Il commento di padre Bruno Secondin al Vangelo della Domenica
In questa seconda Domenica di Pasqua, detta “della Divina Misericordia”, la liturgia
ci presenta l’incredulità di Tommaso davanti agli altri apostoli che gli portano la
testimonianza di aver visto il Cristo Risorto. Ma il Signore appare anche a lui dicendogli:
«Metti
qui il tuo dito e guarda le mie mani; tendi la tua mano e mettila nel mio fianco;
e non essere incredulo, ma credente!».
Su questo brano
evangelico ascoltiamo il padre carmelitano Bruno Secondin, professore di Teologia
spirituale alla Pontificia Università Gregoriana:
È simpatico
questo Tommaso che vuole vedere con i suoi occhi e toccare con le sue stesse mani:
una posizione cocciuta che dura una settimana. Ma poi di fronte a Gesù risorto, che
lo invita a verificare, non ha più dubbi e fa una bellissima professione di fede.
È la prima vera professione davanti al Risorto. Ma la vera fede non è quella di chi
verifica e non si fida degli altri: ma proprio di chi crede ai testimoni, si affida
al Libro che riporta i segni. Crede, e allora capisce e vede; crede, e allora accetta
la testimonianza, e riconosce che Gesù è il Cristo, il figlio di Dio. La fede non
è frutto di una prova scientifica, ma un atto a rischio: oltre le paure e le pretese,
è dono di un incontro di fiducia e che genera gioia e stupore, adorazione e silenzio.
Per questo viene effuso lo Spirito: perché insegni il coraggio dello slancio, della
fiducia, della libertà. Grazie a lui i segni, le tracce, il Libro, parlano, rivelano,
donano certezza interiore. E la verità diventa fonte di vita nuova, vita da risorti.