2010-04-04 15:22:52

La Pasqua in Europa, tra tentazioni di secolarizzazione


In Europa, la Pasqua viene vissuta anche come tempo forte per contrastare le spinte della secolarizzazione e dell’individualismo. Ma come si riverbera in Europa il messaggio di speranza portato da Gesù Risorto? Amedeo Lomonaco lo ha chiesto al vescovo di Piacenza, mons. Gianni Ambrosio, delegato della Cei della Commissione degli Episcopati della Comunità Europea (Comece):RealAudioMP3

R. – Direi anzitutto di partire da una coincidenza delle date della celebrazione della Pasqua. Quella, appunto, fra la celebrazione cattolica e la celebrazione ortodossa. Che i due polmoni – come li chiamava Giovanni Paolo II – possano celebrare insieme il mistero della vita nuova e il mistero della Risurrezione. Io credo che questa sia una coincidenza da accogliere proprio come segno di quella comunione che occorre cercare di vivere davvero nella vita della realtà europea, cercando di essere un’Unione Europea che sappia respirare appunto con il ‘polmone occidentale’, così come con quello ‘orientale’.

 
D. – Quale Croce, quale Risurrezione vive oggi il cristianesimo in Europa?

 
R. – Credo che abbiamo veramente bisogno di questa Parola di vita, laddove c’è tanta oscurità. Vi è una sorta di rassegnazione in tante persone e in diversi popoli dell’Unione Europea. Cerchiamo allora di accogliere questo evento grandioso della Risurrezione di Cristo per viverlo con Lui, come Parola buona di speranza e di fiducia. Cerchiamo tutti di vivere questa Parola nella realtà della nostra Unione Europea.

 
D. – Il rischio è che la Pasqua sia alla fine un rito svuotato del suo vero significato, ovvero l’incontro con una persona: Gesù Cristo…

 
R. – Certo, perché questo è il mistero, ma a partire da questo mistero vi sono segni di vita nuova. Credo che dobbiamo, anche in Europa, così come i discepoli di Emmaus, saper vedere e saper riconoscere che c’è qualcuno in mezzo a noi, che ci accompagna, proprio per aiutarci a guardare verso l’alto e a vivere nella carità.

 
D. – E confortati da questo “Qualcuno”, quali strade dovrebbe intraprendere l’Europa per un autentico cambiamento?

 
R. – Credo che la strada sia quella di ricordare da dove proveniamo, guardando naturalmente anche verso dove vogliamo arrivare. L’Europa – mi pare – è troppo appiattita sul presente: diventa allora incomprensibile capire che siamo dentro una storia che viene da lontano e che porta lontano. Porta lontano se noi veramente accogliamo tutti i valori, cercando di offrire anche agli altri popoli e alle altre nazioni fuori dell’Europa il segno di questa civiltà europea, impregnata di quei valori del Vangelo che l’hanno fatta davvero grande nella storia.







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