Aiuti per Haiti: 9 miliardi in 10 anni dai Paesi donatori. L'impegno della Chiesa
Nove miliardi dollari in dieci anni: la risposta di solidarietà della comunità internazionale
alle necessità di Haiti, colpita dal terremoto del 12 gennaio scorso. Si è conclusa
ieri sera la Conferenza per la ricostruzione del piccolo Paese caraibico, ospitata
nel Palazzo di Vetro dell’Onu a New York. Presente ai lavori anche una delegazione
vaticana. Il servizio di Roberta Gisotti.
“Dobbiamo
gettare le basi per la ripresa di Haiti sul lungo termine”, aveva auspicato il direttore
generale dell’Onu Ban Ki-moon in apertura della Conferenza dei Paesi donatori, 130
le delegazioni, oltre quella della Santa Sede, che ha perorato la piena cancellazione
del debito estero di Haiti e sollecitato che i programmi pubblici e privati per la
ricostruzione portino al “pieno e leale inserimento nel sistema economico mondiale
di Haiti”, che - ricordiamo - era il Paese più povero dell’emisfero occidentale ben
da prima del terremoto. Terremoto che ha sepolto sotto le macerie oltre 200 mila persone
e lasciato senza tetto nella disperazione un milione e mezzo di abitanti.
Allora
che cosa è stato deciso a New York? Gli aiuti complessivi saranno di 9 miliardi di
dollari nell’arco di 10 anni. L’Onu ne aveva chiesti 11,5. Ma l’impegno di stanziarne
5,3 miliardi già nei prossimi due anni è superiore alle attese del governo di Port-au-Prince
di averne 3,9 miliardi. 250 milioni di dollari aggiuntivi li offre la Banca Mondiale,
che ha pure annunciato la cancellazione del debito di Haiti di 39 miliardi. Soddisfazione
dunque generale. “Sarà un processo di finanziamento trasparente, verrà controllato
passo passo”, ha assicurato il segretario di Stato Usa, Hillary Clinton, che farà
affidamento sul marito Bill Clinton, nominato responsabile delle supervisione dei
fondi assieme al premier haitiano, Jean-Max Bellerive. Gli Stati Uniti sono il Paese
maggior donatore con 1,15 miliardi di dollari, che si aggiungono ai 2,8 miliardi mobilitati
dal presidente Obama subito dopo il sisma, mentre l’Unione Europea offrirà 1,6 miliardi,
che uniti ai contributi già versati e ai fondi raccolti dai cittadini europei nell’immediato
della calamità – ha dichiarato Catherine Ashton - si arriva a circa 3 miliardi di
dollari.
Generoso e tempestivo anche l’intervento
offerto dalla Chiesa cattolica e dai fedeli in tutto il mondo. La Caritas internationalis,
nel primo mese dopo il terremoto, ha raccolto 200 milioni di dollari in 40 Paesi,
mentre altri vari organismi cattolici hanno inviato ad Haiti oltre 90 milioni di dollari
per i bisogni più urgenti, e molti fedeli - dopo gli appelli di Benedetto XVI - hanno
fatto donazioni a enti pubblici e privati nazionali e internazionali ed ancora numerose
istituzioni e migliaia di persone, volontarie sul campo, si sono attivati per distribuire
gli aiuti dell’Onu, dei governi e delle organizzazioni umanitarie, che non hanno strutture
permanenti ad Haiti. Il contributo offerto da enti religiosi e Ong locali - ha assicurato
la delegazione della Santa Sede - è stato significativo e continuerà a lungo dopo
che organizzazioni internazionali e Ong avranno lasciato Haiti. La rete degli aiuti
della Chiesa cattolica sarà quindi impegnata nei prossimi 5 anni in progetti di ricostruzione,
che interesseranno diversi ambiti: casa, sanità, mezzi di sussistenza, educazione.