Prosegue lo stillicidio di notizie e accuse contro la Chiesa e il Papa sulla questione
degli abusi. L’ultima è la diffusione, da parte dell’Associated Press, di una lettera
in latino firmata dal cardinale Ratzinger nel 1985, relativa a Stephen Kiesle, un
sacerdote della diocesi americana di Oakland, colpevole di aver molestato minori.
Ce ne parla Sergio Centofanti.
Il legale della Santa Sede negli Stati
Uniti, Jeffrey Lena, ha smentito decisamente le nuove accuse lanciate da alcuni mass
media: innanzitutto ha dichiarato di non poter confermare l’autenticità del documento,
relativo a un caso di riduzione allo stato laicale in cui la Congregazione per la
Dottrina della Fede aveva iniziato a verificare se ve ne erano le condizioni. Ma la
questione – aggiunge – “non fu affatto trasmessa al Vaticano”. D’altra parte, Lena
ha ribadito che nel 1985 la competenza di questi casi era del vescovo locale e non
della Congregazione per la Dottrina della Fede che li ha acquisiti ben 16 anni dopo,
ovvero nel 2001. Lena ha comunque negato che la lettera esprimesse un rifiuto, da
parte del cardinale Ratzinger, della richiesta del vescovo di Oakland, mons. John
Cummins, di ridurre allo stato laicale il sacerdote. Nella lettera citata dall’Associated
Press, il cardinale Ratzinger avrebbe esortato il vescovo ad “avere la massima cura
paterna” per Kiesle. Lena ha precisato che questa frase era “un modo per dire che
il sacerdote in questione era sotto l'autorità e la tutela del vescovo, il quale doveva
assicurare che non facesse altro male”. Il legale ha poi affermato che la riduzione
allo stato laicale del sacerdote è stata portata avanti “in tempi brevi per gli standard
dell’epoca”. Inoltre – ha aggiunto – “mentre era in corso il procedimento, non risulta
che il sacerdote abbia commesso altri reati”.