La Lettera del Papa ai cattolici d'Irlanda: la riflessione del vescovo di Como
e del presidente di Azione Cattolica
Un documento che, nel dolore, apre alla speranza. E’ sempre in primo piano, a livello
internazionale, la Lettera indirizzata dal Papa ai cattolici dell'Irlanda sullo scandalo
degli abusi su minori nella Chiesa. Dal canto suo, il cancelliere tedesco, Angela
Merkel, ha accolto con favore la Lettera del Papa, secondo quanto reso noto dal suo
portavoce. Giustizia e misericordia sono le parole chiave del documento pontificio.
Lo sottolinea il vescovo di Como, mons. Diego Coletti, intervistato da Luca
Collodi:
R. – Il tono
della Lettera è certamente molto forte, anche in riferimento alla gravità di tante
situazioni che, tuttavia, non devono farci dimenticare che lo sfondo generale delle
nostre comunità cristiane e anche dei nostri preti è uno sfondo molto sano. Qui si
tratta di delitti gravissimi e particolarmente odiosi, soprattutto a livello di vittime
innocenti, per le quali Gesù ha usato toni fortissimi anche nel Vangelo. D.
– Il Papa, rivolgendosi ai sacerdoti colpevoli di questi crimini, li esorta a riconoscere
apertamente la colpa e a sottomettersi alle esigenze della giustizia… R.
– Appunto. Senza dimenticare lo sfondo dell’infinita misericordia di Dio, dobbiamo
ricordare che chi si ritrova colpevole di azioni particolarmente odiose ed efferate
deve assumersi la responsabilità di un riconoscimento sincero, di una richiesta di
perdono in tutte le direzioni, di un risarcimento del male che si è fatto e di personale
penitenza, anche in riferimento alle leggi dello Stato che sanzionano le conseguenze
penali rispetto a determinati comportamenti. D. – L’attenzione,
nei giorni scorsi, del dibattito pubblico su questi temi, si è concentrata sull’ingresso
dei giovani all’interno dei seminari. Si possono evitare casi di questo tipo a partire
da una scelta precisa di ingresso in seminario? Tra l’altro è un tema che anche lo
stesso Benedetto XVI tratta in questa Lettera… R. – Nei seminari
milanesi, nei quali ho fatto prima l’insegnante e poi il rettore per 11 anni, ho trovato
una tradizione da questo punto di vista molto seria, molto rigorosa. Si chiedeva agli
alunni, con pieno rispetto dell’intimità delle persone che venivano guidate dalla
direzione spirituale, dalla Confessione e dalla predicazione generale, una verifica
ed un controllo molto serio e molto responsabilizzato della loro maturità affettiva,
della loro capacità di resistere a pressioni e a situazioni che si sono poi andate
certamente aggravando. Penso che il Papa, nella Lettera, si riferisca anche a questo
quando dice che si tratta di un ambiente degradato in maniera generale e che quindi
a maggior ragione i seminari devono alzare le difese e creare dei percorsi educativi
che siano adatti alla situazione di oggi, per formare uomini sereni e liberi nella
gestione della loro affettività. Uomini capaci di evitare in maniera assoluta queste
involuzioni e deviazioni che non è sempre possibile prevedere ma che in tanti casi
vanno almeno intraviste dal punto di vista della fragilità o della minore consistenza
della persona. Vicinanza alle vittime e condanna degli abusi viene anche espressa
dall’Azione Cattolica Italiana. Al tempo stesso, l'associazione stigmatizza quei tentativi
di strumentalizzare la vicenda per attaccare il Papa e la Chiesa nella sua totalità,
disconoscendo la realtà dei fatti. Al microfono di Alessandro Gisotti, il commento
del presidente di Azione Cattolica, Franco Miano:
R. – Il
Santo Padre ci richiama agli elementi essenziali della nostra fede, che non sono separati
da questa drammatica questione della pedofilia, perché attraverso gli elementi essenziali
della nostra fede noi da un lato ci mettiamo in contatto con il Signore e, dunque,
con l’idea della giustizia di Dio, la quale non ci consente di nascondere nulla. La
presa di posizione del Papa è in questa linea. Però, una giustizia che non si separa
mai dalla misericordia, anche nelle situazioni più gravi e più critiche. D.
– Ecco, dunque, accanto alla denuncia fortissima, inequivocabile, Azione Cattolica
sottolinea che non si può cancellare tutto il bene che i sacerdoti, la stragrande
maggioranza di loro, compie ogni giorno... R. – Riteniamo che
sia questa una puntualizzazione necessaria. Il male, pur presente nell’esperienza
triste e tutta da condannare, non oscura il bene che è moltissimo, che i sacerdoti
compiono a sostegno della vita di tanti giovani, di tanti ragazzi, di tante persone.
E non possiamo non esprimere la nostra gratitudine per il loro ministero svolto in
mezzo a noi e anche per noi, che è sempre un ministero di sostegno alla crescita libera
delle persone, alla crescita responsabile delle persone, e questo sostegno, che è
fondamentale, che è stato ed è fondamentale anche per la storia del nostro Paese,
non solo per la vicenda della nostra Chiesa, è un sostegno che va riconosciuto. D.
– C’è chi strumentalizzando questa dolorosa vicenda coglie l’occasione per una campagna
anticattolica che quasi sembra volta a cancellare duemila anni di storia, il patrimonio,
i valori... R. – Sicuramente è triste vedere come da alcune
vicende si colga l’occasione per riflessioni ingiustificate di un respiro così ampio.
Riflessioni ingiustificate da un punto di vista storico, ingiustificate da un punto
di vista proprio della realtà anche dei fatti ultimi e ingiustificate anche rispetto
al senso stesso, vivo, concreto ed attuale, non solo passato, del contributo che la
Chiesa dà alla promozione dell’uomo, in ogni senso. Noi, come Azione Cattolica, vorremmo
testimoniare invece il grande bene di questa relazione tra laici e sacerdoti, che
la nostra esperienza ci porta a cogliere e a vivere partendo dai ragazzi. Non possiamo
che rifiutare con forza ogni tentativo di strumentalizzazione.