India. Raid dei ribelli maoisti: uccisi 75 poliziotti
E' salito a 75 morti il bilancio dell'imboscata dei maoisti contro un convoglio di
poliziotti nello Stato indiano del Chhattisgarh. L'attacco è avvenuto all'alba nella
regione di Dantewala, roccaforte degli insorti, attivi nel centro e nord est dell'India,
dove è in corso un'offensiva del governo di New Delhi contro i guerriglieri. Sulla
situazione, Roberta Rizzo ha raccolto il commento di Michelguglielmo Torri,
professore di Storia dell’Asia all’Università di Torino e presidente dell’Osservatorio
“Asia Maior”:
R. – La guerriglia
moista o naxalita è un fenomeno, diventato sempre più importante negli ultimi 10 anni.
Nel 2003 ci fu un attentato che fallì contro Chandrababu Naidu, che
all’epoca era governatore dell’Andhra Pradesh ed uno degli uomini
politici più in vista in India. L’anno successivo i due principali gruppi rivoluzionari
maoisti si riunirono e diedero vita al “Communist Party of IndiaMaoist”, che dimostrò un’efficienza sempre maggiore nel portare attacchi
contro le forze dell’ordine indiane e non solo, ma anche contro proprietari terrieri,
contro rappresentanti dello Stato. La situazione divenne tale che nel 2006, l’allora
e attuale primo ministro Manmohan Singh, dichiarò che il maggior pericolo in
quel momento che esisteva in India contro la democrazia era rappresentato dall’insurrezione
maoista.
D. – Qual è l’obiettivo dei ribelli?
R.
– L’obiettivo finale è la creazione di uno Stato rivoluzionario in India. La guerriglia
maoista è riuscita a prendere quota anche perché si è fatta interprete delle doglianze
delle popolazioni tribali indiane sparse in zone dove ci sono i resti di quella che
una volta era una grande foresta che copriva una gran parte dell’India centrale e
settentrionale. Circa un decennio fa, ci si rese all’improvviso conto che in queste
aree, che erano considerate le più povere dell’India, esistevano enormi giacimenti
di ferro, bauxite ed altri minerali preziosi ed una serie di multinazionali sia indiane,
sia straniere incominciarono ad operare per impadronirsi dello sfruttamento di queste
zone. I gruppi maoisti, che fino a 15 anni fa sembravano essere banditi alla Robin
Hood, all’improvviso hanno cominciato a diventare un pericolo sempre maggiore perché
hanno avuto questa capacità di trovare un seguito soprattutto fra le popolazioni tribali
indiane. Secondo i termini della Costituzione, i gruppi tribali hanno diritto a mantenere
il controllo delle aree in cui abitano: le tutele della Costituzione sono state, di
fatto, aggirate sul terreno, da parte di rappresentanti dello Stato in accordo con
le grandi multinazionali. E’ chiaro che queste organizzazioni maoiste hanno trovato
quindi campo fertile.
D. – Il governo sembrava disposto
al dialogo?
R. – C’è una considerevole confusione
su cosa effettivamente il governo voglia fare. Il giorno prima dicono che sono disposti
a trattare con i maoisti e il giorno dopo le operazioni militari contro i maoisti
vanno avanti e, quindi, il giorno ancora dopo i maoisti rispondono militarmente a
queste operazioni.