Congo: festa a Goma per l’ingresso in diocesi del nuovo vescovo
“Che il Nord Kivu cessi di essere la provincia della guerra, delle violenze sessuali,
del disonore, e diventi il granaio del Congo e dei Grandi Laghi, il granaio dell’Africa
Centrale”. È quanto auspicato da mons. Théophile Kaboy Ruboneka, nuovo vescovo di
Goma (capoluogo del Nord Kivu nell’est della Repubblica Democratica del Congo), durante
la celebrazione per la sua presa di possesso, che si è tenuta domenica scorsa, nella
piazza Papa Giovanni Paolo II. Il rito - riferisce l'agenzia Fides - ha segnato il
passaggio della guida pastorale della diocesi tra il vescovo emerito, mons. Faustin
Ngabu, e il suo successore. Alla Messa era presente, in rappresentanza del Presidente
Joseph Kabila, una folta delegazione governativa, guidata dal prof. Lumanu Bwana Sefu,
vice-Primo Ministro con delega dell’Interno. Erano presenti inoltre deputati e senatori
eletti originari della Provincia, oltre alla autorità locali. Nel suo messaggio, letto
dal prof. Lumanu, il Capo dello Stato ha chiesto alla Chiesa di continuare ad offrire
il suo contributo per la ricostruzione e la pacificazione del Paese. Il Presidente
Kabila ha ringraziato il vescovo emerito, mons. Ngabu, e la Chiesa cattolica, per
il ruolo positivo che continua ad avere, nonostante le gravi difficoltà. Mons. Kaboy
Ruboneka, che ha scelto come motto episcopale “Che abbiano la vita e l’abbiano in
abbondanza” è nato nel 1941. È stato ordinato sacerdote nel 1972. Nel 1995 è stato
nominato vescovo di Kasongo. Nell’aprile 2009 Papa Benedetto XVI lo ha nominato coadiutore
di Goma. È presidente della Commissione episcopale per la pastorale liturgica. Il
nuovo vescovo di Goma ha partecipato lo scorso ottobre alla II Assemblea Speciale
per l’Africa del Sinodo dei Vescovi, nel corso della quale ha sottolineato la condizione
della donna in Africa. “I conflitti e le guerre hanno condotto a trasformare la donna
in vittima e in oggetto. Diversi gruppi armati hanno commesso delle violenze sessuali
di massa contro le donne, come arma di guerra, in violazione flagrante delle disposizione
giuridiche internazionali” ha detto mons. Kaboy Ruboneka nel suo intervento al Sinodo.
Proprio in Kivu la Chiesa cattolica ha più volte denunciato l’uso dello stupro di
massa come arma per terrorizzare la popolazione e spingerla alla fuga. (R.P.)