Mongolia: il prefetto apostolico descrive la realtà di questa piccola Chiesa
650 fedeli, decine di catecumeni, 87 missionari da 24 Paesi e di diversi ordini religiosi,
quattro parrocchie e varie stazioni missionarie. Sono le cifre della giovane Chiesa
in Mongolia che nel 2012 festeggerà il suo ventesimo anniversario e quello dello stabilimento
dei rapporti diplomatici fra Santa Sede e Repubblica di Mongolia. Cifre di un successo
di cui è senz’altro soddisfatto l’unico vescovo cattolico del Paese, mons. Wenceslao
Padilla, Prefetto apostolico di Ulaanbaatar. “La mia gioia più grande è vedere questa
piccola Chiesa nata dal nulla diventare matura e osservare la crescita del numero
dei fedeli e delle attività della Chiesa”, ha dichiarato il presule in un’intervista
al quotidiano della diocesi di Orlando “Florida Catholic”, ripresa dall’agenzia Cns.
Il vescovo di origini filippine è stato uno dei primi religiosi giunti in Mongolia
nel luglio del 1992, quando venne aperta l’allora Missione cattolica di Ulan Bator,
affidata ai missionari della Congregazione del Cuore Immacolato di Maria. All’arrivo
di questo primo gruppo di missionari non c’era neanche un cattolico in Mongolia e
il lavoro dell’“implantatio Ecclesiae” dovette cominciare da zero. La Missione, elevata
a Prefettura apostolica di Ulaanbaatar nel luglio del 2002, è da sempre molto impegnata
sul fronte umanitario e della promozione umana. In questi progetti sono oggi coinvolte
diverse Congregazioni religiose, ma è significativo anche il contributo di tanti missionari
laici per lo più da Stati Uniti, Corea, Taiwan e Paesi europei. Il frutto di questa
opera di apostolato è stata appunto la costante crescita di fedeli in questo Paese
buddista: nel 1995 si contavano appena 14 cattolici mongoli, oggi sono 650, a cui
se ne aggiungeranno ben presto altri. La principale sfida oggi - spiega mons. Padilla
– è sostenere questi fedeli nella loro fede e l’impegno della Chiesa nel campo sociale,
dello sviluppo e della promozione umana. “Nel breve e nel lungo termine le varie e
numerose opere che abbiamo avviato dovranno essere continuate e sostenute”, ha detto
il vescovo, precisando che uno dei “problemi cronici” è quello di trovare i finanziamenti
necessari per questi progetti. (L.Z.)