2010-04-03 15:20:47

Il cardinale Poletto: c'è la volontà di attaccare la Chiesa


"La luce della Pasqua illumina la Sindone": è il titolo del messaggio pasquale del cardinale arcivescovo di Torino, Severino Poletto, indirizzato ai fedeli della sua diocesi. "Celebrata la Pasqua - si legge nel messaggio del porporato - saremo ancora invitati a continuare la nostra meditazione sulla Passione e Risurrezione di Gesù venerando, da pellegrini credenti e fiduciosi, la Santa Sindone che per sei settimane rimarrà esposta nella nostra Cattedrale". L'ostensione della Sindone, sottolinea il messaggio, vivrà il suo momento culminante con la visita pastorale del Papa a Torino, il 2 maggio prossimo. Al microfono di Luca Collodi, il cardinale Poletto si sofferma sul sul contenuto del messaggio pasquale:RealAudioMP3

R. – Mandando alla mia diocesi un messaggio di augurio pasquale, ho voluto intitolare questo messaggio “La luce della Pasqua illumina la Sindone”, perché noi celebriamo la Pasqua e ringraziamo il Signore che con la sua Resurrezione ha vinto la morte e ha espiato i nostri peccati con il sacrificio della sua vita, offerto sulla Croce: ma la Sindone continua ad essere una meditazione prolungata sulla sofferenza di Gesù. Quando i pellegrini verranno a visitare la Sindone avranno modo di ripercorrere con silenzio, preghiera, meditazione, tutta l’immane e tragica sofferenza subita da Gesù durante la sua Passione e commuoversi di fronte all’amore, perché per amore Cristo ha sofferto.

 
D. – Cardinale Poletto, attraverso la sofferenza, Cristo ha offerto una nuova possibilità di vita per l’uomo, ma come possiamo far accettare la sofferenza sul piano umano a noi cristiani di oggi?

 
R. – L’ostensione della Sindone ci presenta la Passione e la sofferenza di Gesù, l’Innocente per eccellenza, perché Figlio di Dio; ma nello stesso tempo illumina e dà significato alla sofferenza umana. La sofferenza rimane, comunque, sempre un mistero. Dobbiamo riconoscere che noi non sappiamo dire perché a me o a te o a lui è capitato questo o quell’altro tipo di sofferenza o di croce o di prova o di difficoltà; resta, comunque, un mistero, ma contemplato alla luce del Cristo, che morendo e soffrendo per noi dice: “Vedi, io sono innocente più di tutti voi, tuttavia ho scelto la sofferenza, perciò cerca di capire che la sofferenza accettata e offerta ha un significato di redenzione per te e per l’umanità”. E lì, dunque, guardando il Cristo, inchiodato sulla Croce, noi possiamo trovare la forza per portare le nostre croci.

 
D. – Anche la Chiesa sta soffrendo, sta portando la sua croce...

 
R. – Se persone consacrate come sacerdoti non sono stati fedeli al loro impegno di castità e hanno abusato di altre persone, soprattutto minori, dobbiamo chiedere perdono, vergognarci anche e pentirci di questo. E dobbiamo essere solidali con le vittime e collaborare con la magistratura perché faccia il suo corso. Però io dico che dobbiamo stare attenti. Per esempio, si parla di preti pedofili, come se tutti i preti fossero pedofili, quando magari ce ne è uno per mille o uno per cento, e gli altri 99? E i preti santi? E i preti che danno la loro vita dalla mattina alla sera al servizio degli altri, dei poveri e così via, chi ne parla? Qui ho l’impressione che ci sia una volontà di attaccare la Chiesa e lo si è visto anche nei tentativi di raggiungere addirittura l’intoccabile e grandissima figura di Sua Santità, Benedetto XVI, che su queste cose è sempre stato chiaro e intransigente. Quindi, non vorrei che fosse una macchinazione contro la Chiesa. Il demonio è sempre all’opera, si serve di tutto. Stiamo attenti, però, a non generalizzare e a non dimenticarci mai che la Chiesa è peccatrice, perché fatta di noi, persone umane che possiamo peccare, ma è anche santa, perché ha come capo Gesù Cristo, che la santifica, la sostiene e la guida. (Montaggio a cura di Maria Brigini)







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