La denuncia del cardinale Sandri: Occidente indifferente di fronte alle discriminazioni
dei cristiani in Medio Oriente
I cristiani in Terra Santa e Medio Oriente stanno subendo gravi discriminazioni nell'indifferenza
dell'Occidente. È la denuncia lanciata dal cardinale Leonardo Sandri, prefetto
della Congregazione per le Chiese Orientali, nell'imminenza della Pasqua. Ascoltiamo
il porporato al microfono di Helene Destombes:
R. – Non
possiamo vivere nell’indifferenza, di fronte al dramma che stanno vivendo molti nostri
fratelli cristiani, al punto che devono andare altrove per trovare condizioni di vita,
di pace, di serenità per loro e per i loro figli. Loro hanno il diritto di continuare
a vivere nella patria dove sono nati. Lì ci sono tutti i ricordi fisici, geografici
concreti del passaggio di Gesù di Nazareth tra noi, il Figlio di Dio che si è fatto
uomo per la nostra salvezza. Non dobbiamo essere indifferenti, dobbiamo cercare con
tutte le nostre forze di dare tutto l’appoggio che possiamo a questi nostri fratelli.
Si fa ogni anno una colletta e il Venerdì Santo è il giorno simbolico di questa colletta,
che può essere fatta anche in un altro giorno. Ma l’importante è che noi non passiamo
indifferenti come il levita o il sacerdote, quando hanno trovato per la strada quell’uomo
che è stato malmenato dai ladri, che è stato calpestato nella sua vita, e colui che
l’ha aiutato di più non era ebreo. Quindi, non dobbiamo essere indifferenti: che non
passi davanti a noi il dramma della realtà del Medio Oriente, senza che ci sia da
parte nostra una risposta di generosità e di sensibilità, perché è una risposta di
generosità e di sensibilità a Gesù Cristo.
D. – Lei
parla d’indifferenza un anno dopo il viaggio del Papa in Terra Santa. I suoi numerosi
richiami alla pace sembrano non essere stati ascoltati...
R.
– Intanto, voglio dire che tutti gli anni notiamo una grande generosità da parte di
tutte le Chiese. Quindi, voglio innanzitutto dire grazie per tutto quello che avete
dato negli anni precedenti, nelle collette precedenti. E certamente questo contribuirà
anche quest’anno alla vita delle nostre comunità cattoliche. In generale, alla vita
delle opere della Chiesa partecipano tutti, anche i non cristiani: si aiutano gli
ospedali, le scuole, le università. Certamente, l’auspicio più grande, più intenso,
è che Gerusalemme sia veramente la città della pace. Gli appelli del Papa sono stati
tanti e ripetuti, pieni di passione: auspico che non siano soltanto ammirati, ma siano
anche degni di una risposta di impegno alla pace, alla concordia di tutte le componenti
di queste nazioni.
D. – Ha la speranza che il Sinodo
per il Medio Oriente, che è stato convocato dal Papa nell’ottobre prossimo, possa
sensibilizzare la comunità internazionale sul dramma che vivono i cristiani e i popoli
di questa regione?
R. – Sì, certamente, penso che
sarà un’occasione per riportare l’attenzione della Chiesa a questa regione, senz’altro.
Io mi auguro che questo Sinodo dia delle direttive per la vita della Chiesa, soprattutto
basate sul tema che lo stesso Papa ha posto per questo Sinodo: “Comunione e testimonianza”.
Se noi viviamo la nostra vita cristiana in comunione con Cristo e la testimoniamo
nella coerenza di ogni giorno, stiamo trasformando il mondo, anche se siamo un piccolo
gregge, un piccolo numero. La forza di Dio opera attraverso questa nostra identificazione
con Gesù, ed è questo il lavoro primario che devono fare le nostre Chiese, in modo
che il Sinodo sia veramente portatore di crescita della vita cristiana in tutta quest’area.