2010-03-22 15:28:01

Lettera di Quaresima del vescovo di Cerignola per rinnovare il credo battesimale


L’acqua che disseta il cuore dalla sete di Dio, le lacrime di un cuore pentito e rinnovato dall’incontro con Lui. “Acqua e lacrime per un cuore nuovo” è il titolo della Lettera di Quaresima che mons. Felice di Molfetta, vescovo di Cerignola-Ascoli Satriano, ha indirizzato ai fedeli della sua diocesi. In questo periodo liturgico, scrive il presule, è importante “rinfrescare” la vita cristiana testimoniando la “felicità” che nasce dal credo battesimale. Federico Piana ha chiesto a mons. di Molfetta in cosa consista la riscoperta di questo Sacramento:RealAudioMP3

R. – Ritengo che il Sacramento del Battesimo sia purtroppo un sacramento dimenticato; il Battesimo è un evento che costituisce una lotta tra il bene e il male, tra la luce e le tenebre, che costituisce l’identità dell’uomo nuovo da vivere all’interno della storia concreta. Perciò, riscoprire e rivivere il Battesimo significa davvero cogliere la radice del nostro essere cristiani nella storia. E’ necessario ritornare in questo diluvio benefico dell’acqua battesimale e delle lacrime penitenziali, proprio perché ci sia un sussulto di vita all’interno delle famiglie, delle persone e della comunità credente o anche di coloro che, ricevendo il messaggio, potranno essere indotti anche loro a fare un pensiero in ordine alla Pasqua.

 
D. – Nel messaggio, lei scrive che oggi più che mai c’è bisogno di “esempi attraenti”. A quali esempi pensava quando ha scritto questa Lettera?

 
R. – A uomini e donne che, inseriti nella realtà della politica, inseriti nella realtà professionale, inseriti nel contesto sociale e soprattutto anche nel contesto della famiglia, dovrebbero dare un riferimento molto preciso in cui il cristianesimo non lo si proclama con le parole, ma con l’esistenza, lo si dovrebbe gridare con la nostra vita e con le nostre opere. Quindi, l’idea degli esempi attraenti nasce esattamente da questa realtà direi lievitante del cristiano all’interno della storia. In primis, è la realtà familiare che poi diventa capace di dilatarsi nelle altre attività lavorative, educative e mi pare che sia proprio questo lo spirito di tali esempi per i piccoli, che apprendono in casa a vivere il tempo della Quaresima, sentendo anche loro la gioia di prepararsi alla Santa Pasqua.

 
D. – Nel suo messaggio c’è un altro particolare molto bello e molto toccante, che riguarda il Sacramento della Penitenza. Lei dice: “E’ sempre molto doloroso aprire il nostro cuore ad un uomo come noi!”. Che si può dire a queste persone perché aprano il loro cuore nel confessionale?

 
R. – Credo che anzitutto qui ci dovrebbe essere un’azione – direi – pedagogica, educativa ed evangelizzatrice da parte di noi sacerdoti, nell’atto di riscoprire questo dono a noi affidato; anzitutto, essendo noi stessi sempre a disposizione dell’accoglienza di coloro che a volte, se vedono un sacerdote presente nel confessionale, possono anche essere richiamati da quella sua presenza a dire le proprie miserie. Certo, è stato sempre molto difficile aprire il proprio cuore, ma anche qui il problema va visto in maniera molto più ampia. Una formazione ed una vita segnate dalla fede ci portano ad accostarci ai Testi Sacri e laddove risuona la Parola di Dio non è per tagliarci le gambe e debilitarci, ma è sempre per darci coraggio e fiducia! (Montaggio a cura di Maria Brigini)







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