2010-04-06 14:24:36

Giornalismo senza notizia: intervista col prof. Baggio


Di fronte all’escalation mediatica che, in questi giorni, ha cercato di attaccare Benedetto XVI ad ogni costo, è necessario riproporre con forza un’etica della responsabilità dei mass media. E’ quanto sottolinea il prof. Antonio Maria Baggio, docente di Filosofia Politica all’Università Sophia di Loppiano, intervistato da Alessandro Gisotti:RealAudioMP3

R. – Io ho letto attentamente gli interventi del New York Times e dello “Spiegel”; certamente c’è una irresponsabilità etica perché ci si trova di fronte – questa è l’impressione – non tanto ad un lavoro giornalistico di inchiesta, cosa che sarebbe apprezzabile, perché conviene a tutti che venga fuori davvero la verità, fino in fondo, e possibilmente solo quella, però: non delle invenzioni! Quello che si nota è, appunto, la difesa di una tesi, precostituita: attaccare il Papa significa andare ad attaccare il frutto più visibile e migliore di una Chiesa che, peraltro, è ricca di molte altre cose. In questi interventi io troverei però non soltanto irresponsabilità etica: c’è anche l’ideologia! Cioè, un progetto di attacco alla Chiesa nella persona del Papa. E questi due elementi si trovano mescolati diversamente in varie altre pubblicazioni. Il problema è che questo si traduce in una incapacità professionale, cioè non è giornalistico fare queste cose, tanto più che la notizia è un’altra: la notizia è che Benedetto XVI non ha né approvato – figuriamoci! – né coperto i casi di pedofilia! Quindi, New York Times, Spiegel e gli altri che li hanno imitati fanno giornalismo nonostante la notizia.
 
D. – La Chiesa non ha mai affrontato in modo così rigoroso come con Benedetto XVI lo scandalo della pedofilia, eppure ora è oggetto di attacchi anche feroci. Forse fa comodo tacitare chi, come la Chiesa, difende quei valori come vita, famiglia sempre più sotto attacco?
 
R. – Certamente! In questo periodo, oltretutto, i valori cosiddetti “irrinunciabili” per i quali la Chiesa si spende, sono essenzialmente tutti i valori umani rilevanti! Cioè, la Chiesa è una forza che sta battendosi per tutti gli aspetti della vita umana, quindi la difesa della vita che nasce e che muore, la questione della giustizia sociale … Se noi vediamo l’insieme di ciò che la Chiesa fa, vediamo che c’è una lotta radicale a favore dell’uomo. Poi ci sono gli errori che le persone che sono nella Chiesa possono commettere: per questo è giusto andare fino in fondo, e mi pare che questa sia la linea che il Pontefice ha dettato a tutti: cercare la verità. Ma perché soltanto la verità? Perché c’è il pericolo di pesanti manipolazioni. I dubbi sulla strumentalità, sull’invenzione di molte denunce sono forti, e questo non da ora, ma fin da quando scoppiò lo scandalo, per la prima volta con forza, negli Stati Uniti!
 
D. – A leggere i giornali di questi giorni, sembra quasi che valga l’equazione “sacerdoti=pedofili”. Si avverte anche quasi il tentativo di voler cancellare il contributo che il cristianesimo ha offerto in particolare alla civiltà occidentale. Per esempio, si critica radicalmente l’educazione cattolica …
 
R. – Questo è molto vero e mette il dito in una piaga ulteriore! C’è la critica ai sacerdoti che tende a coprirli con un sospetto: in quanto sacerdoti sono sospettabili. Questa è veramente una infamia, perché va contro la realtà dei fatti e di tutto ciò che i sacerdoti danno alla Chiesa ma soprattutto alla società, perché il sacerdote vive dentro all’umanità, non vive isolato o separato. E sotto a questa critica c’è l’attacco all’educazione cattolica in generale ed ai valori che essa comunica, perché tiene in conto la purezza e il culmine, uno dei possibili culmini di questa vita di purezza e dunque di libertà, è il celibato. E invece, attaccando i sacerdoti, si vuole anche – sotto sotto – dire che il celibato è una realtà insostenibile. Invece, non è così!







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