Nel segno di San Paolo: Malta attende con gioia l’arrivo di Benedetto XVI. L’arcivescovo
Grech: dalla visita del Papa, una rigenerazione spirituale
Ancora poche ore e Malta potrà abbracciare il Papa, che si fa pellegrino per celebrare
il 1950.mo anniversario del naufragio di San Paolo sull’isola mediterranea. Il 14.mo
viaggio apostolico di Benedetto XVI prenderà il via poco dopo le 15 con la partenza
da Fiumicino. L’arrivo del volo papale all’aeroporto internazionale maltese di Luqa
è previsto per le ore 17. Qui il primo atto della visita con la cerimonia di benvenuto
e i discorsi del Pontefice e del presidente George Abela. Sul clima che si respira
a Malta, in queste ore di attesa, ci riferisce il nostro inviato a La Valletta, Alessandro
De Carolis:
“Pope arrives
today”. Il titolo in apertura del Times di Malta esprime l’evento imminente senza
giri di parole, anche se la concisione britannica rende in tono minore l’attesa che
cresce di ora in ora a La Valletta, Floriana e Rabat, tra le prime località ad essere
attraversate oggi pomeriggio e stasera dalla papamobile, che sarà il mezzo di trasporto
utilizzato da Benedetto XVI in ognuno degli spostamenti di questo suo 14.mo viaggio
apostolico. Per tutti qui il Papa viene a rivivere la drammatica epopea e lo straordinario
epilogo che 1950 anni fa videro protagonista San Paolo: un pericoloso naufragio sulle
coste maltesi e da quell’evento imprevisto la nascita di una Chiesa ancor oggi tra
le più solide in Europa. E l’evento centrale di oggi pomeriggio
– dopo l’arrivo a Malta verso le 17, e il saluto al presidente maltese Abela – sarà
per il Papa proprio la visita alla Grotta di San Paolo: un piccolo anfratto roccioso,
oggi sormontato da una chiesa, che la tradizione ricorda e conserva come il luogo
dove l’Apostolo visse a Malta prima di ripartire per Roma. Si consolida intanto a
Malta la presenza dei giornalisti stranieri – circa 200 quelli accreditati – anche
se la nube di cenere del vulcano islandese, che ha provocato la cancellazione di migliaia
di voli internazionali, ha costretto molti cronisti della visita papale a ritardare
l’arrivo o a cercare alternative. Sui moli de La Valletta, sotto
un sole oggi piuttosto pallido, i cameraman provano le inquadrature del porto, che
con le sue banchine dominate dagli antichi bastioni cinquecenteschi domani pomeriggio
farà da quinta a uno degli incontri più attesi: quello del Papa con i giovani, alcuni
dei quali racconteranno le loro storie a Benedetto XVI. Prima
di questo appuntamento, il Pontefice avrà presieduto nella mattina la Messa e la recita
del Regina Coeli nella grande Piazza dei Granai a Floriana, con 800 sacerdoti e almeno
35 mila persone. Quindi, più tardi, il suggestivo arrivo in catamarano al Waterfront
di Floriana: tre brevi, simboliche, miglia marine su quelle stesse acque solcate da
Paolo all’alba dell’era cristiana. La preghiera del Papa a Rabat,
nella Grotta che custodisce la memoria dello sbarco di San Paolo a Malta, permetterà
dunque al 14.mo viaggio apostolico di Benedetto XVI di toccare subito la sua principale
corda spirituale. L’arcivescovo di Gozo, Mario Grech, uno dei presuli
che, fra poche ore, accoglierà il Pontefice al suo arrivo a Malta, spiega al microfono
di Alessandro De Carolis l’importanza attribuita alle radici paoline nella
Chiesa locale:
R. – A noi
San Paolo dice tutto: è da lui che noi abbiamo ricevuto la fede ed è lui che ci ha
generato in Cristo. Noi speriamo che con questa visita, Benedetto XVI ci aiuti per
una nuova rigenerazione spirituale. La Chiesa a Malta ha una storia particolare ed
anche la religiosità è abbastanza forte. Io non posso nascondere che tante famiglie
sono molto religiose, ma devo anche ammettere che l’aria che tira, che arriva dal
continente, continua a lasciare le sue tracce. Anche la nostra fede ha, quindi, bisogno
di questa spinta, di questa rigenerazione. D. – Questa impronta
paolina, avvertita così intensamente nella chiesa maltese, si traduce, eccellenza,
anche in una forte spinta missionaria nelle vostre comunità… R.
– Per quanto riguarda la mia diocesi, posso vantarmi di contare più di 50 sacerdoti
diocesani all’estero. E questo non contando poi le religiose. Noi crediamo ed auspichiamo
che con la visita del Santo Padre, questa dimensione paolina, questa dimensione missionaria
della Chiesa venga rafforzata, perché la nostra nazione - nonostante sia piccola -
così come ha fatto nel passato, passa dare anche nel presente e nel futuro questo
contributo per l’evangelizzazione e non dico del continente africano o sudamericano,
ma anche dell’Europa stessa. Nei pressi della Grotta di San Paolo, si è sviluppato
nel corso dei secoli il Museo di Wignacourt, che espone numerose opere d’arte dedicate
al culto dell’Apostolo. Alessandro De Carolis ha intervistato il direttore
del museo, mons. John Azzopardi, autore di numerose pubblicazioni sulla storia
della Grotta:
R. – Per
35 anni sono stato curatore del Museo della Cattedrale, dedicata a San Paolo – questa
dedicazione è la prima e risale al Tardo Medioevo – e della Grotta. Quindi, sono sempre
vissuto in questo ambiente paolino, che ho cercato di studiare storicamente e iconograficamente,
e sono stato felicissimo di potermi dedicare alla ricerca e di poter pubblicare molti
libri sulla cultura paolina a Malta. Noi chiamiamo San Paolo non solo “l’Apostolo
delle Genti”, ma il maltese, quando si menziona San Paolo, dice: “Nostro padre, San
Paolo”. Nella Grotta di San Paolo, dove il Papa scenderà, troverà le parole – in una
bellissima iscrizione marmorea in latino – Meletensium Patrem Gentiumque Apostolum:
quello che per tutto il mondo è l’Apostolo delle Genti, per noi è nostro padre. D.
– Che cosa vuol dire per la Chiesa di Malta essere una Chiesa “paolina”? R.
– Certamente, siamo una Chiesa domestica; sotto i Romani, viene trattato bene dal
centurione e quindi voleva essere prudente, ma ce n’è abbastanza per dire che Paolo
ha fondato una Chiesa domestica. San Paolo era un evangelizzatore, e ci ha contagiato
con questa febbre di evangelizzazione tanto che i maltesi non solo hanno conservato
la fede, nella grande maggioranza, ma Malta e Gozo hanno dato un grandissimo contributo
alle missioni. Quindi, tanti sacerdoti, tante suore in tutto il mondo hanno evangelizzato!
Infatti quando il Papa verrà nella Grotta, nella chiesa ci saranno tutti i missionari
e le missionarie in pensione. E’ questo che San Paolo significa per noi! D.
– Lei ha detto che San Paolo ha formato la coscienza cristiana dei maltesi. Possiamo
parlare anche di una consapevolezza sociale che viene da San Paolo? Cioè, di una coscienza
civile che viene da San Paolo? E che cosa significa in ottica europea difendere questo
come “radice cristiana”? R. – Quando Malta chiese di entrare
in Europa, Papa Giovanni Paolo II disse: “Speriamo che Malta porti una cosa positiva,
un po’ di fede in questa Europa, che sta diventando meno cristiana!”. E credo che
noi abbiamo dato e stiamo dando tuttora il nostro contributo. La Chiesa di Malta non
si può accusare di non aver dato il suo contributo sociale: tanti orfanotrofi, tante
scuole … La Chiesa ha educato. La prima educazione, la prima scuola a Malta è stata
fondata dalla Chiesa. Oggi mi sembra che ci sia anche molta collaborazione con il
governo.