Inaugurato a Roma il Festival internazionale del cinema patologico
Si è inaugurato ieri sera a Roma la prima edizione del Festival internazionale del
cinema patologico, in programma fino al 10 aprile: un tentativo per attivare una sinergia
tra il mondo del cinema e i malati che soffrono per il disagio mentale e sociale e
insieme a loro il mondo dell’assistenza e del volontariato. Il servizio di Luca
Pellegrini:
Non soltanto
il cinema che racconta la malattia mentale e il disagio sociale, ma i malati stessi
che si rapportano al mondo del cinema e attraverso il cinema esprimono la loro realtà,
il loro modo d’essere, la loro vita e le loro esigenze primarie. E’ un Festival, questo
del cinema patologico, assolutamente singolare e innovativo. Non avrà la grande visibilità
delle star e dei titoli, ma il suo significato travalica quello meramente artistico
e spettacolare diventando un momento importantissimo di condivisione per il superamento
di barriere e pregiudizi. Abbiamo chiesto all’ideatore e direttore del festival, Dario
D’Ambrosi, come si deve intendere il cinema patologico:
R.
- Per cinema patologico, in qualche modo, si intende un cinema che raccoglie un po’
tutta la disabilità: quella fisica, quella psichica, ma soprattutto anche quella giovanile
di rapporto e di conflitto con le generazioni maggiori. Attraverso questo Festival
del cinema internazionale penso di poter affrontare tutte queste problematiche.
D.
- Voi accogliete nel Festival non solo pellicole che raccontano il disagio, ma date
la possibilità ai malati di confrontarsi con questa forma d’arte e comunicazione.
Con quale scopo?
R. – Vengo da un’esperienza teatrale
che sta dando dei risultati straordinari. Ogni anno accoglievo nel mio centro dalle
15 alle 20 persone con disabilità psichica. Quest’anno sono arrivate 62 famiglie e
continuano ogni giorno ad arrivare famiglie, cooperative, associazioni che vogliono
portare nuovi ragazzi perché il risultato è straordinario. Capendo quanto è importante
il teatro per questi ragazzi ho voluto confrontarmi anche con il cinema, non a caso
la giuria è composta dai ragazzi disabili, e già qui ho visto delle cose straordinarie,
di come loro vedono il film, che tipo di giudizio, che tipo di confronto hanno attraverso
una proiezione del film.
D. - In quale modo secondo
lei il cinema può contribuire a prendere coscienza di queste forme di malattia ai
fini di un’assistenza e di una cura responsabile dei malati?
R.
– Il Festival internazionale del cinema patologico ci dà proprio la possibilità di
confrontarci con quelle che sono le problematiche in giro per tutto il mondo. Infatti,
noi abbiamo ricevuto moltissimi filmati dove appunto si affronta il problema della
disabilità e questo fa capire a noi del mondo dello spettacolo ma soprattutto agli
operatori, ai genitori, agli stessi assistenti sociali con gli utenti quello che succede
negli altri Paesi, come si affrontano certe problematiche, e così si può veramente
imparare qualcosa in più e capire come comportarci con il mondo dei ragazzi disabili.(Montaggio
a cura di Maria Brigini)