2010-03-25 14:16:19

In Piazza San Pietro l'incontro del Papa con i giovani per il 25.mo anniversario delle Gmg


Questa sera alle 20.30, in Piazza San Pietro, Benedetto XVI incontra i giovani della diocesi di Roma e del Lazio per festeggiare il 25.mo anniversario delle Giornate Mondiali della Gioventù. È ormai tradizione da anni questo momento di preghiera e di condivisione che coinvolge il Papa e le nuove generazioni il giovedì antecedente la Domenica delle Palme, giorno quest’ultimo in cui viene celebrata in tutto il mondo a livello diocesano la Giornata Mondiale della Gioventù. L'incontro col Papa sarà preceduto da un momento di animazione che avrà inizio alle 19.00. Ma quale bilancio si può fare delle Giornate Mondiali della Gioventù volute da Giovanni Paolo II e cosa significa ricordarle? Tiziana Campisi lo ha chiesto a don Maurizio Mirilli, direttore del Servizio per la pastorale giovanile della diocesi di Roma:RealAudioMP3

R. - Venticinque anni fa Giovanni Paolo II ebbe questa intuizione di convocare tutti i giovani per renderli protagonisti nella Chiesa e per dire loro di essere anche una voce credibile e forte da far risuonare un po’ in tutto il mondo.
 
D. – Quali sono stati i frutti delle Giornate Mondiali della Gioventù?
 
R. – Famiglie, famiglie cristiane, vocazioni sacerdotali, alla vita religiosa, missionari, soprattutto tanti laici giovani - adesso un po’ meno giovani, magari adulti - con il coraggio di essere testimoni fino in fondo. Certo i giovani che vanno alle Giornate Mondiali della Gioventù sono giovani come tutti gli altri, però questi giovani sono stati stimolati continuamente dal Papa, da Giovanni Paolo II prima e adesso da Benedetto XVI, a cercare la verità, a cercare di stare dietro a Gesù Cristo e a stargli dietro fino in fondo. Credo sia questo il desiderio che ha ciascun giovane che frequenta le parrocchie, i gruppi, i movimenti, le associazioni: quello di cercare, di desiderare in qualche maniera di vivere in pienezza la nostra esperienza cristiana, in mezzo a tanti dubbi, a tante difficoltà, a tanti problemi.
 
D. - Quanto le Giornate Mondiali della Gioventù hanno cambiato i giovani?
 
R. - Hanno cambiato i giovani nel senso che prima i cristiani in generale e in modo particolare i giovani erano molto chiusi nel proprio “ghetto”, nelle sagrestie, nelle parrocchie. Con questa invenzione di Giovanni Paolo II, tutta la Chiesa, in particolare il mondo giovanile è stato invitato a riconoscersi, a ritrovarsi, a unirsi e a mostrarsi con il coraggio di chi non si vergogna di essere cristiano, con la gioia di mostrare la bellezza del cristianesimo.
 
D. – Quale contributo hanno dato invece le Giornate Mondiali della Gioventù alla cristianità?
 
R. – Io credo il coraggio di mostrarsi per quello che si è, anche con le proprie debolezze, il coraggio di dire al mondo che si può essere cristiani fino in fondo da giovani. È un po’ come dire che la Chiesa è viva e giovane, usando le parole di Benedetto XVI. Le Giornate Mondiali della Gioventù nascono e continuano a esserci proprio per questo motivo, per dare spazio ai giovani che hanno bisogno di trovare il loro spazio nella Chiesa.
 
D. – Gmg: e poi?
 
R. – Poi c’è il lavoro quotidiano. Le Giornate Mondiali della Gioventù non si sostituiscono alla pastorale ordinaria, la pastorale ordinaria viene rilanciata, viene in qualche maniera sostenuta da questi eventi straordinari che si celebrano ogni tre anni e ogni anno a livello diocesano: sono delle occasioni per ritrovarsi insieme ma poi c’è la vita quotidiana che ovviamente va vissuta come si deve. Le Giornate Mondiali della Gioventù sono - come dire - un aiuto a coloro che già frequentano per ridare respiro ed entusiasmo in qualche maniera, ma sono anche un’occasione di annuncio e di missione nei confronti dei giovani lontani.







All the contents on this site are copyrighted ©.