Regina Caeli: i cristiani siano messaggeri della carità di Cristo e della sua vittoria
sul male e sulla morte
“Come Gesù è stato annunciatore dell’amore di Dio Padre, anche noi lo dobbiamo essere
della carità di Cristo: siamo messaggeri della sua risurrezione, della sua vittoria
sul male e sulla morte, portatori del suo amore divino”: è quanto ha detto il Papa
oggi a Castel Gandolfo, durante il Regina Caeli del Lunedì dell’Angelo. Ecco le parole
del Papa: Cari fratelli e sorelle! Nella
luce della Pasqua – che celebriamo in tutta questa Settimana – rinnovo il mio più
cordiale augurio di pace e di gioia. Come sapete, il lunedì dopo la Domenica di Risurrezione
è detto tradizionalmente “Lunedì dell’Angelo”. E’ molto interessante approfondire
questo riferimento all’“Angelo”. Naturalmente il pensiero va subito ai racconti evangelici
della risurrezione di Gesù, nei quali compare la figura di un messaggero del Signore.
San Matteo scrive: “Ed ecco vi fu un gran terremoto. Un angelo del Signore, infatti,
sceso dal cielo, si avvicinò, rotolò la pietra e si pose a sedere su di essa. Il suo
aspetto era come la folgore e il suo vestito bianco come neve” (Mt 28,2-3). Tutti
gli Evangelisti, poi, precisano che, quando le donne si recarono al sepolcro e lo
trovarono aperto e vuoto, fu un angelo ad annunciare loro che Gesù era risorto. In
Matteo questo messaggero del Signore dice loro: “Voi non abbiate paura! So che cercate
Gesù, il crocifisso. Non è qui. E’ risorto, infatti, come aveva detto” (Mt 28,5-6);
quindi mostra la tomba vuota e le incarica di portare l’annuncio ai discepoli. In
Marco l’angelo è descritto come “un giovane, vestito di una veste bianca”, che dà
alle donne l’identico messaggio (cfr Mc 16,5-6). Luca parla di “due uomini in abito
sfolgorante”, che ricordano alle donne come Gesù avesse preannunciato molto prima
la sua morte e risurrezione (cfr Lc 24,4-7). Anche Giovanni parla di “due angeli in
bianche vesti”; è Maria di Magdala a vederli, mentre piange vicino al sepolcro, e
le dicono: “Donna, perché piangi?” (Gv 20,11-13). Ma
l’Angelo della risurrezione richiama anche un altro significato. Bisogna ricordare,
infatti, che il termine “angelo” oltre a definire gli Angeli, creature spirituali
dotate di intelligenza e volontà, servitori e messaggeri di Dio, è anche uno dei titoli
più antichi attribuiti a Gesù stesso. Leggiamo ad esempio in Tertulliano: “Egli -
cioè Cristo - è stato anche chiamato «angelo del consiglio», cioè annunziatore, che
è un termine che denota un ufficio, non la natura. In effetti, egli doveva annunziare
al mondo il grande disegno del Padre per la restaurazione dell’uomo” (De carne Christi,
14). Così l’antico scrittore cristiano. Gesù Cristo, il Figlio di Dio, dunque, viene
chiamato anche l’Angelo di Dio Padre: Egli è il Messaggero per eccellenza del suo
amore. Cari amici, pensiamo ora a ciò che Gesù risorto disse agli Apostoli: “Come
il Padre ha mandato me, anch’io mando voi” (Gv 20,21); e comunicò ad essi il suo Santo
Spirito. Ciò significa che, come Gesù è stato annunciatore dell’amore di Dio Padre,
anche noi lo dobbiamo essere della carità di Cristo: siamo messaggeri della sua risurrezione,
della sua vittoria sul male e sulla morte, portatori del suo amore divino. Certo,
rimaniamo per natura uomini e donne, ma riceviamo la missione di “angeli”, messaggeri
di Cristo: viene data a tutti nel Battesimo e nella Cresima. In modo speciale, attraverso
il Sacramento dell’Ordine, la ricevono i sacerdoti, ministri di Cristo; mi piace sottolinearlo
in quest’Anno Sacerdotale. Cari fratelli e sorelle,
ci rivolgiamo ora alla Vergine Maria, invocandola quale Regina Caeli, Regina del Cielo.
Ci aiuti Lei ad accogliere pienamente la grazia del mistero pasquale e a diventare
messaggeri coraggiosi e gioiosi della risurrezione di Cristo.