2010-04-15 15:28:52

Rafforzare la pastorale negli aeroporti: con noi, l'arcivescovo Marchetto


Si è concluso, con il saluto di Benedetto XVI ieri nel corso dell'udienza generale, il XIV Seminario mondiale dei Cappellani Cattolici dell’Aviazione Civile e membri delle Cappellanie, tenutosi a Loreto. Nella tre giorni, ricca di conferenze e incontri, si sono condivise esperienze di vita vissuta e sono stati delineati nuovi obiettivi di una pastorale che negli anni ha accompagnato milioni di viaggiatori, molto spesso generando buoni frutti. Perché gli aeroporti, dove centinaia di sacerdoti spendono la propria vita confessando, consolando e consigliando, sono la metafora moderna della vita, lo spiega al microfono di Federico Piana, mons. Agostino Marchetto, segretario del Pontifico Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti:RealAudioMP3

R. – Il viaggio, in fondo, si fonde con l’esistenza degli uomini. Poi, naturalmente, nella visione cristiana la nostra vita è un viaggio verso il Signore. Come ha sostenuto e ha confermato uno dei partecipanti a questa bella riunione, direi che è un ministero della presenza. Ecco, dunque, una presenza per l’uomo, che oggi va velocissimamente in una società estremamente globalizzata. E direi che un segno che la Chiesa vuole accompagnare, uno di quelli che sono appunto segni dei tempi, è la mobilità umana.

 
D. – Oggi in questa pastorale quali cambiamenti occorre attuare, se ci sono cambiamenti da fare ovviamente?

 
R. – Evidentemente oggigiorno ciò che porta dei grandi cambiamenti, anche difficili, e anche ad un adattamento da parte dei cappellani stessi, è la dimensione naturalmente ecumenica, sempre più presente, e poi anche interreligiosa, per cui sono ridisegnati questi luoghi e sono anche un po’ trasformati. C’è questa difficoltà di combinare quella che è l’identità dei nostri luoghi con lo “sharing”, il compartire a volte nello stesso luogo. Quindi, è una difficoltà. Poi, la visibilità. Io credo che per essere presenti in aeroporto ci devono essere dei segni di visibilità. Ci possono essere delle indicazioni visive, ci possono essere degli altoparlanti che annunciano qualcosa. Bene, anche in questo non è così facile, perché oggigiorno la società porta a livellare tutto e quindi non è facile che ci siano annunci di tipo religioso.

 
D. – Quanto è importante il coordinamento delle cappellanie di tutto il mondo, per ottenere una pastorale più efficace, una pastorale migliore?

 
R. – Direi che è importante la conoscenza di coloro che operano in questo campo e questa capacità che hanno di scambiare esperienza, con noi del Pontificio Consiglio e tra di loro; la necessità di creare, dunque, la possibilità, una solidarietà, perché è un ministero difficile che esige il dominio delle lingue o almeno bene quello dell’inglese. Noi abbiamo fatto nel ’95 un documento con delle linee guida su questa pastorale, che è ancora valido, ma dopo 15 anni abbiamo pensato di invitare tutti i vescovi, cappellani e così via, per dare alcuni suggerimenti e vedere come aggiornare anche queste linee guida, per essere sempre un po’ all’altezza, sia del Vangelo, ma anche dei tempi.







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