abusi dalla Chiesa e
quindi abbiamo rivolto un appello a tutti i maltesi: chiunque sia a conoscenza di
un abuso, venga da noi per aiutarci ad estirpare – come ha detto il Papa – questo
peccato, questo delitto. D. – Come capo della Chiesa di Malta,
quali echi ha raccolto finora tra i giovani della sua diocesi, e quelli maltesi in
generale, che incontreranno Benedetto XVI? R. – Da alcune settimane
è stata istituita, qui a Malta, la Commissione diocesana per i giovani; a Gozo ce
n’è un’altra. La preparazione dei giovani si fa anche andando di parrocchia in parrocchia,
quasi come si fa anche per il World Youth Day, con una croce, con un’icona della Madonna,
e con programmi formativi sulla figura del Papa e in particolare sui suoi insegnamenti.
Si sono già prenotati 500 tra artisti e gruppi che daranno un concerto per i giovani
in attesa dell’arrivo del Pontefice, domenica pomeriggio alle 17. D.
– Il prossimo viaggio del Papa è anche una sorta di conclusione ideale dell’Anno Paolino,
con la sosta nella Grotta di Rabat, che 1950 anni fa divenne, con il naufragio di
San Paolo, il nucleo della prima Chiesa di Malta. Come vi siete preparati a questo
momento di grande intensità spirituale? R. – Due anni fa si
è celebrato l’Anno Paolino, in cui già la Chiesa ha preparato il popolo con degli
scritti e con dei corsi su San Paolo e sui suoi insegnamenti, con pellegrinaggi, anche,
e con mostre culturali. Anche questa volta sono state allestite mostre culturali proprio
per preparare la popolazione, attraverso questo viaggio di Papa Benedetto, ad un nuovo
incontro con l’apostolo Paolo e recepire il suo modo di evangelizzare, che è forte:
è proprio di San Paolo! Difesa della fede e servizio ai poveri
e ai sofferenti. Da 960 anni circa, da quando ne venne istituito il primo nucleo in
Palestina, è questo il motto dell'Ordine di San Giovanni di Gerusalemme. Un antico
Ordine cavalleresco e insieme religioso-laicale, conosciuto più comunemente come Ordine
dei Cavalieri di Malta, che oggi gestisce attività mediche, sociali e assistenziali
in 120 nazioni del mondo. L’isola di Malta, dove Benedetto XVI giungerà sabato prossimo
per la sua visita apostolica di due giorni, è stata per quasi tre secoli la sede ufficiale
del Sovrano Ordine Militare, che vi ha lasciato indelebili tracce architettoniche
e artistiche, oltre che delle sue profonde radici cristiane. Alessandro De Carolis
ne ha parlato con Eugenio Ayroldi di Robbiate, direttore dell’Ufficio comunicazioni
dei Cavalieri di Malta: R.
– Noi abbiamo un legame strettissimo con l’Isola, che ci ha visto protagonisti dal
1536 al 1798. I nostri legami con Malta sono quindi molto stretti. Dal mio punto di
vista, noi dobbiamo molto a Malta così come Malta deve molto all’Ordine dei Cavalieri
e mi riferisco in particolar modo alle straordinarie opere artistiche che sono oggi
patrimonio di Malta e che sono state realizzate nel periodo di presenza dei Cavalieri
a Malta, come i grandi bastioni di La Valletta che porta il nome di uno dei Gran Maestri
dell’Ordine; ma penso anche alla co-cattedrale di San Giovanni, che era la cattedrale
dell’Ordine di Malta, un’opera straordinaria con le tombe dei Cavalieri nel pavimento.
Sicuramente c’è stato uno scambio intellettuale e culturale straordinario da entrambe
le parti. D. – Possiamo dire che, del prossimo viaggio del
Papa, il protagonista naturale sarà certamente il mare: il mare che circonda l’isola;
il mare che quasi duemila anni fa vide il naufragio di San Paolo; il mare sul quale
incrociano da molti anni a questa parte, spesso in modo molto drammatico, le rotte
degli immigrati. L’Ordine di Malta ha un’antica e solida esperienza nel campo dell’assistenza,
ma in che modo in particolare affrontate il fenomeno dell’immigrazione? R.
– Noi abbiamo sottoscritto con la Guardia Costiera Italiana nel 2007 un Protocollo
di intesa che permette ai nostri medici e ai nostri volontari di imbarcarsi sulle
navi della Guardia Costiera che sono di stanza a Lampedusa e che pattugliano il Mare
di Sicilia. Questo ci permette di essere in prima linea nell’aiutare e nel soccorrere
quelle migliaia di disperati che ogni anno tentano di giungere in Europa attraverso
il Canale di Sicilia. Questo è un servizio veramente molto importante ed è fatto con
spirito puramente umanitario. E’ estremamente importante poter intervenire e dare
assistenza direttamente in mare, perché spesso e volentieri le distanze in mare e
soprattutto in avverse condizioni di tempo possono richiedere alle imbarcazioni numerose
ore prima di poter arrivare in porto. D. – Tra qualche giorno,
attraversando La Valletta e le altre città dell’isola, Benedetto XVI potrà ammirare
le tracce lasciate dall’Ordine dei Cavalieri di Malta sull’isola nel corso dei secoli.
Allora con quale auspicio l’Ordine dei Cavalieri di Malta segue la prossima visita
del Papa? R. – Noi siamo felicissimi, ovviamente, che il Papa
si rechi a Malta e lo seguiremo come lo seguiamo in tutti i suoi viaggi apostolici.
Ci sarà sicuramente una presenza dei nostri rappresentanti sull’isola, che parteciperà
alle celebrazioni. Siamo molto, molto contenti che abbia la possibilità di visitare
un’isola straordinaria, che ha un patrimonio architettonico ed artistico davvero unico.