2010-03-28 14:30:02

La Biblioteca Apostolica Vaticana digitalizza i suoi preziosi manoscritti. Il progetto illustrato dal prefetto, mons. Cesare Pasini


La Biblioteca Apostolica Vaticana ha avviato, da alcune settimane, un percorso di eccezionale importanza culturale e scientifica che mira alla digitalizzazione completa degli ottantamila manoscritti appartenenti ai suoi fondi. Il progetto tecnico innovativo, che potrà partire effettivamente quando saranno reperiti i finanziamenti necessari, è stato già ampiamente studiato, ma è entrato ora in una fase di vero e proprio collaudo. Sull’importanza storica del progetto, Fabio Colagrande ha intervistato mons. Cesare Pasini, prefetto della Biblioteca Apostolica Vaticana:RealAudioMP3

R. – Un progetto ormai perfezionato, che, speriamo, dovrà iniziare presto. Quando ci saranno i fondi adeguati dovrà iniziare la sua fase operativa. Certo possiamo chiamarlo storico, perché è la prima volta in cui tutto il posseduto manoscritto della Biblioteca potrà essere fotografato e quindi conservato e poi utilizzato per le mille maniere che servono agli studiosi o che servono in biblioteca, sempre a loro servizio.
 
D. – Vuole darci qualche cifra per capire la vastità di quest’operazione?
 
R. – Si prevede che le pagine da fotografare, digitalizzare siano 40 milioni. Poiché le fotografie sono ad alta definizione, tutto l’insieme informatico che ne verrà, si è calcolato possa aggirarsi sui 45 petabyte. L’unità petabyte consisterebbe in 45 milioni di miliardi di byte.
 
D. – La durata di massima prevista?
 
R. – Dieci anni, non necessariamente in sequenza: sono tre anni, più altri tre, più quattro. Se motivi di vario genere, anche eventualmente motivi di raccolta di fondi, richiedessero di procedere a tappe, dopo i primi tre anni il lavoro avrebbe già una sua consistenza e compiutezza e potrebbe quindi essere temporaneamente interrotto per riprendere gli altri tre anni e poi gli altri quattro.
 
D. – In cosa consiste questa fase di collaudo che avete già avviato?
 
R. – Noi la chiamiamo "testbet", quindi collaudo, e consiste nel testare tutto in miniatura: quindi, fare le fotografie dei manoscritti, vedere come vengono raccolte in un formato particolare di conservazione, il formato “fits”, che è un formato elementare, semplice, ma di garantita durevolezza. E' quello che usa la Nasa per conservare le proprie fotografie delle missioni spaziali; controllare che il software, che deve analizzare i dati, lo faccia in maniera adeguata, così che poi sia pronta tutta la filiera, non solo a livello di progetto teorico, ma anche a livello di verifica concreta di un certo numero, pur limitato di casi.
 
D. – Questa fase di collaudo è stata possibile anche grazie alla collaborazione di alcune società che vi hanno offerto il loro aiuto?
 
R. – E’ stato finanziato da Autonomy, una società inglese leader del settore informatico nel mondo, per controllarne l’efficienza, visto che si lavora anche con un software di loro produzione. In più una macchina di scanner ci è stata concessa a prestito gratuito dalla Metis. Si tratta di scanner preparati, affinché permettano la scannerizzazione delle immagini, senza rovinare i manoscritti, che sono collocati in maniera adeguata.
 
D. – Vuole farci qualche esempio dei vantaggi pratici che scaturiranno grazie a questa digitalizzazione dei preziosi e antichi documenti della Vaticana?
 
R. – Il primo vantaggio, che rimane a fondamento, è che noi conserviamo questi materiali e li conserviamo in una definizione di fotografia altissima e quindi sicura per il futuro. Vuol dire anche che non dovrò accedere sempre, continuamente, ai manoscritti, ma come primo approccio potrò guardare queste fotografie che avrò degli 80 mila manoscritti. Questo significa anche che potrò avere accesso a queste immagini da casa mia, tramite collegamenti in rete, on-line. C’è anche la possibilità di utilizzare un particolare software proprio per indagare nelle immagini. Potrei anche imbattermi in una certa scrittura o in una certa immagine. Ebbene, c’è un software che permette la ricerca di queste immagini, all’interno dell’intero posseduto della Biblioteca, in maniera estremamente agile ed estremamente intelligente. Immaginarsi, se lavorando sulla scrittura di un tale autore, metto dentro questo testo e dico: “Mi ritrovi qualcosa di simile?” Oppure lavorando su uno stemma di una famiglia nobile, di un Papa, di un qualcosa che storicamente è rilevante, dico: “Scusa, dove lo trovi, più o meno analogo?” Quando sarà attuabile sull’intero posseduto di 80 mila manoscritti, immaginatevi quali ulteriori conoscenze e scoperte si potranno fare, che invece ora sono più faticose.







All the contents on this site are copyrighted ©.