L'Abruzzo ricorda il primo anniversario del terremoto
L’Aquila commemora l’anniversario del sisma di un anno fa, era il 6 aprile 2009, che
provocò la morte di oltre 300 persone, mentre decine di migliaia di cittadini rimasero
senza casa. Le celebrazioni partono in serata in Piazza Duomo con un Consiglio Comunale
Straordinario. Alle 22.00 da quattro località del primo cordone periferico – Pettino,
Roio, Torrione e Sant’Elia – partono le fiaccolate in direzione della Fontana Luminosa,
per formare un unico corteo e dirigersi verso la Cattedrale. In Piazza Duomo, alle
3.32, orario della terza, disastrosa scossa sismica, una breve e semplice cerimonia
con la lettura dei nomi di 308 vittime, accompagnata da rintocchi di campane. Alle
ore 4.00, nella Basilica di Collemaggio, la Santa Messa in suffragio di quanti hanno
perso la vita nel terremoto, officiata dall’arcivescovo diocesano, mons. Giuseppe
Molinari e dal vescovo ausiliare, mons. Giovanni D’Ercole. Nel pomeriggio di martedì
6, un concerto presso la stessa Basilica mariana scandirà la lettura di brani tratti
dal libro di Italo Calvino “Le città invisibili” e da “Scene da un terremoto” di Maurizio
Cerini; interverranno tutte le istituzioni culturali aquilane insieme al Coro di Santa
Cecilia di Roma. Le manifestazioni commemorative si concluderanno la sera del 7 aprile
con un Concerto nella Basilica di Collemaggio dal titolo “Et terra mota est”, offerto
dalla Diocesi di Avezzano e dalla Marsica. Anche la Radio Vaticana si unirà alla commemorazione
del sisma, con alcune trasmissioni speciali del canale in diretta “105 live”.
Nel primo anniversario del terremoto in Abruzzo, in particolare il borgo di Onna,
gravemente colpito dal sisma, vivrà una significativa tappa della sua ricostruzione,
con il simbolico avvio dei lavori di “Casa Onna”, un centro di aggregazione per la
cittadinanza. A porre la prima pietra, sarà l’ambasciatore di Germania in Italia,
Michael Steiner. Firmato dall’architetto Giovanna Mar di Mestre, il progetto sarà
realizzato dall’impresa veneta Carron e consegnato entro settembre prossimo. Il millenario
borgo aquilano ha perso nel sisma 41 dei suoi 280 abitanti e il 90% delle sue case;
nel 1944, nel pieno della seconda guerra mondiale, aveva subito un’altra drammatica
prova, con l’uccisione da parte della Wehrmacht di 17 civili innocenti nel corso di
una rappresaglia. Memore di quel tragico evento la Germania si è impegnata a fondo
nella ricostruzione di Onna, costituendo attraverso l’Ambasciata in Italia un’apposita
Fondazione per l’aiuto alla cittadina e ai suoi abitanti. Tra le iniziative avviate
per la raccolta dei fondi è il concerto in programma il 7 aprile nella Basilica Papale
di Santa Maria Maggiore, alle ore 20.00; in programma l’esecuzione della Messa in
do minore di Wolfgang Amadeus Mozart, eseguita dal Münchener Bach-Chor e dal Bach
Collegium München sotto la direzione di Hansjörg Albrecht. In occasione dell'anniversario
Save The Children rende noto un rapporto dal titolo “Abruzzo: un anno dopo: l’esperienza
sul campo e le voci dei bambini”. Ce ne parla Filippo Ungaro, responsabile
comunicazione della Ong, al microfono di Gabriella Ceraso:
R. – Comprese
le attività pre e post emergenza, abbiamo seguito circa 1.700 bambini. Oggi, all’interno
di 30 scuole dell’Aquila, attraverso dei laboratori per gli studenti e dei percorsi
formativi per gli insegnanti, offriamo degli strumenti e delle occasioni per rielaborare
e narrare quanto vissuto durante e dopo il terremoto. I ragazzi hanno, per esempio,
creato una radio online; hanno fatto un cortometraggio; hanno creato un modello di
cartone dell’Aquila ricostruita ed abbiamo attivato anche dei gemellaggi con altre
scuole italiane. Abbiamo creato poi due centri aggregativi nella città di Paganica
e di Pizzoli. L’attività è, quindi, continuativa e rimarrà tale.
D.
– In questo rapporto “Abruzzo: un anno dopo” non c’è soltanto l’esperienza sul campo
degli operatori, ma c’è anche la voce dei bambini e degli adolescenti. Che cosa vi
raccontano oggi di loro?
R. – Mettono in evidenza
anzitutto che hanno ancora, purtroppo, paura. E questo perché sentono ancora le scosse
e non sono riusciti a tornare completamente alla normalità. Alcuni continuano a vivere
negli alberghi. Noi abbiamo intervistato dei ragazzi che vivono nel garage di casa.
In secondo luogo, sentono che, ancora oggi, non ci sono dei momenti per poter scambiare
le loro emozioni e per poterle condividere. In terzo luogo, sentono fortissimamente
il bisogno di ricreare dei centri di aggregazione specificatamente per loro.
D.
– Per quanto riguarda l’apparato scuola, è stato tutto ristabilito?
R.
– La totalità dei bambini è tornata in classe: ci sono 72 scuole di nuovo operative.
Quello che mancava, e che in parte manca anche adesso, è una specifica formazione
per gli insegnanti, che permetta loro di rielaborare il trauma che i ragazzi hanno
vissuto e questo con attività specifiche.
D. – C’è
qualcosa di questa esperienza che avete fatto e continuate a fare che vi è rimasta
nel cuore?
R. – L’unione di questi ragazzi, la loro
forza e la loro capacità di voler ricostruire dalle macerie.