Svizzera: sì della Commissione Giustizia e Pace alla revisione totale della legge
sulla nazionalità
Eliminare le discriminazioni e introdurre una maggiore coerenza nella procedura di
naturalizzazione dei cittadini elvetici: sono questi gli obiettivi indicati dalla
Commissione Giustizia e Pace svizzera nell’esprimere il suo sostegno alla revisione
totale della legge sulla nazionalità. In una lettera indirizzata all’Ufficio federale
delle migrazioni, l’organo episcopale per le questioni politiche, sociali ed economiche,
ricorda, in particolare, tre principi fondamentali: il rispetto dei diritti costituzionali,
l’eliminazione delle discriminazioni e la facilitazione della naturalizzazione per
i giovani. In primo luogo, quindi, Giustizia e Pace auspica che la revisione della
normativa segua alcune linee-guida: “Il diritto alla naturalizzazione non fa parte,
certamente, dei diritti fondamentali della persona umana. Esso si pone sullo stesso
piano dei diritti civili ai quali è strettamente legato”. Tuttavia, si legge nella
lettera, “la concessione della nazionalità mette in gioco i diritti fondamentali iscritti
nella Costituzione federale e nei trattati internazionali ratificati dalla Svizzera,
ovvero l’uguaglianza davanti alla legge, la non discriminazione e la tutela da eventuali
decisioni arbitrarie degli organi di Stato”. Quanto alle discriminazioni, i vescovi
svizzeri mettono in guardia dalle “grandi disparità di trattamento che si verificano
nei cantoni e nei comuni” proprio riguardo alla naturalizzazione. “Tali discriminazioni
– affermano i presuli – sono ingiuste ed arbitrarie. È auspicabile, quindi, un’uniformità
delle procedure legali ed amministrative” e “non è più sufficiente che la Confederazione
dia delle disposizioni minime; piuttosto, è bene che essa imponga dei principi saldi
che devono essere applicati da tutti i cantoni”. Poi, Giustizia e Pace si sofferma
su due punti fondamentali della revisione: da una parte, saluta con favore l’idea
di ridurre, la durata minima di soggiorno nel Paese. In questo modo, per ottenere
la naturalizzazione basterebbe un soggiorno di otto anni e non più di dodici, “in
conformità con la Convenzione europea sulla nazionalità del 1997 a cui la Svizzera
deve attenersi”. Dall’altra, però, la Commissione si oppone alla proposta di “porre,
come condizione per fare domanda di naturalizzazione, il possesso del permesso C”,
ovvero la concessione di residenza permanente che viene data a coloro che hanno vissuto
in Svizzera per almeno cinque anni consecutivi. Per i vescovi, tale proposta “rischia
di introdurre delle discriminazioni, soprattutto nei confronti dei rifugiati di Paesi
non europei, i quali potrebbero prorogare in mondo arbitrario il tempo di attesa”
per ottenere il permesso. Infine, Giustizia e Pace chiede di facilitare la naturalizzazione
dei giovani, in particolare di quelli di terza generazione, ed esprime apprezzamento
per l’iniziativa parlamentare “La Svizzera deve riconoscere i propri figli”, che mira
ad ottenere una naturalizzazione agevolata proprio per gli stranieri della terza generazione
nati nel Paese elvetico. (I.P.)