“Our world 2.0”: nuova rivista on line dell'Onu sulle emergenze globali del Pianeta
Un 'pensatoio' dove confrontarsi e dibattere sulle emergenze globali del Pianeta,
dallo sviluppo ai cambiamenti climatici, dalla povertà alla fame. Si chiama “Our World
2.0” (il nostro mondo 2.0): è la webzine (la rivista on line) dell'Università delle
Nazioni unite. Rajendra Pachauri, capo del gruppo intergovernativo di scienziati che
su mandato dell'Onu studiano i cambiamenti climatici, rilancia l'attenzione sul problema,
dopo lo scandalo degli errori contenuti nel quarto rapporto dell’Ipcc, mentre si
lavora già al quinto rapporto, atteso per il 2013-2014, che valuterà la velocità di
scioglimento dei ghiacciai dell'Himalaya al 2035. Pachauri ribadisce che ci sono ''prove
scientifiche schiaccianti che il riscaldamento del sistema climatico è inequivocabile''
e che ''la maggior dell'aumento osservato nella temperatura media globale a partire
dal ventesimo secolo è molto probabilmente dovuto all'aumento della concentrazione
dei gas serra di origine antropica''. Anche per questo dal Vertice delle Nazioni unite
sui cambiamenti climatici, dello scorso dicembre a Copenaghen, ci si aspettava qualcosa
di più del 'prendere nota' uscito fuori dall'Assemblea. In ogni caso, l'accordo della
Cop15 (quasi 10 miliardi di dollari all'anno in aiuti e cooperazione alle Nazioni
povere nel periodo 2010-2012, fino a 100 miliardi di dollari al 2020 per combattere
gli impatti legati a inondazioni, siccità e aumento del livello dei mari) viene ritenuto,
in particolare dal segretario della Convenzione Onu sui cambiamenti climatici (Unfccc),
Yvo de Boer, ''un punto di partenza'' per i negoziati che riprenderanno domani 9 aprile
a Bonn e per la riunione Onu prevista in Messico a dicembre 2010. Nel frattempo, il
testo di quell'accordo - fanno sapere dall'Unfccc - viene sostenuto da 111 Paesi,
più l'Unione europea, mentre sono 41 i Paesi industrializzati e 35 quelli in via di
sviluppo, rappresentativi dell'80% delle emissioni globali derivanti da consumo energetico,
che hanno 'promesso' alla Convenzione Onu sui cambiamenti climatici di ridurre la
‘febbre’ del Pianeta tagliando le emissioni di Co2 (anidride carbonica) entro il 2020.
Nello specifico i compiti sono stati suddivisi: impegni 'economici' per i Paesi industrializzati
e di 'mitigazione' per i Paesi in via di sviluppo. (R.G.)