Il magistero del Papa sui discepoli di Emmaus: Gesù nostro compagno di viaggio per
riaccendere nei cuori il calore della fede e della speranza
Sulle strade del mondo Cristo si fa, attraverso l’Eucaristia, un quotidiano “compagno
di viaggio” per ogni persona, come lo fu per i discepoli di Emmaus. I protagonisti
di questo celebre episodio del Vangelo di Luca sono al centro della liturgia della
Messa del mercoledì e del giovedì dell’Ottava di Pasqua. E alla loro vicenda umana,
che si intreccia con lo straordinario incontro con Gesù risorto, Benedetto XVI ha
dedicato una pagina del suo magistero, ricordata in questo servizio da Alessandro
De Carolis:
(musica)
Sette
miglia a piedi per raccontarsi la cocente delusione di un sogno spezzato. Per tornare
a casa con l’acuto rammarico di chi si è visto strappare via, con violenza sanguinosa,
le speranze di un nuovo futuro per Israele. Questo è perlomeno ciò che credono quel
lunedì Cleopa e il suo sconosciuto compagno di cammino, mentre lentamente sollevano
polvere e rimpianti lungo la strada che porta al loro villaggio, Emmaus, e mentre
alle loro spalle le mura di Gerusalemme rimpiccioliscono come le loro attese tradite
il venerdì precedente. E poi quell’uomo che per strada si unisce a loro, così “straniero”
da aver bisogno che qualcuno gli racconti cosa è successo tre giorni prima sull’altura
del Golgota, teatro di una morte ingiusta quanto giusto era stato “in parole e opere”
il profeta crocifisso. Riflettendo con attenzione sui sentimenti dei due discepoli
dal “volto triste”, al Regina Caeli del 6 aprile 2008, Benedetto XVI nota: “Nel colloquio
dei discepoli con l'ignoto viandante colpisce l'espressione che l'evangelista Luca
pone sulle labbra di uno di loro: 'Noi speravamo'...”: “Quel
verbo al passato dice tutto: Abbiamo creduto, abbiamo seguito, abbiamo sperato...,
ma ormai tutto è finito. Anche Gesù di Nazaret, che si era dimostrato profeta potente
in opere e in parole, ha fallito, e noi siamo rimasti delusi. Questo dramma dei discepoli
di Emmaus appare come uno specchio della situazione di molti cristiani del nostro
tempo: sembra che la speranza della fede sia fallita. La stessa fede entra in crisi,
a causa di esperienze negative che ci fanno sentire abbandonati dal Signore”. Neanche
il racconto delle donne che riferiscono di aver avuto una visione di uomini secondo
i quali Gesù “è vivo” ha il potere di scuotere sul serio i due uomini di Emmaus. I
discepoli corsi al sepolcro “non l’hanno visto”, ammettono, come a dire che una pur
grandiosa notizia, la risurrezione, non ha che il peso di un’illusione davanti al
realismo di un sepolcro desolatamente vuoto. Dopodiché, su quella strada per Emmaus,
ha inizio un ideale secondo tempo: Cristo si rivela gradualmente ai due, prima parlando
di sé attraverso i testi sacri e poi spezzando il pane per loro: “Questo
stupendo testo evangelico contiene già la struttura della Santa Messa: nella prima
parte l'ascolto della Parola attraverso le Sacre Scritture; nella seconda la liturgia
eucaristica e la comunione con Cristo presente nel Sacramento del suo Corpo e del
suo Sangue”. A quel punto Cristo scompare alla vista
dei due discepoli di Emmaus. Ma sull’altare in cui è stata trasformata la loro povera
tavola resta il segno di quel pane frazionato e offerto, come da duemila anni avviene
nelle chiese del mondo: “E così l’incontro con Cristo Risorto,
che è possibile anche oggi, ci dona una fede più profonda e autentica, temprata, per
così dire, attraverso il fuoco dell’evento pasquale; una fede robusta perché si nutre
non di idee umane, ma della Parola di Dio e della sua presenza reale nell’Eucaristia". L’incredulità
è vinta, la delusione dimenticata, la tristezza dissolta. Adesso, i due di Emmaus
avvertono l’ardore di una gioia che, si dicono l’un l’altro, ha iniziato a bruciare
il cuore dalle prime parole dello straniero. Adesso è l’ora dell’entusiasmo consapevole,
di un annuncio da portare a Gerusalemme senza perdere tempo. Le sette miglia vengono
ripercorse al contrario, subito, non importa più se si è fatta sera e il giorno è
già volto al declino. Adesso, la polvere e la distanza dissolvono in fretta i contorni
di un piccolo villaggio, che più che un sito geografico, afferma il Papa, resta nella
storia cristiana un luogo dello spirito: “La località di
Emmaus non è stata identificata con certezza. Vi sono diverse ipotesi, e questo non
è privo di una sua suggestione, perché ci lascia pensare che Emmaus rappresenti in
realtà ogni luogo: la strada che vi conduce è il cammino di ogni cristiano, anzi,
di ogni uomo. Sulle nostre strade Gesù risorto si fa compagno di viaggio, per riaccendere
nei nostri cuori il calore della fede e della speranza e spezzare il pane della vita
eterna”.