Argentina: Pasqua nel segno della giustizia sociale per i vescovi della Patagonia
Mancanza di lavoro, povertà ed esclusione sociale. È tutto incentrato sulla situazione
sociale in Argentina il messaggio in vista della Pasqua dei vescovi della Patagonia.
“Come Chiesa che cammina in Patagonia, in vista delle celebrazioni del Bicentenario
della nostra patria vogliamo che la Pasqua rinnovi il nostro impegno a costruire la
patria a cui tutti aneliamo. Non possiamo credere in Cristo Resuscitato e lasciare
da parte il nostro impegno per cambiare la realtà”, si legge nel testo rivolto ai
fedeli e ripreso dalla Misna. I presuli auspicano una patria “dove tutti possano avere
una casa per vivere e convivere con dignità” e che lo spirito della Pasqua possa
“riunire e rendere un insieme persone in cui ci si scopre fratelli”, sottolineando
tuttavia che oggi in Argentina, esistono “situazioni che attentano a questa vocazione
profonda di fraternità”. Per risollevare l’economia osservano i presuli, “non rappresentano
una soluzione adeguata i mega-progetti che non tengono conto della preservazione dell’ambiente
e arricchiscono pochi ipotecando il futuro”. L’assistenza sanitaria pubblica “come
bene per tutti – aggiungono - è sempre più difficile da ottenere” e “l’assenza di
creatività ed efficacia di molti funzionari pubblici nel ricevere, ascoltare e dare
risposta ai molteplici conflitti che potevano essere evitati”. Cristo “che rende nuove
tutte le cose, in questa Pasqua vuole aprirci gli occhi affinché non ci abituiamo
a vivere nell’indifferenza e nell’isolamento”. Tuttavia, spiegano i vescovi, oltre
i problemi esistono anche “persone che credono nella cultura del lavoro, nella sobrietà
e nella condivisione, uomini e donne che credono nella forza trasformatrice di unirsi
per affrontare i problemi…iniziative diverse per includere nella vita sociale bambini,
adolescenti, anziani e malati che la società consumista considera ‘avanzi’. Si tratta
certamente – concludono i vescovi - di piccoli fatti che non sempre appaiono sui giornali
o sui mezzi di comunicazione, ma che hanno in sé la forza del cambiamento”. (M.G.)