2010-04-05 15:28:48

I vescovi del Senegal: senza verità non c'è né giustizia né pace


“Un impegno individuale e collettivo a diventare artigiani di pace, ad aprire nuove vie di solidarietà, a mobilitare tutte le energie per favorire lo sviluppo integrale dell’uomo e a proseguire un dialogo interreligioso sincero”: è l’appello dei vescovi del Senegal in un messaggio per il 50.mo anniversario dell’indipendenza. I presuli auspicano che l’anniversario dell’indipendenza, che ricorre in “coincidenza provvidenziale” con la Pasqua, possa “dare una speranza rinnovata alla popolazione, confermare un clima di pace e segnare l’alba di una nuova era”. Delineando un bilancio dei primi 50 anni di indipendenza, i vescovi segnalano risultati positivi nel settore dell’istruzione, della sanità, dei servizi essenziali come l’elettricità. La ricerca e il mantenimento della pace sono però al centro del messaggio: “Senza verità non ci può essere pace né giustizia: solo con la verità si possono conoscere situazioni di ingiustizia e quindi correggerle” insistono i vescovi. Fondamentale in questa prospettiva è “l’educazione alla pace, alla tolleranza, all’unità e al dialogo”; miglior antidoto alla “crescente intolleranza religiosa al livello mondiale – si legge ancora nel testo - è un dialogo permanente e sincero tra le diverse religioni, in particolare con l’Islam”. Altro impegno richiesto dai presuli è “il rispetto dei diritti umani, la promozione dell’individuo” per riuscire a costruire “uno sviluppo armonioso, una pace sostenibile, un’armonia sociale”. Tra le zone di ombra del percorso del Senegal come nazione sovrana, i vescovi lamentano “le ingiustizie economiche, la corruzione, l’impunità, la violenza ricorrente, il perdurare di gravi problemi negli ambienti urbani come rurali”, il tutto aggravato dalle regole imposte dalle istituzioni finanziarie internazionali, dal disimpegno dello Stato e dalle privatizzazioni rischiose. Infine deplorano il perdurare della guerra nella regione meridionale della Casamance e citando un testo di Giovanni Paolo II ammoniscono: “il conflitto è emblema del fallimento quando si ricorre alla violenza come strumento per risolvere problemi politici e sociali”.(C.S.)







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