2010-03-24 15:04:10

Italia: la maggioranza delle famiglie è senza figli


In Italia la maggioranza delle famiglie anagrafiche è senza figli (53,4%). Lo denuncia il rapporto 2009 del Cisf, il Centro internazionale studi famiglia. Le famiglie con un figlio sono il 21,9%, quelle che ne hanno due il 19,5%, quelle che ne hanno tre il 4,4% e solo lo 0,7% quelle che ne ha quattro. L’Italia è dunque uno dei Paesi europei dove i figli costano di più, se ne fanno meno e per questo – sottolinea lo studio – va verso “il suicidio demografico”. Si rileva inoltre che la spesa media mensile per i figli a carico è di oltre il 35% della spesa familiare totale. Il costo mensile di mantenimento di un figlio va dai 317 ai 798 euro mensili. A questo si aggiunge che la spesa sociale a favore dei bambini in Italia è dell’1,1 per cento del Pil, molto meno del resto dei Paesi d’Europa, soprattutto di Francia e Germania. Francesca Sabatinelli ha intervistato Pierpaolo Donati, sociologo e curatore del rapporto.RealAudioMP3

R. – Quello che emerge da queste quattromila interviste alle famiglie italiane sono dei grossi divari tra il minimo e il massimo, più che negli altri Paesi. Le famiglie che fanno fatica ad arrivare alla fine del mese sono la stragrande maggioranza, il gruppo maggioritario di famiglie, il 43 per cento circa, sono famiglie marginali. Il figlio medio costa dal 35 al 40 per cento del budget familiare, che è certamente una cifra molto elevata.

 
D. – Per questo voi avete sottolineato come la popolazione italiana sopravviva perché rinuncia a fare figli?

 
R. – Assolutamente sì. Il comportamento della famiglia italiana è quello che io ho chiamato di un “malthusianesimo”, che punta a spendere il più possibile per il minimo dei figli. Quindi, se ne ha uno, investe tutto il consumo, tutte le spese nell’unico figlio che ha. Mediamente queste famiglie hanno 1,8 figli nelle classi più basse e 1,6 nelle classi più alte, benestanti. Quindi, comunque, dei numeri molto bassi.

 
D. – In questi anni è cambiata la mentalità genitoriale nei riguardi di quello che si intende per mantenimento e crescita di un figlio?

 
R. – In generale il figlio è diventato più un bene di consumo, nel senso che lo si paragona ad altri generi di consumo. C’è stata una progressiva monetizzazione, quella che io chiamo la mercificazione dei figli: il bambino non viene più considerato un valore in sé, un bene meritorio, un “bene relazionale”, cioè una ricchezza delle relazioni familiari e della comunità intorno, ma viene sempre più considerato come una forma di auto-realizzazione dei genitori. Questa è una stortura culturale che va modificata.

 
D. – Voi fate emergere in modo chiaro come la spesa sociale a favore di famiglie e bambini in Italia sia al minimo rispetto agli altri Paesi europei...

 
R. – Complessivamente l’Italia spende molto meno e, quindi, ha bisogno di allinearsi a delle medie europee molto più elevate per le spese dei figli. Soprattutto, ha bisogno di cambiare la qualità della politica per i figli. Noi prospettiamo una politica di “welfare relazionale”, cioè i figli vanno trattati come un bene che arricchisce le famiglie e, indirettamente, il tessuto sociale. Chiediamo soprattutto una nuova cultura di quello che chiamiamo il welfare per i figli, quindi di trattare i bambini nell’ambito della famiglia e di una politica familiare.







All the contents on this site are copyrighted ©.