Italia: la maggioranza delle famiglie è senza figli
In Italia la maggioranza delle famiglie anagrafiche è senza figli (53,4%). Lo denuncia
il rapporto 2009 del Cisf, il Centro internazionale studi famiglia. Le famiglie con
un figlio sono il 21,9%, quelle che ne hanno due il 19,5%, quelle che ne hanno tre
il 4,4% e solo lo 0,7% quelle che ne ha quattro. L’Italia è dunque uno dei Paesi europei
dove i figli costano di più, se ne fanno meno e per questo – sottolinea lo studio
– va verso “il suicidio demografico”. Si rileva inoltre che la spesa media mensile
per i figli a carico è di oltre il 35% della spesa familiare totale. Il costo mensile
di mantenimento di un figlio va dai 317 ai 798 euro mensili. A questo si aggiunge
che la spesa sociale a favore dei bambini in Italia è dell’1,1 per cento del Pil,
molto meno del resto dei Paesi d’Europa, soprattutto di Francia e Germania. Francesca
Sabatinelli ha intervistato Pierpaolo Donati, sociologo e curatore del
rapporto.
R. – Quello
che emerge da queste quattromila interviste alle famiglie italiane sono dei grossi
divari tra il minimo e il massimo, più che negli altri Paesi. Le famiglie che fanno
fatica ad arrivare alla fine del mese sono la stragrande maggioranza, il gruppo maggioritario
di famiglie, il 43 per cento circa, sono famiglie marginali. Il figlio medio costa
dal 35 al 40 per cento del budget familiare, che è certamente una cifra molto elevata.
D. – Per questo voi avete sottolineato come la popolazione
italiana sopravviva perché rinuncia a fare figli?
R.
– Assolutamente sì. Il comportamento della famiglia italiana è quello che io ho chiamato
di un “malthusianesimo”, che punta a spendere il più possibile per il minimo dei figli.
Quindi, se ne ha uno, investe tutto il consumo, tutte le spese nell’unico figlio che
ha. Mediamente queste famiglie hanno 1,8 figli nelle classi più basse e 1,6 nelle
classi più alte, benestanti. Quindi, comunque, dei numeri molto bassi.
D.
– In questi anni è cambiata la mentalità genitoriale nei riguardi di quello che si
intende per mantenimento e crescita di un figlio?
R.
– In generale il figlio è diventato più un bene di consumo, nel senso che lo si paragona
ad altri generi di consumo. C’è stata una progressiva monetizzazione, quella che io
chiamo la mercificazione dei figli: il bambino non viene più considerato un valore
in sé, un bene meritorio, un “bene relazionale”, cioè una ricchezza delle relazioni
familiari e della comunità intorno, ma viene sempre più considerato come una forma
di auto-realizzazione dei genitori. Questa è una stortura culturale che va modificata.
D.
– Voi fate emergere in modo chiaro come la spesa sociale a favore di famiglie e bambini
in Italia sia al minimo rispetto agli altri Paesi europei...
R.
– Complessivamente l’Italia spende molto meno e, quindi, ha bisogno di allinearsi
a delle medie europee molto più elevate per le spese dei figli. Soprattutto, ha bisogno
di cambiare la qualità della politica per i figli. Noi prospettiamo una politica di
“welfare relazionale”, cioè i figli vanno trattati come un bene che arricchisce le
famiglie e, indirettamente, il tessuto sociale. Chiediamo soprattutto una nuova cultura
di quello che chiamiamo il welfare per i figli, quindi di trattare i bambini nell’ambito
della famiglia e di una politica familiare.