Il diritto si trasforma in ingiustizia: così, “Scienza e Vita” sull’introduzione in
Italia della pillola abortiva Ru486
La distribuzione della Ru486 negli ospedali rappresenta “una deriva di ordine etico
dove il diritto si trasforma in ingiustizia”. Così, in sintesi il presidente di “Scienza
e Vita”, Lucio Romano commenta l’introduzione in Italia della pillola abortiva. Nelle
scorse settimane, il Consiglio superiore di sanità aveva deliberato come unica modalità
di erogazione del preparato il ricovero ordinario per garantire "la tutela psicofisica
della donna e il rispetto della legge 194". Oggi, nel policlinico di Bari ha luogo
il primo aborto con metodo farmacologico effettuato in Italia da quando la pillola
Ru486 è entrata ufficialmente in commercio. La paziente è una donna di 25 anni e,
secondo le direttive vigenti, resterà ricoverata in ospedale per tre giorni. Ma, da
oggi in avanti, cosa comporterà la distribuzione della Ru486? Paolo Ondarza
lo ha chiesto allo stesso Lucio Romano:
R. – Si prospetterà
per le donne, entro la settima settimana di gravidanza, la possibilità di ricorrere
alla tecnica dell’aborto chimico, nei confronti della quale "Scienza e Vita" si è
espressa sempre in maniera molto critica, sia per quanto riguarda indubitabili aspetti
scientifici, che hanno evidenziato i rischi cui la donna può andare incontro per sepsi,
emorragia e anche alcuni decessi, riportati dalla letteratura scientifica, ma direi
ancor più perché l’uso della Ru486 introduce una procedura abortiva, che inevitabilmente
porta alla solitudine della donna, alla banalizzazione dell’intervento in quanto tale.
Ritengo che non sarà molto lontano il tempo in cui verrà messa in commercio la pillola
Ru486 e l’aborto si trasformerà in una sorta di metodo contraccettivo. D.
– Questo rendere privato l’aborto non entrerebbe in contrasto con la legge 194? R.
– La privatizzazione dell’aborto non solo è in contraddizione con la 194, ma è anche
in perfetta contraddizione con i fautori della 194, che volevano appunto eliminare
il cosiddetto aborto clandestino, dando luogo ad un’assunzione di responsabilità della
società e assicurando anche l’optimum dell’assistenza sanitaria. D.
– Cambia anche la sfida, diviene più problematica per i consultori? R.
– Certamente, i tempi sono estremamente ridotti e sono così rapidi, che non daranno
alcuna possibilità alle realtà vicino alla donna, alle realtà associative, di poter
svolgere una giusta, sana, prevenzione, a difesa e a tutela della vita. D.
– Constatando quella che è una sconfitta per la cultura della vita, voi come "Scienza
e Vita" come intendete muovervi? R. – Con un’attenzione particolare
per quanto riguarda la dimensione della prevenzione e la divulgazione massiva di quelli
che sono i fini della Ru486, dei pericoli cui si deve andare incontro e di un’ennesima
riprova di una deriva di ordine culturale e di ordine etico, dove la dimensione del
diritto si trasforma nella dimensione dell’ingiustizia.