Francia: dopo la sconfitta alle regionali, Sarkozy verso il rimpasto di governo
Elezioni regionali ieri in Francia. Il secondo turno ha visto trionfare la Sinistra
con il 53,85%, contro il 35,53% ottenuto dal partito di governo (Ump) del presidente
Nicolas Sarkozy. Buon risultato anche per il Fronte nazionale di estrema destra di
Jean-Marie Le Pen, che ha superato il 9% dei consensi. Dall'Eliseo già nella notte
è giunto un messaggio chiaro: “Il presidente - si legge in un comunicato – è deciso
ad ascoltare il segnale arrivato dalle urne”. A questo punto si profila un rimpasto
tecnico del governo di Francois Fillon, che questa mattina ha incontrato il presidente.
Ma come si è giunti a questo risultato, in realtà largamente annunciato? Salvatore
Sabatino lo ha chiesto a Domenico Quirico, corrispondente da Parigi per il quotidiano
"La Stampa": R. – C’è un
problema generale di rapporto tra Sarkozy e i francesi. I francesi l’avevano votato
con un plebiscito alle elezioni presidenziali e progressivamente si sono accorti che
tutte le sue promesse e il suo modo di governare non è quello che si erano aspettati. D.
– Molti francesi gli rimproverano anche di avere concentrato troppo il potere nelle
sue mani. Ci sarà un cambiamento nella politica futura di Sarkozy? R.
– Questo non credo. Un Sarkozy meno onnipresente è una contraddizione in termini,
non potrebbe esistere. All’interno del partito di centro-destra però cominciano a
nascere sempre più forti delle voci di dissenso e – pericolo ancora maggiore per il
presidente – potrebbero nascere degli oppositori, che puntano ad essere presenti alle
elezioni presidenziali 2012. D. – Ma la sinistra saprà approfittare
di questo vantaggio per le presidenziali del 2012? E Sarkozy quali carte giocherà
per riconquistare la fiducia dei francesi? R. – Sarkozy si trova
sostanzialmente in una posizione molto complicata, perché i mezzi attraverso cui una
politica di grandi riforme poteva essere attuata non esistono: la Francia è in un
momento economico di grande debolezza, lo Stato è fortemente indebitato e la disoccupazione
è oltre il 10 per cento. Sostanzialmente i suoi margini di manovra sono molto bassi,
ma soprattutto dovrà scegliere con che immagine affrontare i due anni e mezzo di questa
lunghissima campagna elettorale che precede le presidenziali. A sinistra, io sono
francamente molto, molto prudente nel definire che sia nato qualcosa di veramente
e sostanzialmente nuovo rispetto ai mali storici della sinistra francese. Il problema
è il suo rinnovamento: è un partito vecchio, arcaico nell’ideologia, nel modo di affrontare
la realtà. Questo non è sostanzialmente risolto e non si vive, credo, soprattutto
nei confronti di un’elezione presidenziale, semplicemente degli errori dell’avversario.