2010-04-10 16:51:40

L’India ratifica la Convenzione Onu contro la tortura


“Con questa legge i cristiani dell’ Orissa potranno finalmente avere giustizia”. E’ la dichiarazione ad Asianews, di Lenin Raghuvanshi, direttore esecutivo del Comitato popolare per la vigilanza sui diritti umani (Pvchr), in seguito all’approvazione da parte del governo della proposta di legge per la prevenzione della tortura, introdotta ieri nel parlamento. Essa permetterà la ratifica della convenzione Onu contro la tortura firmata dall’India nel 1997, ma mai applicata proprio per l’inesistenza di una legge in materia nella costituzione indiana. Ancora oggi i governi locali consentono alla polizia l’utilizzo della tortura. Grazie a questa prassi la polizia è riuscita anche a coprire il proprio coinvolgimento nei pogrom contro i cristiani avvenuti in Orissa nel 2008. Raghuvanshi, ha voluto ribadire che l’articolo 1 della Convenzione Onu contro la tortura stabilisce che qualsiasi attacco organizzato su base religiosa, razza, casta o genere, sarà considerato alla stregua di tortura. Secondo l’attivista la legge chiarisce i meccanismi di indagine sui fatti di tortura e tutela i testimoni. “Data la natura del crimine – afferma Raghuvanshi - è fondamentale nei casi di tortura dare la responsabilità delle indagini a un’agenzia investigativa indipendente dalla polizia, spesso coinvolta a causa della complicità dello Stato e non soggetta ad altri organismi”. “Nei governi locali – continua - la conduzione delle indagini è fatta da poliziotti direttamente o indirettamente coinvolti nei crimini o dai loro superiori e quanto avvenuto nel Kandhamal è uno dei più grandi esempi”. Infatti a causa della cultura basata sulle caste, chi testimonia contro esponenti di grado superiore riceve spesso minacce e intimidazioni. Nel caso del Kandhamal i testimoni hanno avuto paura di deporre in aula la loro versione e hanno permesso l’assoluzione degli imputati. “Quando la proposta diventerà legge – dice l’attivista – il Pvchr la utilizzerà per portare le prove di violenza contro i cristiani davanti alla Corte suprema e mostrare le responsabilità del governo dell’Orissa”. Raghuvanshi evidenzia però anche i limiti della nuova legge, che esige la denuncia dei casi di tortura entro sei mesi dall’avvenuta violenza. Poi cita anche i casi di stupro, che spesso vengono denunciati dopo mesi o anni. Per Raghuvanshi la legge non tiene conto neanche della parità dei sessi e non considera tortura le violenze sessuali subite dalle donne in carcere. (C.S.)







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