La Pasqua in Europa, tra tentazioni di secolarizzazione
In Europa, la Pasqua viene vissuta anche come tempo forte per contrastare le spinte
della secolarizzazione e dell’individualismo. Ma come si riverbera in Europa il messaggio
di speranza portato da Gesù Risorto? Amedeo Lomonaco lo ha chiesto al vescovo
di Piacenza, mons. Gianni Ambrosio, delegato della Cei della Commissione degli
Episcopati della Comunità Europea (Comece):
R. – Direi
anzitutto di partire da una coincidenza delle date della celebrazione della Pasqua.
Quella, appunto, fra la celebrazione cattolica e la celebrazione ortodossa. Che i
due polmoni – come li chiamava Giovanni Paolo II – possano celebrare insieme il mistero
della vita nuova e il mistero della Risurrezione. Io credo che questa sia una coincidenza
da accogliere proprio come segno di quella comunione che occorre cercare di vivere
davvero nella vita della realtà europea, cercando di essere un’Unione Europea che
sappia respirare appunto con il ‘polmone occidentale’, così come con quello ‘orientale’.
D. – Quale Croce, quale Risurrezione vive oggi il
cristianesimo in Europa?
R. – Credo che abbiamo veramente
bisogno di questa Parola di vita, laddove c’è tanta oscurità. Vi è una sorta di rassegnazione
in tante persone e in diversi popoli dell’Unione Europea. Cerchiamo allora di accogliere
questo evento grandioso della Risurrezione di Cristo per viverlo con Lui, come Parola
buona di speranza e di fiducia. Cerchiamo tutti di vivere questa Parola nella realtà
della nostra Unione Europea.
D. – Il rischio è che
la Pasqua sia alla fine un rito svuotato del suo vero significato, ovvero l’incontro
con una persona: Gesù Cristo…
R. – Certo, perché
questo è il mistero, ma a partire da questo mistero vi sono segni di vita nuova. Credo
che dobbiamo, anche in Europa, così come i discepoli di Emmaus, saper vedere e saper
riconoscere che c’è qualcuno in mezzo a noi, che ci accompagna, proprio per aiutarci
a guardare verso l’alto e a vivere nella carità.
D.
– E confortati da questo “Qualcuno”, quali strade dovrebbe intraprendere l’Europa
per un autentico cambiamento?
R. – Credo che la strada
sia quella di ricordare da dove proveniamo, guardando naturalmente anche verso dove
vogliamo arrivare. L’Europa – mi pare – è troppo appiattita sul presente: diventa
allora incomprensibile capire che siamo dentro una storia che viene da lontano e che
porta lontano. Porta lontano se noi veramente accogliamo tutti i valori, cercando
di offrire anche agli altri popoli e alle altre nazioni fuori dell’Europa il segno
di questa civiltà europea, impregnata di quei valori del Vangelo che l’hanno fatta
davvero grande nella storia.