2010-04-01 15:23:24

La Cina annuncia la sua linea sul nucleare iraniano


La controversia internazionale sul discusso programma nucleare iraniano coinvolge anche la Cina. Dopo le dichiarazioni dell’ambasciatore statunitense all’Onu, Susan Rice, che aveva affermato la disponibilità di Pechino ad avviare sanzioni contro Teheran, stamani la Repubblica popolare ha puntualizzato la sua posizione, annunciando di voler continuare a privilegiare sul dossier nucleare iraniano la soluzione pacifica. Intanto, il presidente cinese, Hu Jintao, ha annunciato la propria partecipazione al summit internazionale sulla sicurezza nucleare in programma il 12 e 13 aprile a Washington e oggi il capo negoziatore iraniano per il nucleare, Said Jalili, si trova proprio a Pechino per colloqui. Sulla posizione cinese, Giancarlo La Vella ha intervistato Francesco Sisci, corrispondente a Pechino per il quotidiano La Stampa: RealAudioMP3

R. – Per la Cina, la priorità assoluta è il buon rapporto con l’America, che era stato poi il passo con cui erano cominciati i rapporti tra Cina e Stati Uniti, con la presidenza Obama. E in realtà, alla fine dell’anno - dopo il Vertice di Copenaghen, dopo la vicenda Google - questo buon rapporto si era andato sfilacciando. E' importante per Pechino, ma anche per Washington, che aveva scommesso così tanto su questa intesa bilaterale, avere una conferma di un rapporto solido. L’Iran è in un punto di partenza importante, che mostra come Pechino voglia collaborare con l’America su questioni internazionali.
 
D. – Le questioni sulle quali trovare una convergenza?
 
R. – La Nord Corea, perché Pyongyang è restia a farsi manipolare e a subire le pressioni da chiunque. L’Afghanistan è una materia più delicata, perché significa mandare delle truppe, e su questo i cinesi sono più in difficoltà, perché hanno timore di entrare poi, in sostanza, in guerra in un territorio che non gli appartiene. L’altro terreno delicato e importante a livello globale è quello della rivalutazione della moneta cinese sul dollaro. Questa, però, è una questione molto complessa, che potrebbe tradursi in massiccia disoccupazione in Cina e quindi è molto più delicata da affrontare.
 
Pakistan, un commando di talebani distrugge 5 scuole e un dispensario sanitario
Un commando talebano ha gravemente danneggiato ieri cinque scuole e un dispensario sanitario nella zona tribale della Orakzay Agency, nel Pakistan nordoccidentale, dove nel corso di un'operazione dell'esercito otto insorti sono stati uccisi. Secondo quanto hanno riferito fonti locali, le scuole - che si trovavano a Spin Kada, Dhand Garhi e Shalon Talab - sono prima state incendiate e quindi fatte saltare con esplosivo. Intanto, nell'ambito di un’operazione militare cominciata una settimana fa, elicotteri blindati hanno attaccato posizioni degli insorti a Merobek, Surgul, Sherin Dara e Bezot, uccidendo otto ribelli.

Karzai accusa la comunità internazionale per i presunti brogli elettorali
In Afghanistan, il presidente, Hamid Karzai, ha sferrato un duro attacco contro la comunità internazionale, in relazione ai brogli elettorali nelle presidenziali del 20 agosto scorso. Le irregolarità – ha detto il capo di Stato di Kabul – sono state organizzate anche dai rappresentanti di Nazioni Unite, Unione Europea e ambasciate. La denuncia di Karzai avviene 24 ore dopo che il parlamento ha bocciato un decreto di riforma della legge elettorale da lui preparato in vista delle legislative di settembre.

Dopo le tensioni l’ambasciatore turco negli Usa torna a Washington
L'ambasciatore turco negli Stati Uniti, Namik Tan - che il 4 marzo scorso venne richiamato in patria dopo il voto di una Commissione della Camera dei rappresentanti americana che aveva definito “un genocidio” il massacro degli armeni avvenuto tra il 1915 e il 1917 - tornerà tra qualche giorno a Washington. Lo ha detto all'Ansa lo stesso diplomatico. L'ambasciatore turco dovrebbe comunque rientrare a Washington prima del prossimo 12 aprile, giorno in cui il premier turco, Tayyip Erdogan, secondo indiscrezioni di stampa, “molto probabilmente” dovrebbe recarsi negli Usa per partecipare ad un vertice internazionale sulla sicurezza nucleare. Proprio ieri l'altro, il governo di Ankara aveva deciso di rimandare a Stoccolma l'ambasciatore turco in Svezia, la signora Zergun Koruturk, richiamata in patria per consultazioni lo scorso 11 marzo, subito dopo che il parlamento svedese aveva approvato una mozione analoga a quella passata alla Commissione esteri del Congresso Usa.

Attentato e evasione di detenuti nel sud dello Yemen
Almeno trenta detenuti, sostenitori del movimento secessionista dello Yemen meridionale, sono evasi dalla prigione di Daleh, nel sud, dopo l'esplosione di una bomba. Secondo la polizia, la bomba è stata lanciata da secessionisti arrestati che hanno scatenato un’enorme rissa con la polizia del carcere. I separatisti sudisti erano stati arrestati per aver partecipato ad una manifestazione a Daleh (280 km a sud della capitale Sanaa) organizzata dal Movimento sudista, un'alleanza di forze che propugnano la secessione del sud dello Yemen o una soluzione federale. Approfittando della confusione scoppiata dopo l'attentato, tra i 30 e i 40 detenuti sono evasi dal carcere.

Emergenza Darfur, il leader dell’opposizione in Sudan non si presenterà alle elezioni
Il candidato degli ex ribelli del Movimento per la liberazione del Sudan (Splm), Yasser Arman, ha deciso ieri di ritirarsi dalle elezioni presidenziali del prossimo mese. Alla base della scelta del principale oppositore all’attuale capo di Stato, Omar el-Béchir, lo stato di emergenza nella turbolenta regione del Darfur. Un portavoce dell'Splm ha tuttavia annunciato che il movimento presenterà propri candidati alle elezioni regionali e legislative che si terranno tra l'11 e il 13 aprile, in contemporanea con le presidenziali.

La Corte penale internazionale indagherà sulle violenze in Kenya nel 2008
Via libera della Corte penale internazionale alle indagini sulle violenze compiute in Kenya dopo le elezioni del 2008. Le aveva chieste, lo scorso novembre, il procuratore, Louis Moreno Ocampo, per accertare le responsabilità degli scontri etnici scoppiati in seguito alla contestata elezione del presidente, Mwai Kibaki. (Panoramica internazionale a cura di Fausta Speranza) 
Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIV no. 91
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