In Ecuador migliaia di minori lavoratori sostenuti dai progetti di Salesiani e Gesuiti
Il fenomeno del lavoro minorile in Ecuador ha il volto di un milione di bambini e
adolescenti lavoratori, pari al 18% della popolazione economicamente attiva. Lo riporta
l'Agenzia Fides che spiega come in un Paese dove il 54% della popolazione vive nella
morsa della povertà, il lavoro dei minori assume varie connotazioni: il 67% riguarda
il settore agricolo, il 15% il commercio e il restante 18% il settore terziario, l’artigianato
e il lavoro domestico. Una risposta importante viene dai progetti promossi da Salesiani
e Gesuiti, che da lungo tempo si prendono cura di migliaia di bambini e adolescenti
ecuadoregni. Dell’argomento si è discusso il 24 marzo scorso, all’Università Politecnica
Salesiana di Quito, in occasione della presentazione di uno studio sui diritti dell’infanzia
e sul lavoro minorile in Ecuador, realizzato da Cristiano Morsolin, esperto dell’Osservatorio
sull’America Latina "Selvas", che lavora dal 2001 in progetti di cooperazione internazionale
in Ecuador, Perù, Colombia e Brasile. Tra gli esempi citati dalla ricerca, l’iniziativa
del gesuita statunitense padre John Halligan, che 46 anni fa ha fondato il “Centro
del ragazzo lavoratore”, offrendo un’opportunità di dignità a 25 mila persone in quasi
mezzo secolo. I risultati sono soddisfacenti: il 42% dei bambini entrano nel Centro
senza aver completato la licenza elementare; di questi, l’85%, porta a termine le
scuole elementari o medie e il 64% continua a studiare dopo aver concluso la formazione
al Centro. Sulla stessa linea di lotta allo sfruttamento e di promozione dei diritti,
il progetto salesiano, che ha compiuto 30 anni di storia, accompagnando la crescita
di circa 8 mila bambini e adolescenti ogni anno. Nella metropoli industriale di Guayaquil
il programma si rivolge ai ragazzi di strada, alla prevenzione e gestione delle tossicodipendenze;
mentre nelle città come Esmeraldas predomina la problematica dei ragazzi afrodiscendenti,
con un forte impegno del vescovo mons. Eugenio Arellano per l’integrazione delle pandillas,
bande giovanili, nel tessuto sociale. (R.R.)