2010-04-03 14:22:33

La Croce di Cristo cambia il mondo, trasforma l'odio in amore, il tradimento in amicizia: così il Papa alla Via Crucis


“Il Venerdì Santo è il giorno della speranza più grande”: questo forte messaggio Benedetto XVI ha voluto lasciare ieri sera ai cristiani che si preparano alla Veglia di Pasqua. Alla Via Crucis, che si è svolta al Colosseo, il Papa ha scosso i fedeli con parole di incoraggiamento, invitando a guardare la Passione di Cristo come segno dell’amore di Dio che vince su tutto, perfino sull’odio e che può far nascere anche l’amicizia dal tradimento. A portare la croce durante le 14 stazioni, fra gli altri, due giovani haitiani, un disabile, una famiglia romana, due iracheni e due frati francescani della Custodia di Terra Santa. C’era per noi Tiziana Campisi:RealAudioMP3

La speranza: è questa la parola chiave offerta da Benedetto XVI ieri sera ai fedeli riuniti attorno al Colosseo. Nel Venerdì in cui la Croce di Cristo svetta nel cuore dei cristiani portando l’io alla consapevolezza del peccato, il Papa ha incoraggiato più volte a guardare oltre il dolore, perché nella condivisione della Passione di Gesù c’è da scorgere l’amore senza limiti di Dio che ha donato tutto se stesso all’uomo, amore che è sorgente di grazia, liberazione e pace. Dunque il buio della morte, ha spiegato il Pontefice, non è il termine di tutto, perché prelude all’alba “della vittoria dell’amore di Dio, l’alba della luce che permette agli occhi del cuore di vedere in modo nuovo la vita, le difficoltà, la sofferenza”:

 
“Da quando Gesù è sceso nel sepolcro, la tomba e la morte non sono più un luogo senza speranza, dove la storia si chiude nel fallimento più totale, dove l’uomo tocca il limite estremo della sua impotenza. Il Venerdì Santo è il giorno della speranza più grande, quella maturata sulla Croce. Mentre Gesù muore, mentre esala l’ultimo respiro, gridando a gran voce ‘Padre, nelle tue mani, consegno il mio spirito’. Consegnando la sua esistenza donata nelle mani del Padre, egli sa che la sua morte diventa sorgente di vita. Come il seme nel terreno deve rompersi, perché la pianta possa nascere”.

 
“Se il chicco di grano caduto in terra non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto”: Benedetto XVI ha ribadito ancora che la vita fiorisce rigogliosa se l’uomo muore a se stesso, se va oltre la sua piccola dimensione e si apre agli altri e al mondo. Proprio come Gesù, che “è il chicco di grano che cade nella terra, si spezza, si rompe, muore e per questo può portare frutto”. Così la Croce non è il punto in cui tutto si è concluso:

 
“Dal giorno in cui Cristo vi è stato innalzato, la Croce che appare come il segno dell’abbandono, della solitudine, del fallimento, è diventato un nuovo inizio: dalla profondità della morte si innalza la promessa della vita eterna, sulla Croce brilla già lo splendore vittorioso dell’alba del giorno di Pasqua”.

 
E allora contemplare la Via Crucis non è altro che “apprendere l’immensa lezione di amore che Dio ci ha dato sulla Croce”. Perché, ha proseguito Benedetto XVI “nasca in noi un rinnovato desiderio di convertire il nostro cuore vivendo ogni giorno lo stesso amore, l’unica forza capace di cambiare il mondo”. Amore che è sorretto dalla grazia della Risurrezione, sicchè..

 
"... i nostri insuccessi, le nostre delusioni, le nostre amarezze, che sembrano segnare il crollo di tutto, sono illuminate dalla speranza. L’atto di amore della Croce viene confermato dal Padre e la luce sfolgorante della Risurrezione tutto avvolge e trasforma: dal tradimento può nascere l’amicizia, dal rinnegamento il perdono, dall’odio l’amore".

 
Benedetto XVI è stato accolto con un caloroso applauso dalla folla che ha meditato sulle riflessioni proposte dal cardinale Camillo Ruini.

 
Il porporato, nei suoi testi, ha invitato a guardare “al male e al peccato che abitano” nell’uomo, a percorrere un itinerario di penitenza e di conversione, a riflettere sull’immane dolore fisico vissuto da Gesù, che si è fatto solidale con coloro che soffrono invitando così anche tutti noi ad essere solidali gli uni verso gli altri, con il cuore e attraverso gesti concreti:

 
“Libera la nostra volontà dalla presunzione … ingenua e infondata, di poter costruire da soli la nostra felicità e il senso della nostra vita”.

 
Il Papa ha pregato così all’inizio della Via Crucis introducendo i fedeli a quella pia pratica che al Colosseo è stata istituita nel 1750 da Benedetto XIV. Era stato San Leonardo da Porto Maurizio a chiedere di poter costruire nell’anfiteatro Flavio 14 edicole a ricordo della Passione di Gesù. Benedetto XIV lo concesse dichiarando sacro il monumento più grande della romanità per il sangue che, secondo la tradizione di allora, vi avrebbero versato i martiri. Per conservarlo, dunque, Benedetto XIV ed altri suoi successori ne hanno disposto restauri e ristrutturazioni impedendo che il suo travertino venisse impiegato, come era accaduto, per altre costruzioni.

 
(lettore)
Dodicesima stazione
Gesù muore sulla Croce

 
Giunti al termine del percorso che Cristo ha affrontato per arrivare al Golgota sorgono gli interrogativi. Gesù spira e tutto ci appare oscuro e misterioso, ma in realtà è un altro l’atteggiamento con il quale porsi dinanzi alla Croce:

 
(Paola Quattrini)
“Di fronte alla morte di Gesù la nostra risposta è il silenzio dell’adorazione. Così ci affidiamo a lui, ci mettiamo nelle sue mani, chiedendogli che niente, nella nostra vita come nella nostra morte, ci possa mai separare da lui”.

 
Affidarsi a Dio, dunque, questa è la strada per affrontare cristianamente la vita, come invita a fare la meditazione della tredicesima stazione:

 
(Orazio Coclite)
"Per essere veramente cristiani, infatti, per poter seguire davvero Gesù, bisogna essere legati a lui con tutto quello che c’è dentro di noi: la mente, la volontà, il cuore, le nostre piccole e grandi scelte quotidiane. Soltanto così Dio potrà stare al centro della nostra vita, non ridursi a una consolazione che dovrebbe essere sempre disponibile, senza interferire però con gli interessi concreti in base ai quali operiamo”.

 
E nel giorno che prelude alla Pasqua l’invito è ad un momento di pausa, ma solo per prendere coscienza del cammino rischiarato da Cristo:

 
(Luca Lionello)
“Davanti al sepolcro di Gesù sostiamo in preghiera, chiedendo a Dio quegli occhi della fede che ci consentono di unirci ai testimoni della sua risurrezione. Così il cammino della croce diventa anche per noi sorgente di vita”.

 
L’insegnamento da trarre dalla Via Crucis, è dunque saper portare con amore le croci quotidiane, ha suggerito Benedetto XVI, nella certezza che ad illuminarle è il fulgore della Pasqua.

 
(canto)







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