L'agenzia Migranti-press invita a non chiudere il cuore ai morenti della Terra
Dove celebreremo la Pasqua, quest'anno? “Non lo so. Forse in trincea, di fronte ai
fratelli, in carcere, in un campo di concentramento, sulle rovine delle chiese. Non
importa dove celebreremo la Pasqua. Noi sappiamo che la Pasqua è, e che nessuna fobia
atea e disumana ce la può togliere, perché il Calvario è rimasto in piedi dappertutto.
La nostra Pasqua è il Cristo crocifisso. E la Pasqua egli la fa lo stesso. Scende
sulle piazze, lungo le strade, negli ospedali, nelle prigioni, ovunque è fame, dolore,
oppressione, martirio”. E’ quanto scrive mons. Giancarlo Perego nell’editoriale dell’ultimo
numero dell’agenzia di stampa “Migranti-press”. “Quando la Terra è piena di morenti,
non si può chiudere il cuore alle loro voci estreme. Almeno un gemito arriverà fino
al più distratto di noi. Se non sarà quello del Cristo che muore crocifisso sul legno
del Calvario, sarà il gemito di coloro che muoiono crocifissi sul fango, sulla sabbia,
sulla roccia, o dentro le carlinghe d'alluminio, gli scafi corazzati, i carri di ferro;
spiega: “cambiano le croci, ma la croce resta, e da ognuna di esse il Morente parla
come dalla croce del Calvario”. (R.P.)