In Italia vigilia delle elezioni che riguardano tredici regioni. Ieri si è chiusa
una campagna elettorale ravvivata soprattutto dalle polemiche sull’esclusione della
lista del Pdl a Roma e sulle regole dell’informazione politica televisiva. Preoccupazione
per una possibile ondata di astensionismo. Le sfide più importanti e delicate nel
Lazio e in Piemonte. Servizio di Giampiero Guadagni: Può essere considerata
un’occasione persa la campagna elettorale appena conclusa. Circa 41 milioni di italiani
sono chiamati a votare per eleggere 13 presidenti di regione e anche 4 presidenti
di provincia e 463 sindaci. Ma il confronto su temi concreti legati al territorio
è stato offuscato dai soliti scontri che caratterizzano la vita politica nazionale,
in particolare su giustizia e informazione. E anche le coalizioni sono nate più spesso
come laboratori per le prossime elezioni politiche che come risposte ad esigenze specifiche
delle singole regioni. Si vota, ricordiamo, in Piemonte, Lombardia, Veneto, Liguria,
Emilia Romagna, Toscana, Umbria, Marche, Lazio, Campania, Puglia, Basilicata e Calabria.
Il premier Berlusconi parla di nuova scelta di campo, ma sottolinea che qualunque
sarà il risultato il suo governo finirà la legislatura portando avanti le riforme.
Sull’altro fronte, il segretario del Pd Bersani afferma che in caso di successo del
centrosinistra dovrà cambiare l’agenda delle priorità del Governo. Ma in base a quali
criteri lunedì prossimo a scrutini ultimati una coalizione potrà dire di aver vinto?
Il punto di riferimento è il voto del 2005, che ha assegnato 11 regioni al centrosinistra
e due - Lombardia e Veneto - al centrodestra. I leader nazionali mostrano prudenza
e tengono bassa l’asticella. Per Berlusconi vince chi governerà la maggioranza degli
italiani. Bersani, da parte sua, punta a mantenere almeno sette regioni. Vuol dire
che la situazione è di sostanziale incertezza. Ma dall’impegno profuso dai leader
la chiave del voto sembra essere soprattutto il risultato del Lazio. Dove si affrontano
due donne. Renata Polverini, leader sindacalista candidata del centrodestra; ed Emma
Bonino, leader radicale candidata del centrosinistra. La Polverini ha sottoscritto
il manifesto del Forum delle associazioni familiari che impegna i candidati a sostenere
politiche familiari nei Consigli e nei Governi regionali. La Bonino parla invece di
interventi a favore della famiglia anagrafica e annuncia l’intenzione di riservarsi
la delega sul settore sanità. Proprio a livello regionale, ricordiamo, sono ad esempio
partite sperimentazioni sull’aborto chimico. In questo contesto, l’appello formulato
nei giorni scorsi dal presidente della Cei, cardinale Angelo Bagnasco, che ha ricordato
i valori non negoziabili, che fondano ogni altro valore sociale forte e sono principi
cardine nelle scelte elettorali: dignità delle persona, tutela della vita in tutte
le sue fasi, famiglia fondata sul matrimonio, libertà religiosa ed educativa.