2010-04-14 15:30:24

A Torino la presentazione del Dizionario della Comunicazione di don Dario Viganò


Il Dizionario della Comunicazione, edito da Carocci, è l’ultima fatica editoriale di mons. Dario Edoardo Viganò, ordinario di Comunicazione presso la Pontificia Università Lateranense e presidente della Fondazione Ente dello Spettacolo. Oggi pomeriggio verrà presentato a Torino presso la sede della Fondazione Carlo Donat-Cattin, alla presenza di mons. Guido Fiandino, vicario generale dell’arcidiocesi di Torino, e di Marco Bonatti, responsabile della comunicazione per l’Ostensione della Sindone. Ce ne parla Davide Dionisi:RealAudioMP3

Il variegato e complesso mondo della comunicazione nei suoi differenti approcci disciplinari, che vanno dalla storia della comunicazione alla semiotica, dall’etica alla sociologia e psicologia, dalla teologia all’educazione mediale e dall’economia alla politica, arricchiti da saggi e schede informative. Tutto questo è il Dizionario della Comunicazione, di mons. Dario Edoardo Viganò, edito da Carocci. Un sussidio didattico per gli studenti universitari, che nel corso della propria formazione accademica, intendono accostarsi alle scienze della comunicazione, ma anche un valido supporto informativo e critico per tutti coloro che operano nel settore della comunicazione. Mons. Viganò, perché un dizionario della Comunicazione?

 
R. – La comunicazione è veramente una realtà magmatica, a partire dalla quale sono molteplici gli approcci ed ogni approccio identifica una piccola parte, una piccola competenza rispetto al mondo della comunicazione. Si voleva in qualche modo offrire la possibilità di un orientamento, di una bussola – diciamo - rispetto a questo complesso, variegato, magmatico mondo della comunicazione.

 
D. - Qual è il suo giudizio sul mutamento così repentino, e al tempo stesso radicale, avvenuto negli ultimi anni nel mondo della comunicazione?

 
R. – Sono molteplici i fattori del cambiamento ed anche molteplici gli aspetti del cambiamento. Penso, ad esempio, da una parte a tutta quella che può essere una riflessione rispetto al diritto di essere ben informati, cosa che è sempre più, in qualche modo, obnubilato da questa voglia delle parole simulacrali, autoreferenziali, continuamente anche così cariche di tensioni e di rivalità; dall’altra, però, immagino che un aspetto molto significativo su cui riflettere possa essere la rete. Da questo punto di vista ritengo che si possa fare molto, intanto per evitare delle confusioni. Penso, ad esempio, a come sarebbe interessante sviluppare una riflessione etica della rete e in particolare del mondo di second life, dove troppo spesso si pensano gli avatar come vite parallele. No, io credo che l’avatar certamente è il simulacro digitale di noi stessi, ma ciò che l’avatar compie è esattamente l’estensione della nostra personalità. Quindi è certo che l’avatar quando picchia qualcuno è diverso dal picchiare qualcuno nella realtà, ma l’aggressività che l’avatar esprime è esattamente l’aggressività di cui io carico il mio avatar. Quindi si tratta di una estensione di me. Io credo che una delle sfide delle persone adulte, che non sono nate con i media digitali, sia proprio quella di superare l’idea che la vita in rete sia semplicemente una vita parallela. Non lo è. E’ una estensione, è una interconnessione. Da questo punto di vista credo che le tecnologie digitali ci offrano una grande occasione di riflettere, ad esempio, su queste sfide che sono sfide etiche, prima ancora che quelle fortemente normative, che pure ci vogliono. Credo, però, che questo possa essere uno scenario interessante. (Montaggio a cura di Davide Dionisi)







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