Giornata mondiale dell'Acqua, bene negato a 3 miliardi di persone
''Acqua pulita per un mondo sano'': e' questo lo slogan dell'edizione 2010 della Giornata
mondiale dell’Acqua che si celebra oggi. La Giornata è stata indetta dall’Onu nel
1992 per difendere e tutelare quello che è un bene troppo spesso negato. Secondo dati
resi noti dalle Nazioni Unite, circa 3 miliardi di persone, tra cui 980 milioni di
bambini, sono vittime di malattie causate da acqua inquinata. Per il segretario dell’Onu
Ban Ki-moon queste morti costituiscono un affronto per l'intera umanità. Su questi
dati sentiamo il commento di Rosario Lembo, segretario del comitato italiano
del contratto mondiale per l’Acqua, al microfono di Cecilia Seppia:
R. – Le Nazioni
Unite quest’anno vogliono mettere in primo piano l’attenzione sul tema della qualità
dell’acqua, indispensabile per la salute e il benessere dell’intera umanità. In buona
parte dei Paesi africani non esistono servizi igienici, latrine, servizi pubblici.
Indubbiamente c’è una responsabilità anche nei comportamenti di queste popolazioni,
però la responsabilità maggiore è la nostra, in quanto Paesi occidentali, sia attraverso
interventi di cooperazione sia attraverso tutti gli obiettivi che le Nazioni Unite
si sono dati con i famosi “Decenni per l’Acqua”, che non hanno messo a disposizione
le risorse finanziarie necessarie per garantire una buona qualità della vita. D.
– Da un lato un accesso negato e dall’altro anche uno spreco eccessivo di questo bene… R.
– Non è pensabile che al ciclo naturale dell’acqua l’uomo possa sostituire un ciclo
industriale, pensando di poter gestire questa risorsa solo con una logica produttiva,
di consumo e di sfruttamento, senza preoccuparsi di rispettare il rapporto con la
natura. Consumiamo molta più acqua di quanto il ciclo naturale ne metta a disposizione.
Piuttosto che privilegiare l’uso umano, puntiamo ad utilizzare quest’importante risorsa
come una risorsa energetica alternativa. D. – Scopo di questa
giornata è anche proporre delle attività concrete, trovare soluzioni per ovviare a
questi problemi. Cosa si può fare concretamente? R. – Bisogna
ritornare a produrre cibo ma per usi di sicurezza alimentare di queste popolazioni
e non per l’esportazione. Bisogna ritornare a salvaguardare i fiumi e i laghi di questi
Paesi non per coltivare fiori o ciò che va verso i mercati occidentali ma per soddisfare
prioritariamente i bisogni delle popolazioni locali. C’è bisogno che l’acqua torni
ad essere un bene condiviso da tutti e che intorno all’acqua si fissino delle nuove
regole del vivere e dello stare insieme. D. – Secondo lei la
soluzione, come alcuni sostengono, è nella privatizzazione dell’acqua? R.
– L’approccio della privatizzazione che è stato adottato da alcune agenzie delle stesse
Nazioni Unite - ricordiamo che è una proposta della Banca Mondiale, attraverso la
quale si pensava di poter garantire entro il 2015 l’accesso all’acqua potabile a tutti
i cittadini del pianeta Terra – purtroppo si è dimostrato fallimentare. E’ possibile
fare gli investimenti, è possibile realizzare gli acquedotti e questo i privati sono
in grado di poterlo fare molto rapidamente se qualcuno gli mette a disposizione delle
risorse di carattere finanziario. Questo è il problema di garantire l’accesso all’acqua.
Si accede a questo servizio soltanto nella misura in cui si ha il potere d’acquisto
di pagare il prezzo dell’acqua, la tariffa dell’acqua. In molti Paesi africani e latinoamericani
i processi di privatizzazione hanno realizzato grandi opere infrastrutturali, ma poi
i cittadini non hanno accesso all’acqua potabile perché non hanno i soldi per poter
pagare la bolletta dell’acqua. Un bene fondamentale alla vita del
pianeta dunque, ma troppo spesso oggetto di logiche di profitto, che danneggiano i
più poveri. E' quanto sottolinea al microfono di Luca Collodi, padre Alex
Zanotelli, missionario comboniano, membro del Forum Italiano dei Movimenti per
l’Acqua:
R. – L’acqua
è la madre di tutto, la vita nasce dall’acqua. L’acqua è il bene supremo che abbiamo.
E’ possibile che la finanza ha già capito che non è più l’oro nero, il petrolio, il
vero bene ma è l’acqua. Hanno già spostato i capitali sull’acqua e noi cittadini stiamo
cedendo il bene supremo che abbiamo alle forze finanziarie? Alla fine chi la pagherà,
le classi deboli? Se oggi abbiamo 50 milioni di morti di fame, domani avremo 100 milioni
di morti di sete. Questa è la tragedia. Ecco perché è così vitale e fondamentale il
problema dell’acqua. D. – Tra l’altro l’acqua rischia purtroppo
di essere, o spesso già lo è, occasione di guerra. Penso all’Africa, ad alcuni Paesi
dell’Asia. Quindi è un bene sul quale vale la pena fare una riflessione molto attenta… R.
– Molto attenta. A questo riguardo, basterebbe pensare che i due Paesi che saranno
più toccati dal surriscaldamento – quindi perdita di ghiacciai e di fonti idriche
– saranno gli Stati Uniti e la Cina. Se si fanno le guerre per il petrolio, immaginiamo
domani cosa faranno per l’acqua. Oggi tante delle guerre in atto sono già per l’acqua,
basterebbe pensare a Israele, al Medio Oriente sull’Eufrate; ci sono già guerre dell’acqua.
(Montaggio a cura di Maria Brigini)