A Torino la presentazione del Dizionario della Comunicazione di don Dario Viganò
Il Dizionario della Comunicazione, edito da Carocci, è l’ultima fatica editoriale
di mons. Dario Edoardo Viganò, ordinario di Comunicazionepresso la Pontificia
Università Lateranense e presidente della Fondazione Ente dello Spettacolo.
Oggi pomeriggio verrà presentato a Torino presso la sede della Fondazione Carlo Donat-Cattin,
alla presenza di mons. Guido Fiandino, vicario generale dell’arcidiocesi di Torino,
e di Marco Bonatti, responsabile della comunicazione per l’Ostensione della Sindone.
Ce ne parla Davide Dionisi:
Il variegato
e complesso mondo della comunicazione nei suoi differenti approcci disciplinari, che
vanno dalla storia della comunicazione alla semiotica, dall’etica alla sociologia
e psicologia, dalla teologia all’educazione mediale e dall’economia alla politica,
arricchiti da saggi e schede informative. Tutto questo è il Dizionario della Comunicazione,
di mons. Dario Edoardo Viganò, edito da Carocci. Un sussidio
didattico per gli studenti universitari, che nel corso della propria formazione accademica,
intendono accostarsi alle scienze della comunicazione, ma anche un valido supporto
informativo e critico per tutti coloro che operano nel settore della comunicazione.
Mons. Viganò, perché un dizionario della Comunicazione?
R.
– La comunicazione è veramente una realtà magmatica, a partire dalla quale sono molteplici
gli approcci ed ogni approccio identifica una piccola parte, una piccola competenza
rispetto al mondo della comunicazione. Si voleva in qualche modo offrire la possibilità
di un orientamento, di una bussola – diciamo - rispetto a questo complesso, variegato,
magmatico mondo della comunicazione.
D. - Qual è
il suo giudizio sul mutamento così repentino, e al tempo stesso radicale, avvenuto
negli ultimi anni nel mondo della comunicazione?
R.
– Sono molteplici i fattori del cambiamento ed anche molteplici gli aspetti del cambiamento.
Penso, ad esempio, da una parte a tutta quella che può essere una riflessione rispetto
al diritto di essere ben informati, cosa che è sempre più, in qualche modo, obnubilato
da questa voglia delle parole simulacrali, autoreferenziali, continuamente anche così
cariche di tensioni e di rivalità; dall’altra, però, immagino che un aspetto molto
significativo su cui riflettere possa essere la rete. Da questo punto di vista ritengo
che si possa fare molto, intanto per evitare delle confusioni. Penso, ad esempio,
a come sarebbe interessante sviluppare una riflessione etica della rete e in particolare
del mondo di second life, dove troppo spesso si pensano gli avatar come vite parallele.
No, io credo che l’avatar certamente è il simulacro digitale di noi stessi, ma ciò
che l’avatar compie è esattamente l’estensione della nostra personalità. Quindi è
certo che l’avatar quando picchia qualcuno è diverso dal picchiare qualcuno nella
realtà, ma l’aggressività che l’avatar esprime è esattamente l’aggressività di cui
io carico il mio avatar. Quindi si tratta di una estensione di me. Io credo che una
delle sfide delle persone adulte, che non sono nate con i media digitali, sia proprio
quella di superare l’idea che la vita in rete sia semplicemente una vita parallela.
Non lo è. E’ una estensione, è una interconnessione. Da questo punto di vista credo
che le tecnologie digitali ci offrano una grande occasione di riflettere, ad esempio,
su queste sfide che sono sfide etiche, prima ancora che quelle fortemente normative,
che pure ci vogliono. Credo, però, che questo possa essere uno scenario interessante.
(Montaggio a cura di Davide Dionisi)