Usa: il cardinale Mahony appoggia la riforma sull'immigrazione
Il cardinale Roger Mahony, arcivescovo di Los Angeles, ha osservato nell'edizione
di venerdì del Washington Post che la riforma dell'immigrazione è "corretta e giusta.
Questioni pubbliche su come gli immigrati interessano la nostra economia e la nostra
cultura sono appropriate e dovrebbero essere prese in considerazione dai nostri funzionari
eletti", ha scritto il porporato, ripreso dall'agenzia Zenit. "Fino a questo momento,
tali preoccupazioni hanno dominato il nostro dibattito nazionale sull'immigrazione,
ma dovremmo già conoscere la risposta. La nostra storia ha mostrato che gli immigrati
hanno aiutato a costruire questa Nazione e a farla diventare la maggiore democrazia
e superpotenza del mondo. La questione determinante e definitiva per il nostro Paese,
molto meno discussa, è se dovremmo accogliere o respingere l'eredità immigrata che
ci ha fatto tanto bene". Il cardinale ha quindi suggerito che la tendenza dell'attuale
sistema di immigrazione è "sgradevole", e ha segnalato che "solo le politiche repressive",
applicate per due decenni, non hanno fermato gli ingressi illegali negli Stati Uniti.
Negli ultimi dieci anni, infatti, il Paese ha speso più di 100.000 milioni di dollari
nella repressione e nello stesso periodo il numero di persone illegali negli USA è
aumentato da 7 a 11 milioni. Il sistema di immigrazione legale, ha aggiunto, è "antiquato
e inadeguato per le nostre necessità di lavoro futuro, soprattutto quando ci sarà
un recupero dell'economia. Il sistema di immigrazione basato sulla famiglia, che ha
aiutato le famiglie immigrate a rimanere unite e forti per decenni, è impossibile
e ora tiene le famiglie separate". Proponendo il caso di due giovani colpiti dal sistema
di immigrazione, il cardinale Mahony ha affermato che "forse l'aspetto più preoccupante
di tutto questo è come il sistema di immigrazione ci ha depresso come Nazione e ha
appannato il nostro carattere nazionale". La marcia a Washington, dichiara, "non cerca
solo di cambiare le nostre leggi nazionali sull'immigrazione, ma tratta del futuro
del nostro Paese. Non riguarda tanto gli immigrati quanto noi, la cittadinanza statunitense
e il tipo di società che desideriamo che ereditino le generazioni future. Possiamo
tornare alla nostra tradizione di Nazione di immigrati e accogliere e investire in
loro, oppure possiamo continuare a ripiegarci a detrimento dei nostri interessi",
ha concluso il porporato. (R.P.)