2010-04-02 15:19:15

Il cardinale Bagnasco: "torniamo a Cristo per vincere le menzogne del mondo"


Viviamo in un mondo che proclama, menzognero, che la vita è “godimento a qualunque costo”. E’ quanto ha detto l’arcivescovo di Genova e presidente della Conferenza Episcopale Italiana, cardinale Angelo Bagnasco, nella Messa ‘In Coena Domini’ celebrata nella cattedrale di San Lorenzo. Oggi si diffonde il pensiero secondo cui “il mondo è dei furbi e dei forti”. Il sacrificio e la fatica - ha aggiunto il porporato - sono visti come “mali da evitare, anzi da bandire perché incompatibili con la gioia”. Si è diffusa l’dea secondo cui bisogna spendersi “solo per le proprie visioni particolari”. La fedeltà agli affetti e ai doveri quotidiani – ha poi detto il cardinale Bagnasco - “è ingenua rinuncia alle avventure che la vita offre”. Nel mondo odierno si “predica che non esistono valori buoni e vincolanti per tutti, ma che ognuno si fa i suoi”. E’ una visione che “non soddisfa l'uomo”. La cultura diffusa – ha osservato il presidente della Cei le cui parole sono state riprese dal Sir - fa sentire banale e noiosa l'esistenza in particolare per i giovani “che il cinismo della cultura nichilista spinge a subire la vita”. Di questa “noia” e di questo “vuoto” sono testimonianza “la violenza e il disprezzo della vita umana, specialmente quando è debole e non efficiente”. L’invito dell’arcivescovo di Genova è di tornare a Cristo: “Guardiamolo nel suo porsi in ginocchio davanti all’uomo. Egli ci fa vedere che la verità dell’amore è la vita che si dona a prezzo di se stessa”. Non si deve poi dimenticare - ha proseguito - la vita umile di tanti, che nel nascondimento spendono la vita a servizio dei fratelli: in famiglia, tra i malati, i deboli e i piccoli. Ai sacerdoti presenti l’arcivescovo di Genova ha, infine, ricordato l'Anno Sacerdotale: “Le esigenze della santità sono il nostro dovere perché se saremo pastori santi serviremo meglio la Chiesa, e saremo noi stessi veramente felici. I limiti umani sono anche nostri, così insufficienze e peccati; ma il fiume della santità sacerdotale e pastorale è immenso e da duemila anni scorre fino a noi”. (A.L.)







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