2010-04-10 15:05:21

Caso Kiesle. Smentite le nuove accuse


Prosegue lo stillicidio di notizie e accuse contro la Chiesa e il Papa sulla questione degli abusi. L’ultima è la diffusione, da parte dell’Associated Press, di una lettera in latino firmata dal cardinale Ratzinger nel 1985, relativa a Stephen Kiesle, un sacerdote della diocesi americana di Oakland, colpevole di aver molestato minori. Ce ne parla Sergio Centofanti.

Il legale della Santa Sede negli Stati Uniti, Jeffrey Lena, ha smentito decisamente le nuove accuse lanciate da alcuni mass media: innanzitutto ha dichiarato di non poter confermare l’autenticità del documento, relativo a un caso di riduzione allo stato laicale in cui la Congregazione per la Dottrina della Fede aveva iniziato a verificare se ve ne erano le condizioni. Ma la questione – aggiunge – “non fu affatto trasmessa al Vaticano”. D’altra parte, Lena ha ribadito che nel 1985 la competenza di questi casi era del vescovo locale e non della Congregazione per la Dottrina della Fede che li ha acquisiti ben 16 anni dopo, ovvero nel 2001. Lena ha comunque negato che la lettera esprimesse un rifiuto, da parte del cardinale Ratzinger, della richiesta del vescovo di Oakland, mons. John Cummins, di ridurre allo stato laicale il sacerdote. Nella lettera citata dall’Associated Press, il cardinale Ratzinger avrebbe esortato il vescovo ad “avere la massima cura paterna” per Kiesle. Lena ha precisato che questa frase era “un modo per dire che il sacerdote in questione era sotto l'autorità e la tutela del vescovo, il quale doveva assicurare che non facesse altro male”. Il legale ha poi affermato che la riduzione allo stato laicale del sacerdote è stata portata avanti “in tempi brevi per gli standard dell’epoca”. Inoltre – ha aggiunto – “mentre era in corso il procedimento, non risulta che il sacerdote abbia commesso altri reati”.







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