2010-04-14 14:33:39

Il Papa all’udienza generale: il sacerdote non è omologabile alla cultura dominante, non annuncia se stesso ma Cristo. Appello per il terremoto in Cina


In questo tempo segnato dalla confusione sulle scelte fondamentali, il sacerdote è chiamato ad annunciare la Verità del Vangelo: è l’esortazione di Benedetto XVI contenuta nella catechesi all’udienza generale di stamani in Piazza San Pietro. Il Papa, che è tornato ieri pomeriggio in Vaticano dalla residenza di Castel Gandolfo, si è soffermato sul compito di insegnare della Chiesa, esercitato dal sacerdote. Al momento dei saluti, il Pontefice ha rivolto un pensiero particolare alle vittime del terremoto che stanotte ha colpito la Cina orientale. Il clima in Piazza San Pietro era particolarmente gioioso con gli auguri dei fedeli al Papa per il suo 83.mo compleanno, il prossimo venerdì 16 aprile. Il servizio di Alessandro Gisotti:RealAudioMP3

 
All’udienza generale, Benedetto XVI ha espresso la sua vicinanza al popolo cinese scosso dal terremoto che ha colpito la provincia orientale di Qinghai causando centinaia di morti e migliaia di feriti e ingenti danni:

 
“Prego per le vittime e sono spiritualmente vicino alle persone provate da così grave calamità; per esse imploro da Dio sollievo nella sofferenza e coraggio in queste avversità. Auspico che non verrà a mancare la comune solidarietà”.

 
Quindi, salutando i pellegrini venuti dalla Polonia, non ha mancato di rinnovare i suoi sentimenti di cordoglio per le vittime della recente sciagura aerea in cui ha perso la vita anche il presidente polacco. La catechesi del Pontefice è stata incentrata sul ministero del sacerdozio e in particolare sull’insegnamento delle verità della fede, il munus docendi. Un compito, ha osservato il Papa parlando a braccio, oggi particolarmente urgente:

 
"Viviamo in una grande confusione circa le scelte fondamentali della nostra vita e gli interrogativi su che cosa sia il mondo, da dove viene, dove andiamo, che cosa dobbiamo fare per compiere il bene, come dobbiamo vivere, quali sono i valori realmente pertinenti. In relazione a tutto questo esistono tante filosofie contrastanti, che nascono e scompaiono, creando una confusione circa le decisioni fondamentali, come vivere, perché non sappiamo più, comunemente, da che cosa e per che cosa siamo fatti e dove andiamo”.

 
In questa situazione, ha proseguito il Papa, ci viene in aiuto il Signore che aveva avuto compassione per il popolo, per le pecorelle senza pastore che lo seguivano nel deserto. Il Signore ha interpretato la Parola di Dio. “Egli stesso - ha aggiunto - è la Parola di Dio e ha dato orientamento. E questa è la funzione “in persona Christi” del sacerdote”:

 
“Rendere presente, nella confusione e nel disorientamento dei nostri tempi, la luce della parola di Dio, la luce che è Cristo stesso in questo nostro mondo. Quindi il sacerdote non insegna proprie idee, una filosofia che lui stesso ha inventato, ha trovato o che gli piace; il sacerdote non parla da sé, non parla per sé, per crearsi forse ammiratori o un proprio partito; non dice cose proprie, proprie invenzioni, ma, nella confusione di tutte le filosofie, il sacerdote insegna in nome di Cristo presente, propone la verità che è Cristo stesso, la sua parola, il suo modo di vivere e di andare avanti”.

 
Sacerdozio vuol dire essere immersi nella Verità, ha ribadito Benedetto XVI. E, nel contesto dell’Anno Sacerdotale, ha rammentato che il sacerdote è chiamato ad annunciare la Parola del Signore, la Verità che salva anche in tempi difficili come quelli attuali:

 
“Quella del sacerdote, di conseguenza, non di rado, potrebbe sembrare 'voce di uno che grida nel deserto' (Mc 1,3), ma proprio in questo consiste la sua forza profetica: nel non essere mai omologato, né omologabile, ad alcuna cultura o mentalità dominante, ma nel mostrare l’unica novità capace di operare un autentico e profondo rinnovamento dell’uomo, cioè che Cristo è il Vivente, è il Dio vicino, il Dio che opera nella vita e per la vita del mondo e ci dona la Verità, il modo di vivere”.

 
Il sacerdote, è stata ancora la sua riflessione, non deve avere la presunzione di imporre la propria verità, bensì l’umile e lieta certezza di chi ha incontrato la Verità, ne è stato afferrato e trasformato, e perciò non può fare a meno di annunciarla. Il sacerdozio, ha detto Benedetto XVI, “nessuno può darselo, né cercarlo da sé”, è invece “una risposta alla chiamata del Signore, alla sua volontà, per diventare annunciatori non di una verità personale, ma della sua verità”. Quindi, ha invitato i sacerdoti a guardare con fiducia l’esempio di San Giovanni Maria Vianney:

 
“Egli era uomo di grande sapienza ed eroica forza nel resistere alle pressioni culturali e sociali del suo tempo per poter condurre le anime a Dio: semplicità, fedeltà ed immediatezza erano le caratteristiche essenziali della sua predicazione, trasparenza della sua fede e della sua santità. Il Popolo cristiano ne era edificato e, come accade per gli autentici maestri di ogni tempo, vi riconosceva la luce della Verità".
 
Al momento dei saluti in lingua italiana, il Papa ha rivolto un pensiero particolare ai sacerdoti amici della Comunità di Sant’Egidio e ai Cappellani dell’Aviazione civile provenienti da varie parti del mondo. Un saluto anche agli ufficiali e i militari provenienti da Caserta, incoraggiati “a perseverare nel generoso impegno di testimonianza cristiana anche nel mondo militare”.







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