Haiti: il nunzio mette in guardia i donatori sul corretto utilizzo dei fondi per la
ricostruzione
I Paesi donatori hanno quasi raggiunto la somma necessario per la ricostruzione di
Haiti, ora bisogna impegnarsi affinché questi fondi siamo realmente impiegati. È il
monito espresso da mons. Bernardito Auza, nunzio apostolico della Santa Sede ad Haiti,
interpellato al termine della Conferenza di New York, durante la quale i Paesi donatori
hanno promesso 5,3 miliardi di dollari nei prossimi 18 mesi e fino a 9,9 miliardi
di dollari negli anni successivi. “Se tutta la somma promessa sarà davvero impiegata
– spiega il presule al Sir -, potremmo vedere, in due anni, una bella differenza nella
creazione di infrastrutture e nella capacità amministrativa di questo Paese”. “Il
governo di Haiti ha chiesto 11,5 miliardi di dollari per la ricostruzione – aggiunge
mons. Auza -. La somma è stata quasi raggiunta con circa 10 miliardi promessi. 5,3
miliardi sono per i primi due anni. La cifra calcolata a Santo Domingo prima di New
York era, se non erro, 4 miliardi per i prossimi 18 mesi, dunque stiamo li”. Sono
sufficienti? “Dipende da cosa si vuole fare o "rifondare" – risponde il nunzio -:
ormai non si parla più di ricostruzione, perché ricostruire quello che c’era prima
sarebbe troppo poco e non assicurerebbe lo sviluppo d'Haiti”. “Non sono un esperto
in materia – precisa poi il nunzio -. So solo che anche se tutta la somma fosse sborsata,
una gran parte rimarrà nei capitali dei donatori, come si sa nell’ambito della comunità
internazionale: analisi, piani, esperti, valutazioni, incontri ecc”. “Spero di avere
torto – ammonisce nuovamente mons. Auza -, ma temo che le somme promesse siano in
parte già spese. Qui ad Haiti circola la paura che un donatore possa dare 1,2 miliardi,
ma magari 900 milioni di quella somma sono già stati spesi nelle operazioni post-terremoto
fino ad oggi. Allora non resterebbero che 300 milioni per la ‘rifondazione’. Spero
che sia solo un’invenzione o il frutto di un certo cinismo”. Il nunzio auspica inoltre
che “una parte di quella somma sia impiegata nella ricostruzione delle scuole private,
tra cui quelle cattoliche”, visto che “il settore privato ha in mano il 90% delle
scuole di Haiti”. (M.G.)