2010-03-25 15:24:00

Svizzera: sì della Commissione Giustizia e Pace alla revisione totale della legge sulla nazionalità


Eliminare le discriminazioni e introdurre una maggiore coerenza nella procedura di naturalizzazione dei cittadini elvetici: sono questi gli obiettivi indicati dalla Commissione Giustizia e Pace svizzera nell’esprimere il suo sostegno alla revisione totale della legge sulla nazionalità. In una lettera indirizzata all’Ufficio federale delle migrazioni, l’organo episcopale per le questioni politiche, sociali ed economiche, ricorda, in particolare, tre principi fondamentali: il rispetto dei diritti costituzionali, l’eliminazione delle discriminazioni e la facilitazione della naturalizzazione per i giovani. In primo luogo, quindi, Giustizia e Pace auspica che la revisione della normativa segua alcune linee-guida: “Il diritto alla naturalizzazione non fa parte, certamente, dei diritti fondamentali della persona umana. Esso si pone sullo stesso piano dei diritti civili ai quali è strettamente legato”. Tuttavia, si legge nella lettera, “la concessione della nazionalità mette in gioco i diritti fondamentali iscritti nella Costituzione federale e nei trattati internazionali ratificati dalla Svizzera, ovvero l’uguaglianza davanti alla legge, la non discriminazione e la tutela da eventuali decisioni arbitrarie degli organi di Stato”. Quanto alle discriminazioni, i vescovi svizzeri mettono in guardia dalle “grandi disparità di trattamento che si verificano nei cantoni e nei comuni” proprio riguardo alla naturalizzazione. “Tali discriminazioni – affermano i presuli – sono ingiuste ed arbitrarie. È auspicabile, quindi, un’uniformità delle procedure legali ed amministrative” e “non è più sufficiente che la Confederazione dia delle disposizioni minime; piuttosto, è bene che essa imponga dei principi saldi che devono essere applicati da tutti i cantoni”. Poi, Giustizia e Pace si sofferma su due punti fondamentali della revisione: da una parte, saluta con favore l’idea di ridurre, la durata minima di soggiorno nel Paese. In questo modo, per ottenere la naturalizzazione basterebbe un soggiorno di otto anni e non più di dodici, “in conformità con la Convenzione europea sulla nazionalità del 1997 a cui la Svizzera deve attenersi”. Dall’altra, però, la Commissione si oppone alla proposta di “porre, come condizione per fare domanda di naturalizzazione, il possesso del permesso C”, ovvero la concessione di residenza permanente che viene data a coloro che hanno vissuto in Svizzera per almeno cinque anni consecutivi. Per i vescovi, tale proposta “rischia di introdurre delle discriminazioni, soprattutto nei confronti dei rifugiati di Paesi non europei, i quali potrebbero prorogare in mondo arbitrario il tempo di attesa” per ottenere il permesso. Infine, Giustizia e Pace chiede di facilitare la naturalizzazione dei giovani, in particolare di quelli di terza generazione, ed esprime apprezzamento per l’iniziativa parlamentare “La Svizzera deve riconoscere i propri figli”, che mira ad ottenere una naturalizzazione agevolata proprio per gli stranieri della terza generazione nati nel Paese elvetico. (I.P.)







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