Il Papa dedica l'udienza generale a Sant'Alberto Magno: tutto ciò che è realmente
razionale è compatibile con la fede
“Tra scienza e fede c’è amicizia”: Benedetto XVI ha parlato di un tema che gli è assai
caro oggi all’udienza generale. Presentando la figura di Sant’Alberto Magno, uomo
di grande cultura, dai molteplici interessi, e che oltre alla teologia si dedicò alle
scienze naturali, il Papa ha affermato che, come il “Doctor universalis”, anche “gli
uomini di scienza possono percorrere, attraverso la loro vocazione allo studio della
natura, un autentico e affascinante percorso di santità”. Il servizio di Tiziana
Campisi: Non
c’è opposizione tra scienza e fede, “nonostante alcuni episodi che si sono registrati
nella storia”: ne ha dato testimonianza Sant’Alberto Magno, domenicano vissuto nel
XIII secolo, uomo di vasta e profonda dottrina che ha professato i voti dopo aver
coltivato un intenso rapporto con Dio e aver conosciuto l’Ordine dei Predicatori.
Per mostrare che teologia e scienze naturali hanno saputo dialogare, Benedetto XVI
ha parlato del modo in cui il Dottore della Chiesa proclamato da Pio XI ha saputo
essere uomo di preghiera e attento osservatore dei fenomeni della natura:
"Egli
ha ancora molto da insegnare a noi… Un uomo di fede e di preghiera, quale fu Sant’Alberto
Magno, può coltivare serenamente lo studio delle scienze naturali e progredire nella
conoscenza del micro e del macrocosmo, scoprendo le leggi proprie della materia, poiché
tutto questo concorre ad alimentare la sete e l’amore di Dio. La Bibbia ci parla della
creazione come del primo linguaggio attraverso il quale Dio – che è somma intelligenza,
che è Logos – ci rivela qualcosa di sé". Grazie a Sant’Alberto,
ha detto il Papa, le verità della fede cristiana hanno incontrato la razionalità di
Aristotele, la sua lucidità e chiarezza nell’analizzare la struttura della realtà
e il valore e il fine delle azioni umane:
"E sta
qui uno dei grandi meriti di Sant’Alberto. Con rigore scientifico studiò le opere
di Aristotele, convinto che tutto ciò che è realmente razionale è compatibile con
la fede rivelata nelle Sacre Scritture". Sant’Alberto,
ha aggiunto Benedetto XVI, ha contribuito in pratica alla formazione di filosofia
e teologia come due saperi distinti, che convergono nell’unità della verità e che
in dialogo tra loro “cooperano armoniosamente alla scoperta dell’autentica vocazione
dell’uomo assetato di verità”. E come il religioso domenicano, in tanti, nelle loro
ricerche, hanno guardato a scienza e fede:
"Quanti
scienziati, infatti, sulla scia di Sant’Alberto Magno, hanno portato avanti le loro
ricerche ispirati da stupore e gratitudine di fronte al mondo che, ai loro occhi di
studiosi e di credenti, appariva e appare come l’opera buona di un Creatore sapiente
e amorevole!" Tra i grandi sulla scia di Alberto Magno il
Papa ha citato l’astrofisico Enrico Medi, del quale è aperta la causa di beatificazione.
Ma del religioso domenicano il Pontefice ha pure descritto la “straordinaria attività
di scrittore”, la consulenza offerta ai Papi, la capacità di esprimere alti concetti
in modo semplice e comprensibile nella predicazione - tanto che chi lo ascoltava veniva
conquistato dalla sua parola - e ancora il suo ministero di vescovo alla guida della
diocesi di Ratisbona - dove ha saputo portare pace e concordia - e inoltre il suo
impegno “per favorire l’unione tra la Chiesa latina e quella greca, dopo la separazione
del grande scisma d’Oriente del 1054”.
E non è da
dimenticare l’amicizia di Sant’Alberto con Tommaso d’Aquino: del noto teologo Alberto
è stato maestro, chiarendone il pensiero quando obiezioni e condanne ingiustificate
lo hanno oscurato. Pure del dialogo con Dio c’è da riflettere guardando alla vita
di Alberto Magno, soprattutto quello della gioventù, che lo ha aiutato a comprendere
la sua vocazione:
"Spesso, negli anni della giovinezza,
Dio ci parla e ci indica il progetto della nostra vita. Come per Alberto, anche per
tutti noi la preghiera personale nutrita dalla Parola del Signore, la frequentazione
dei Sacramenti e la guida spirituale di uomini illuminati sono i mezzi per scoprire
e seguire la voce di Dio". Ai pellegrini
presenti all’udienza, Benedetto XVI, infine, ha accennato della Solennità dell’Annunciazione
del Signore che la Chiesa celebra domani e formulando i saluti in polacco ha ricordato
che la Polonia, per l’occasione, dedica la giornata alla sacralità della vita, dono
da salvaguardare dal concepimento fino alla morte naturale.