Pakistan: timori dei leader cristiani sul problema delle discriminazioni religiose
I leader cristiani pakistani hanno forti riserve su un emendamento costituzionale
approvato la settimana scorsa dall’Assemblea Nazionale che abroga alcune norme introdotte
durante la dittatura del generale Muhammad Ziah ul-Haq. A loro giudizio il 18° emendamento,
che deve ora passare all’esame del Senato prima di essere firmato dal Presidente della
Repubblica, non porta sostanziali modifiche a favore delle minoranze religiose nel
Paese. Come è noto, da tempo queste chiedono la fine delle discriminazioni verso i
non musulmani e, in particolare, l’abolizione della controversa legge sulla blasfemia,
introdotta dallo stesso Zia negli anni ’80. Richieste ribadite l’autunno scorso in
una lettera inviata alla Commissione per le riforme costituzionali dal Forum di azione
dei cristiani pakistani (Pcaf) che riunisce le cinque principali Chiese del Paese.
“La Commissione – ha dichiarato all’agenzia Ucan il segretario esecutivo del Forum
Peter Jacob - ha ignorato quelle raccomandazioni, perché non è stata affatto affrontata
la questione della tolleranza religiosa. Anzi, il pacchetto legislativo rafforza i
pregiudizi dal momento che ribadisce che solo un musulmano può accedere alla carica
di Primo Ministro. Questa riforma non tocca le norme discriminatorie, ma si occupa
solo di questioni di governance”, ha aggiunto Jacob. In una recente dichiarazione
il Forum cristiano ha lamentato che nessun rappresentante delle minoranze è stato
chiamato a fare parte della Commissione per le riforme costituzionali. Sulla riforma
– lo ricordiamo - lo scorso mese di gennaio era intervenuta la Commissione Giustizia
e Pace che in un documento firmato dal presidente della Conferenza episcopale pakistana
mons Lawrence Saldanha, aveva invitato il governo di Islamabad a compiere “passi avanti”,
affrontando anche la delicata questione della presenza della religione nella sfera
politica, all’origine di tante discriminazioni verso le minoranze religiose. (L.Z.)