2010-04-08 15:42:03

Il cardinale Grocholewski: antieducativa la sentenza della Corte europea sul Crocifisso


“Penso che nessun cattolico che vive nei Paesi a maggioranza buddista, islamica o di altra religione si sia sentito offeso dai segni religiosi di quelle religioni,pretendendo che vengano tolti”. Con queste parole il cardinale Zenon Grocholewski, prefetto della Congregazione per l’Educazione Cattolica, ha illustrato il “carattere antieducativo” della recente sentenza della Corte europea dei diritti dell’uomo sul’esposizione dei simboli religiosi, come il Crocifisso, nelle aule scolastiche. Lo riferisce il Sir. Intervenendo al XV Forum europeo per l’insegnamento della religione, in corso a Roma, il porporato ha accostato tale sentenza alla questione, dibattuta qualche anno fa, del preambolo della Costituzione europea, dove furono banditi il riferimento a Dio e la menzione delle “radici cristiane” dell’Europa: in entrambi i casi, per il relatore, “è stata scelta la via della cancellazione”, ma “una società ricca di cancellature è povera di cultura”. “Non è questa la strada da seguire”, ha sottolineato il cardinale, secondo il quale l’insegnamento della religione è “un diritto che riguarda non solo le famiglie e la Chiesa, ma chiama in causa direttamente la scuola in quanto luogo naturale in cui avviene larga parte dell’opera formativa delle nuove generazioni. La libertà religiosa e il diritto dei genitori di scegliere l’educazione dei loro figli sono alla base della legittimità dell’insegnamento della religione”. “Un insegnamento della religione, posto come disciplina scolastica, in dialogo con altri saperi – ha aggiunto - non solo non è di intralcio a un’autentica educazione interculturale, ma diviene strumento privilegiato per la conoscenza e l’accoglienza dell’altro”. “Un insegnamento della religione che si limita a presentare le differenti religioni, in maniera comparativa o neutra – ha detto il porporato – può creare confusione o generare negli alunni relativismo e indifferentismo religioso”. Oggi, invece, “in un contesto multietnico e multi religioso … risulta quanto mai importante la presenza di un insegnamento confessionale di qualità elevata, capace di mantenere l’identità dell’insegnamento, di introdurre l’alunno alla conoscenza della religione cattolica, contribuendo così a creare le condizioni per formare identità sicure e perciò capaci anche di sostenere il dialogo con le altre religioni”. Di qui la necessità di stigmatizzare le scelte di “alcuni “Paesi” con “orientamenti legislativi delle politiche scolastiche tendenti a condizionare il contenuto dell’insegnamento religioso, a sottovalutare i diritti dei genitori e dei responsabili religiosi”.







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