Il commento di padre Bruno Secondin al Vangelo della Domenica
Nella Domenica delle Palme la liturgia ci presenta l’ingresso messianico di Gesù a
Gerusalemme su un puledro d’asina. La folla loda Dio a gran voce, dicendo:
«Benedetto
colui che viene, il re, nel nome del Signore. Pace in cielo e
gloria nel più alto dei cieli!».
Su questo brano evangelico,
ascoltiamo il commento del padre carmelitano Bruno Secondin, professore di
Teologia spirituale alla Pontificia Università Gregoriana:
Entrare a
Gerusalemme cavalcando un asino non è proprio il massimo della solennità: ma per Gesù
anche questa forma è una scelta alternativa, come lo furono tante altre in quei tre
anni di vita pubblica. Eppure la folla lo acclama, l’entusiasmo esplode: “Benedetto
colui che viene, il re, nel nome del Signore!”. In quel rabbì a cavalcioni su un puledro,
passa un grande profeta, l’ispiratore di tanti sogni: la gente osannante lo ha capito.
Solo per i capi quel passaggio è insulto e rischio: vedono il loro prestigio scosso,
loro che amano farsi vedere in abiti solenni e farsi rispettare per il sussiego e
la rigidità. Allora quel Maestro va tolto di mezzo, perché troppo fuori schema, troppo
pericoloso, troppa gente lo segue. E in pochi giorni riusciranno a rovesciare la scena
e mettergli il popolo contro. Sullo sfondo di questa giornata di gioia e applausi
si staglia già il profilo della Croce e della morte. Una settimana di grandi emozioni
questa che comincia. È il centro della nostra fede: misterioso percorso di umiliazione
e di solidarietà redentrice.