2010-04-08 14:45:02

Inaugurato a Roma il Festival internazionale del cinema patologico


Si è inaugurato ieri sera a Roma la prima edizione del Festival internazionale del cinema patologico, in programma fino al 10 aprile: un tentativo per attivare una sinergia tra il mondo del cinema e i malati che soffrono per il disagio mentale e sociale e insieme a loro il mondo dell’assistenza e del volontariato. Il servizio di Luca Pellegrini:RealAudioMP3

Non soltanto il cinema che racconta la malattia mentale e il disagio sociale, ma i malati stessi che si rapportano al mondo del cinema e attraverso il cinema esprimono la loro realtà, il loro modo d’essere, la loro vita e le loro esigenze primarie. E’ un Festival, questo del cinema patologico, assolutamente singolare e innovativo. Non avrà la grande visibilità delle star e dei titoli, ma il suo significato travalica quello meramente artistico e spettacolare diventando un momento importantissimo di condivisione per il superamento di barriere e pregiudizi. Abbiamo chiesto all’ideatore e direttore del festival, Dario D’Ambrosi, come si deve intendere il cinema patologico:

 
R. - Per cinema patologico, in qualche modo, si intende un cinema che raccoglie un po’ tutta la disabilità: quella fisica, quella psichica, ma soprattutto anche quella giovanile di rapporto e di conflitto con le generazioni maggiori. Attraverso questo Festival del cinema internazionale penso di poter affrontare tutte queste problematiche.

 
D. - Voi accogliete nel Festival non solo pellicole che raccontano il disagio, ma date la possibilità ai malati di confrontarsi con questa forma d’arte e comunicazione. Con quale scopo?

 
R. – Vengo da un’esperienza teatrale che sta dando dei risultati straordinari. Ogni anno accoglievo nel mio centro dalle 15 alle 20 persone con disabilità psichica. Quest’anno sono arrivate 62 famiglie e continuano ogni giorno ad arrivare famiglie, cooperative, associazioni che vogliono portare nuovi ragazzi perché il risultato è straordinario. Capendo quanto è importante il teatro per questi ragazzi ho voluto confrontarmi anche con il cinema, non a caso la giuria è composta dai ragazzi disabili, e già qui ho visto delle cose straordinarie, di come loro vedono il film, che tipo di giudizio, che tipo di confronto hanno attraverso una proiezione del film.

 
D. - In quale modo secondo lei il cinema può contribuire a prendere coscienza di queste forme di malattia ai fini di un’assistenza e di una cura responsabile dei malati?

 
R. – Il Festival internazionale del cinema patologico ci dà proprio la possibilità di confrontarci con quelle che sono le problematiche in giro per tutto il mondo. Infatti, noi abbiamo ricevuto moltissimi filmati dove appunto si affronta il problema della disabilità e questo fa capire a noi del mondo dello spettacolo ma soprattutto agli operatori, ai genitori, agli stessi assistenti sociali con gli utenti quello che succede negli altri Paesi, come si affrontano certe problematiche, e così si può veramente imparare qualcosa in più e capire come comportarci con il mondo dei ragazzi disabili.(Montaggio a cura di Maria Brigini)







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