Veglia Pasquale in San Pietro: un padre gesuita spiega i simboli della solenne celebrazione
Benedetto XVI presiederà stasera alle ore 21, nella Basilica Vaticana, la celebrazione
della Vegli Pasquale. Nel corso della celebrazione, il Papa amministrerà il Battesimo,
la Confermazione e la Prima Comunione a 6 catecumeni preparati dal Vicariato di Roma.
La Veglia Pasquale, nella quale si celebra la Risurrezione di Cristo e la sua vittoria
sulla morte, è stata definita da Sant'Agostino la "Madre di tutte le Veglie". Un momento
centrale nella vita di ogni cristiano, che ha le sue radici nella Pasqua ebraica.
Lo spiega, parlando anche dei segni di questa Solenne Celebrazione, il gesuita padre
Arturo Elberti, professore di Liturgia e Arte sacra all’università La Sapienza
di Roma. L’intervista è di Debora Donnini:
R. – Nella
Pasqua ebraica, Israele è stato liberato dalla sua schiavitù, ha trovato una sua identità,
ha ottenuto la promessa di una terra stabile. Le stesse cose ritornano con la Pasqua
di Cristo: l’uomo viene liberato dalla schiavitù del peccato, ritrova in Cristo la
pienezza della vera libertà, riceve la natura di figlio di Dio e ottiene una terra
promessa, che è non fisica ma è una realtà, un modo di essere come Chiesa. Quindi,
trova questi tre elementi.
D. – La Veglia Pasquale
inizia con la benedizione del fuoco da cui si accende il cero: cosa indicano questi
segni?
R. – Sia il fuoco, sia il cero si rifanno
al mistero della luce. Il cero, rappresentando Cristo all’interno dell’assemblea,
indica la nuova luce che ha sconfitto le tenebre e ha vinto la morte del mondo.
D.
– Durante la Veglia vengono proclamate letture del Vecchio e del Nuovo Testamento
per ripercorrere la storia della salvezza; quindi ci sono i Battesimi. Perché i Battesimi
nella notte di Pasqua?
R. – Già nell’antichità noi
abbiamo l’accettazione dei catecumeni che entravano a far parte della Chiesa attraverso
il sacramento del Battesimo. E quindi la Veglia Pasquale che ricorda le opere ed i
prodigi, la liberazione da parte di Dio del suo popolo, trova concretezza in questo
momento del Battesimo così centrale che la Chiesa ha conservato. Lì, dove non ci sono
i Battesimi, resta però il ricordo del nostro Battesimo con il rinnovo delle promesse
battesimali.
D. – In fondo, la Veglia Pasquale parla
di un’attesa, della Risurrezione di Cristo nelle morti dell’uomo, già oggi …
R.
– Uno dei drammi più grandi dell’uomo di oggi è quello di chi ha perso ogni attesa,
e l’uomo quindi entra in un circolo di morte, mentre la Veglia è un’attesa perché
Cristo viene … Quello che in fondo l’ebraismo dice: la Pasqua ci viene a cercare.
La Pasqua non è solo un’attesa, ma è una ricerca di Dio che entra in questa assemblea,
la rinnova e la apre alla speranza. E questo rinnovo avviene nel ricordo di ciò che
è avvenuto in noi – il Battesimo e le promesse battesimali – e attraverso l’Eucaristia
ci apre al futuro, alla certezza che il Signore ritorna!