Stato di emergenza in Thailandia dopo l’irruzione di manifestanti in Parlamento
Il governo thailandese ha decretato lo stato d'emergenza a Bangkok e in altre cinque
province, dopo l'irruzione di centinaia di manifestanti antigovernativi - le 'camicie
rosse' sostenitrici del deposto primo ministro Thaksin Shinawatra - nel cortile del
Parlamento, nonostante la linea difensiva delle Forze dell'ordine. I deputati sono
stati evacuati e i principali membri del governo sono stati portati via a bordo di
elicotteri militari. I manifestanti chiedono le dimissioni del primo ministro e nuove
elezioni. Intanto, il premier Vejjajiva ha cancellato il previsto viaggio negli Stati
Uniti del prossimo 10 aprile. Sulla critica situazione del Paese asiatico Giada
Aquilino ha intervistato Carlo Filippini, esperto di Asia Orientale, docente
di Economia dello Sviluppo all’Università Bocconi di Milano :
R. – Le 'camicie
rosse' protestano perché la situazione non si è ancora risolta: cioè il premier Thaksin
Shinawatra, che fu deposto da un colpo di Stato nel settembre 2006, è ancora molto
popolare perché le sue politiche economiche avevano aumentato il tenore di vita dei
ceti rurali – teniamo conto che più di tre quarti della popolazione della Thailandia
vive nelle campagne – e anche dei ceti urbani più poveri. D.
– L’ex premier venne però accusato di aver approfittato della propria posizione politica,
all’epoca, per arricchirsi personalmente … R. – Certamente.
E’ stato, anzi, condannato a diversi anni di carcere per una compravendita di terreni
giudicata irregolare e quasi due terzi dei suoi beni sono stati sequestrati perché
accusato di aver accumulato queste ricchezze in conflitto di interessi. Purtroppo,
la corruzione è molto diffusa in Thailandia e anche alcuni dei militari che parteciparono
al colpo di Stato – si scrisse nella stampa thailandese – furono pagati appunto per
partecipare al colpo di Stato. D. – Perché l’attuale premier
Vejjajiva non convince la popolazione? R. – Sentenze
della Corte Suprema thailandese hanno dapprima bandito dalla vita politica due ministri
legati al vecchio premier Thaksin Shinawatra e poi addirittura hanno sciolto quello
che era il partito più importante in Thailandia, sempre legato all’ex primo ministro.
L’attuale governo non è nato da elezioni; praticamente tutte le elezioni, dal 2001
in poi, sono state vinte dal partito legato a Thaksin. Si tratta di un governo che
risulta, all’opinione pubblica, un po’ imposto come risultato del colpo di Stato dei
militari, del settembre 2006. Kirghizistan: ucciso il ministro
degli Interni Il ministro degli Interni del Kirghizistan, Moldomoussa Kongantiev,
è stato ucciso oggi a Talas, nel nord ovest del Paese, dove erano stati segnalati
disordini e saccheggi e dove ieri si erano tenute le prime manifestazioni di protesta
di massa. Almeno 17 persone sono morte nei violenti scontri fra polizia e migliaia
di oppositori, nella capitale Bishkek. Il servizio di Carla Ferraro: Il
ministro dell'Interno del Kirghizistan, Kongantiev, è stato ucciso a
Talas, nel nord ovest del Paese. Intanto, nella capitale proseguono violenti gli scontri
tra i militanti dell'opposizione e la polizia, in cui sarebbero rimasti uccisi almeno
17 persone. Manifestanti hanno fatto irruzione nella sede dell'emittente radiotelevisiva
di Stato. Il premier Usenov, che ha dichiarato lo stato di emergenza e il coprifuoco
in tutto il Paese, ha affermato che non intende negoziare con i dimostranti che chiedono
le dimissioni del presidente Bakiev. Ieri a Talas, i manifestanti
anti-presidente avevano invaso gli edifici del governo regionale e sequestrato per
alcune ore il governatore, liberato poi dalla polizia. Sembra ci siano 15 agenti dispersi,
16 civili e 85 poliziotti feriti. Le proteste sono in corso anche nelle regioni di
Naryn e Chui dove i manifestanti hanno preso il controllo di alcuni edifici pubblici.
Gli oppositori chiedono le dimissioni di Bakiyev, arrivato al potere cinque anni fa
sull'onda popolare della Rivoluzione dei Tulipani", ma gli osservatori ritengono che
la situazione sia drammaticamente peggiorata negli ultimi anni. Dalla sua salita al
potere Bakiev ha garantito una certa stabilità a spese della democrazia: chiusi due
quotidiani e bloccato l'accesso internet ai siti che criticano il governo. La nazione
viene ritenuta sia dagli Usa sia dalla Russia una via di passaggio strategica per
l'Afghanistan e cruciale per la stabilità dell'area. In particolare, gli Stati Uniti
utilizzano una base militare nella poverissima Repubblica dell'Asia centrale come
appoggio per le operazioni in Afghanistan. Obama: nuova strategia
Usa sulle armi atomiche Riduzione delle testate atomiche, uso delle armi nucleari
limitato a casi estremi e mai contro i Paesi impegnati nella non-proliferazione. Barack
Obama ha delineato ieri la nuova strategia nucleare degli USA alla vigilia della firma,
domani a Praga, del nuovo trattato START con la Russia, che ridurrà di un quarto le
armi nucleari dispiegate dai due Paesi. Intanto, a Washington si prepara il vertice
sulla non-proliferazione convocato proprio dall’inquilino della Casa Bianca. Resta
tuttavia forte l’incognita nucleare nel mondo soprattutto da parte dei Paesi che non
aderiscono all’accordo di non proliferazione, come l’Iran, il cui presidente è tornato
oggi a minacciare gli Usa. A Paolo Mastrolilli, esperto di politica statunitense
del quotidiano La Stampa, Stefano Leszczynski ha chiesto se l’intesa che verrà
firmata domani rappresenti effettivamente un primo passo verso quel mondo privo di
armi nucleari auspicato dal presidente Obama al momento del suo insediamento:
R. – Obama
ha detto che vuole arrivare a questo obiettivo del mondo senza armi nucleare, ma sarà
difficile riuscirci nel corso della sua presidenza. Questo è chiaramente un tentativo
da parte degli Stati Uniti di assumere la leadership verso questo obiettivo. Naturalmente
assumendo la leadership di questo tentativo di ridurre le armi nucleari, gli Stati
Uniti acquisiscono anche più credibilità nel momento in cui chiedono agli altri Paesi
di non favorire la proliferazione. L’obiettivo finale, probabilmente in questo momento,
è soprattutto evitare che l’Iran riesca ad ottenere queste armi nucleari e che la
Corea del Nord continui a minacciare la sicurezza internazionale. D.
– Mosca mantiene delle riserve su questa intesa, soprattutto per quello che riguarda
la politica degli Stati Uniti in Europa Orientale? R. – La Russia
teme che lo scudo missilistico pensato dagli Stati Uniti serva in realtà non come
strumento di difesa, ma come potenziale strumento di attacco nei suoi confronti. Mette,
quindi, le mani avanti: un pò perché – forse – teme gli effetti strategici di questo
scudo, un pò perché – forse – deve parlare anche alla propria popolazione, riaffermando
la propria forza e la propria volontà di essere una potenza mondiale. D.
– Obama, tuttavia, sembra aver voluto un pò tranquillizzare gli americani, dicendo
loro che la difesa atomica non viene smantellata e resta la possibilità di usarla
comunque di fronte a minacce concrete… R. – Del resto l’Accordo
Start II con la Russia prevede, comunque, circa 1.500 testate a disposizione per Paese
e quindi ha voluto garantire ai propri cittadini che la difesa del Paese sarà assicurata,
allo stesso tempo ha però cambiato la linea – diciamo – politica americana sulle questioni
nucleari, avvertendo che queste armi verranno utilizzate solo ed esclusivamente per
la difesa del Paese in condizioni estreme e non contro Paesi che accettano l’idea
della non proliferazione. Anche Netanyahu sarà al vertice per
la sicurezza nucleare a Washington Malgrado incertezze iniziali, il premier
israeliano Benyamin Netanyahu ha deciso di partecipare al vertice per la sicurezza
nucleare, organizzato a Washington dal presidente Barack Obama, nei giorni 12-13 aprile.
Netanyahu, rivela il quotidiano filo-governativo Israel ha-Yom, sarà accompagnato
dal Consigliere per la sicurezza nazionale Uzi Arad e dal direttore generale della
Commissione per la energia atomica Shaul Chorev. Con tutta probabilità, Obama non
tornerà ad incontrare Netanyahu avendolo già ricevuto due settimane fa. Al tempo stesso
il premier prevede che durante il suo soggiorno a Washington potrà incontrare altri
responsabili di governo americani per i quali - precisa il giornale – sta preparando
risposte dettagliate ad una serie di richieste politiche avanzate da Obama, fra cui
il congelamento di progetti edili ebraici a Gerusalemme est.
Razzo da Gaza
ferisce ragazzi palestinesi Cinque palestinesi sono stati feriti oggi a Beit
Hanun (a Nord di Gaza) da un razzo sparato da miliziani palestinesi in direzione del
Neghev (Israele) e risultato difettoso. Lo riferisce la agenzia di stampa palestinese
Maan. Da parte sua la radio militare ha riferito che complessivamente i miliziani
palestinesi hanno sparato oggi verso Israele anche sei colpi di mortaio. Tutti, a
quanto pare, sono esplosi però all'interno della Striscia. Nei giorni scorsi Hamas
aveva cercato di fare opera di persuasione nei confronti dei diversi gruppi armati
palestinesi attivi a Gaza affinchè sospendessero i lanci di razzi verso Israele.
Dimissioni
dei vertici della Commissione elettorale indipendente afghana I due massimi
responsabili della Commissione elettorale indipendente afghana hanno rassegnato le
loro dimissioni, accettate dal presidente Karzai. La Commissione elettorale afghana
era stata chiamata in causa durante le elezioni presidenziali dello scorso anno per
sospetti brogli, tesi a favorire la riconferma per un nuovo mandato del capo dello
Stato uscente. Nei giorni scorsi il presidente Karzai ha ripetutamente parlato di
brogli accusando rappresentanti degli organismi internazionali presenti, a partire
dall'ONU, e degli Stati Uniti. E ieri secondo alcune fonti avrebbe minacciato di “unirsi
ai talebani”. Chiamato direttamente in causa dal presidente afghano, oggi l'ex vice
responsabile dell'Onu Peter Galbraith ha messo in dubbio l'equilibrio mentale del
presidente afghano con un'allusione a possibili problemi di droga. Il Dipartimento
di Stato Usa ha definito “scandalose” le dichiarazioni di Galbraith, ma poco dopo
la Casa Bianca ha fatto sapere che in queste ore si sta valutando se cancellare la
visita di Karzai negli Usa, prevista il 12 maggio. Da parte sua, il portavoce di Karzai
fa sapere che nonostante tutto le relazioni con gli USA sono intatte. Atteggiamenti
che preoccupano la Nato, impegnata con una forza multinazionale nel conflitto afghano.
Sul terreno militare: almeno quattro civili morti in un attacco aereo dell'Isaf, la
forza di assistenza alla sicurezza della Nato, nella travagliata provincia meridionale
di Helmand; un bambino ucciso e altri tre feriti in un'azione sempre dell'Isaf nella
provincia di Kapisa.
Alcuni feriti per una scossa a Sumatra: rientrato l’allarme
tsunami Ha fatto solo qualche ferito e pochi danni la scossa di terremoto magnitudo
7.7 Richter che alle 5:15 locali (le 00:15 italiane) ha colpito la costa della regione
settentrionale di Aceh nell'isola indonesiana di Sumatra, una delle zone a più alta
sismicità del mondo. L'allarme tsunami locale che era stato immediatamente lanciato
dal Pacific Tsunami Warning Center del servizio meteorologico statunitense, allargato
alle coste della Thailandia, dopo poche ore è stato cancellato. Con l'epicentro in
mare, localizzato dall'istituto geofisico americano Usgs a 200 chilometri a ovest-nord-ovest
della località di Sibolga e a 410 km a sud-sud-est di Banda Aceh, il sisma - di magnitudo
intermedia tra quelli del 12 gennaio ad Haiti (7.0) e del 27 febbraio in Cile (8.8)
- ha provocato danni limitati e solo una dozzina di feriti nella piccola isola di
Simeulue. Nel giorno di Santo Stefano del 2004 un devastante terremoto di magnitudo
9.15, con epicentro al largo di Banda Aceh - nell'estremo nord dell'isola di Sumatra,
provocò lo tsunami che uccise oltre 220 mila persone tra Indonesia, Sri Lanka, India,
Thailandia. (Panoramica internazionale a cura di Fausta Speranza e Carla Ferraro) Bollettino
del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIV no. 97 E'
possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del
Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sulla home page del
sito www.radiovaticana.org/italiano.